Maggio, mese di Maria madre e discepola

Il mese di maggio è tradizionalmente dedicato a Maria, la Madre di Gesù il Messia, la prima dei nostri ad essersi fidata fino in fondo di quanto Dio aveva in mente di fare con lei, per il mondo intero. La prima dei nostri ad aver condiviso – dopo la sua morte – la condizione gloriosa del figlio risorto. Ancora una volta la onoreremo con la preghiera del rosario, recitato secondo il calendario che troviamo indicato in queste pagine, con diversi pellegrinaggi in luoghi che la ricordano e la celebrano. Ma in questo mese di maggio 2017 cadrà un anniversario particolare: il centenario delle visioni della Madonna a Fatima ...

Maggio, mese di Maria madre e discepola

Il mese di maggio è tradizionalmente dedicato a Maria, la Madre di Gesù il Messia, la prima dei nostri ad essersi fidata fino in fondo di quanto Dio aveva in mente di fare con lei, per il mondo intero. La prima dei nostri ad aver condiviso – dopo la sua morte – la condizione gloriosa del figlio risorto.

Ancora una volta la onoreremo con la preghiera del rosario, recitato secondo il calendario che troviamo indicato in queste pagine, con diversi pellegrinaggi in luoghi che la ricordano e la celebrano.

Ma in questo mese di maggio 2017 cadrà un anniversario particolare: il centenario delle visioni della Madonna a Fatima iniziate il 13 maggio del 1917 rivolte a tre pastorelli – Lucia, Francesco e Giacinta – ai quali la Madonna svelò messaggi rimasti segreti fino a che nel 2000 Giovanni Paolo II ne autorizzò la pubblicazione. Di questi eventi la nostra città potrà fare memoria grazie alla presenza – distribuita in varie parrocchie – di una statua della Madonna di Fatima che viene ospitata dalle comunità cristiane e che accoglieremo come Decanato tra domenica 21 e domenica 28 maggio. Si tratterà di un momento di grazia particolare che ci permetterà di fare memoria di come quell’evento ha raggiunto tante sofferenze e le ha consolate, ha provocato molti a conversione, ha continuato a dire la parola essenziale di Maria: “fate quello che Gesù vi dirà”.

La chiesa, lo sappiamo, quando arriva a riconoscere la straordinarietà di certi eventi, non per questo impone a tutti di credere a tali fatti miracolosi. Ma questo non ci esime dal lasciarci intrigare da questi episodi al fine di far maturare la nostra fede. Non dimentichiamo che non c’è devozione autentica a Maria che non conduca a Gesù: vissuta totalmente all’ombra di Gesù, Maria ne ha raccolto tutta la luce, a sua volta riflettendola. Dunque, di fronte al “mistero” di Fatima viene da chiedersi come è potuto accadere che il ‘mondo’ di Cristo glorificato – quello che riguarda la Madonna, gli angeli e i santi – si sia fatto prossimo alle coscienze di quei tre bambini che papa Francesco canonizzerà il prossimo 13 maggio? La risposta potrebbe andare nella direzione di riconoscere nei tre bambini un dono eccezionale ed un compito difficile: quello di essere portatori pur nei limiti della loro personalità di bambini, di un carisma profetico. Non dovevano svelare verità ulteriori rispetto alla rivelazione biblica che la chiesa da sempre trasmette ed interpreta. Le visioni che i pastorelli di Fatima ebbero erano piuttosto finalizzate ad edificare la chiesa, aiutandola a comprendere l’epoca che stava attraversando  e a vivere in quell’epoca la fedeltà al Vangelo.

Nessuna ricerca dello straordinario e del miracoloso dunque. Nessuna bramosia per chissà quali verità aggiuntive a quelle rivelate in pienezza da Gesù di Nazaret, quasi che quelle non siano sufficienti a nutrire la nostra vita e la nostra fede. Piuttosto, il desiderio di guardare a Maria come modello di ogni credente, persona precisa e singolare.

Vivere il mese di maggio – ed in particolare questo centenario delle visioni di Fatima – dovrà significare una ulteriore riscoperta di Maria, madre di Gesù, segnata nel suo modo di essere discepola e credente da questa singolare relazione con il Figlio di Dio che si è fatto uomo.

Guardare a lei per vedere riflesso nel suo volto il volto del figlio Gesù. Lei, donna del silenzio, cui i vangeli attribuiscono pochissime parole. Lei donna capace di un ascolto radicale di quella Paola che ancora oggi desidera trovare spazio e carne nella vita di ciascuno di noi, per esaltarla, per trasfigurarla.

Don Roberto davanzo

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