Non solo ospitalità

Se in questo anno pastorale appena iniziato vorremo riflettere sul posto della nostra comunità parrocchiale di Santo Stefano all’interno della città di Sesto san Giovanni, non potremmo farlo senza considerare l’impatto che il fenomeno dei rifugiati determina su di essa. La questione è seria e rappresenta un nervo scoperto per l’Italia e per l’Europa tutta e per questo non ci è lecito trattarla a colpi di slogan da bar. Non voglio entrare nella polemica relativa ai criteri di distribuzione sui territori di quanti arrivano nel nostro Paese alla ricerca di condizioni di vita più umane, così come non è questo il luogo per disquisire sui motivi che spingono queste masse di persone a lasciare le proprie terre di origine. Non intendo nemmeno cimentarmi sul tema delle politiche di contrasto del fenomeno. Penso però che come cittadini e come cristiani siamo interpellati dal dato di fatto rappresentato da una presenza che va affrontata e gestita in modo sapiente, sia per motivi umanitari, sia per garantire sicurezza ai cittadini italiani.

Non solo ospitalità

Se in questo anno pastorale appena iniziato vorremo riflettere sul posto della nostra comunità parrocchiale di Santo Stefano all’interno della città di Sesto san Giovanni, non potremmo farlo senza considerare l’impatto che il fenomeno dei rifugiati determina su di essa. La questione è seria e rappresenta un nervo scoperto per l’Italia e per l’Europa tutta e per questo non ci è lecito trattarla a colpi di slogan da bar. Non voglio entrare nella polemica relativa ai criteri di distribuzione sui territori di quanti arrivano nel nostro Paese alla ricerca di condizioni di vita più umane, così come non è questo il luogo per disquisire sui motivi che spingono queste masse di persone a lasciare le proprie terre di origine. Non intendo nemmeno cimentarmi sul tema delle politiche di contrasto del fenomeno. Penso però che come cittadini e come cristiani siamo interpellati dal dato di fatto rappresentato da una presenza che va affrontata e gestita in modo sapiente, sia per motivi umanitari, sia per garantire sicurezza ai cittadini italiani. Nel Messaggio per la Giornata mondiale dei migranti del 2016, papa Francesco così scriveva: «I flussi migratori sono ormai una realtà strutturale e la prima questione che si impone riguarda il superamento della fase di emergenza per dare spazio a programmi che tengano conto delle cause delle migrazioni, dei cambiamenti che si producono e delle conseguenze che imprimono volti nuovi alle società e ai popoli. Ogni giorno, però, le storie drammatiche di milioni di uomini e donne interpellano la Comunità internazionale, di fronte all’insorgere di inaccettabili crisi umanitarie in molte zone del mondo. L’indifferenza e il silenzio aprono la strada alla complicità quando assistiamo come spettatori alle morti per soffocamento, stenti, violenze e naufragi. Di grandi o piccole dimensioni, sono sempre tragedie quando si perde anche una sola vita umana».

La nostra Parrocchia, già da anni, si è fatta protagonista su questo fronte, sia attraverso l’attività della Caritas parrocchiale e della san Vincenzo, sia mettendo a disposizione due appartamenti che hanno preso il nome di Casa Assunta e Casa Mirella, dove italiani e stranieri in difficoltà, vengono ospitati ed avviati a percorsi di emancipazione. Dallo scorso mese di marzo – come molti sanno – abbiamo ospitato in quello che fu l’appartamento di don Stefano Croci ed è diventato quello di don Luigi Perego – una famiglia di egiziani con tre bambini piccoli, messi sulla strada da un connazionale che in un primo momento li aveva accolti a casa sua. Questa famiglia ora è alloggiata – fino al mese di novembre – in un piccolo appartamento di proprietà della Parrocchia, in via Giovanna d’Arco che abbiamo potuto ristrutturare e rendere abitabile grazie al contributo economico di Caritas Ambrosiana. Da novembre in avanti questo appartamento sarà messo a disposizione della cooperativa Farsi Prossimo (del circuito di Caritas Ambrosiana) per ospitare una famiglia o comunque un piccolo numero di profughi, all’interno del progetto di “accoglienza diffusa” che la nostra Diocesi sta sostenendo da tempo, in collaborazione con le Prefetture dei nostri territori.

È nostra intenzione non accontentarci di un’operazione di accoglienza. Vorremmo che questa presenza diventi un’occasione di coinvolgimento più ampio di tutta la comunità. Ad esempio, attraverso la disponibilità ad un volontariato di prossimità, fatto di vicinanza ed accompagnamento, visto che il nostro obiettivo è aiutare quanti di questi profughi verranno riconosciuti in diritto di rimanere nei nostri territori a farlo nel miglior modo possibile: imparando la nostra lingua, interiorizzando le nostre regole di convivenza civile, contribuendo al benessere del Paese che li ha accolti.

Ugualmente ritengo decisivo che questa ospitalità diventi per tutti i parrocchiani, e non solo, l’occasione per allargare il proprio orizzonte di conoscenza: da dove vengono queste persone, che cosa si spettano di trovare, da che cosa fuggono? La promozione di momenti di formazione finalizzati a riflettere sulle cause del fenomeno migratorio e sulle strategie per affrontarlo in modo saggio sarà un modo per sconfiggere la comprensibile paura dei nostri concittadini e per coinvolgerli in un processo di integrazione capace di garantire un domani più sicuro e sereno per tutti.

 

Don Roberto Davanzo

Potresti leggere anche: