Mai da soli …

Inizia, in queste settimane, un nuovo anno pastorale che si offre a tutti noi come una ulteriore opportunità che la Provvidenza ci offre per crescere nella nostra fede e in umanità, nel nostro rapporto con il Signore e con quanti ci è dato di avere come compagni di cammino nei sentieri della vita. Ma il fatto che inizia un nuovo anno non significa che siamo all’anno zero e che dobbiamo ricominciare da capo. La nostra, come ogni altra Parrocchia, ha una storia su cui dobbiamo appoggiarci per individuare una o l'altra sottolineatura per meglio vivere la sequela al Vangelo, senza per questo azzerare o stravolgere quanto fatto fino a quel momento. L’anno appena trascorso ci ha visti rinnovare per due terzi le figure sacerdotali di riferimento (continua a leggere ...)

Mai da soli …

Inizia, in queste settimane, un nuovo anno pastorale che si offre a tutti noi come una ulteriore opportunità che la Provvidenza ci offre per crescere nella nostra fede e in umanità, nel nostro rapporto con il Signore e con quanti ci è dato di avere come compagni di cammino nei sentieri della vita.

Ma il fatto che inizia un nuovo anno non significa che siamo all’anno zero e che dobbiamo ricominciare da capo. La nostra, come ogni altra Parrocchia, ha una storia su cui dobbiamo appoggiarci per individuare una o l’altra sottolineatura per meglio vivere la sequela al Vangelo, senza per questo azzerare o stravolgere quanto fatto fino a quel momento.

L’anno appena trascorso ci ha visti rinnovare per due terzi le figure sacerdotali di riferimento. Abbiamo ricominciato a visitare – in vista del Natale – tutte le famiglie della Parrocchia. Abbiamo lanciato l’iniziativa dei “venerdì di Tabgha” come momento unitario di ascolto della Parola e di adorazione eucaristica. Siamo reduci da un pellegrinaggio in Terra Santa che ci ha permesso di radicare nella storia e nella geografia la nostra fede. Il tutto all’interno della cornice delle normali attività per adulti e giovani, culminate con l’Oratorio Estivo che ha visto circa 400 tra ragazzi ed educatori. E infine, pochissimi giorni fa abbiamo trascorso una giornata in ascolto e in preghiera presso la comunità di Bose per metterci in cammino nel nuovo anno.

Ora si tratta proporre un “passo avanti” sul piano spirituale e culturale che vorremmo riassumere nello slogan Mai da soli per ricordarci della necessità di colmare quel deficit comunitario nel modo di vivere la fede che negli ultimi decenni si è generato nell’esperienza di fede dei nostri territori e per richiamarci alla regola che dentro il cristianesimo non si è e non si agisce mai da soli.

Un “passo avanti” che ci aiuti a rinforzare la dimensione missionaria della fede e che potremmo tradurre con l’ansia per gli assenti. Guai accontentarci di quelli che già vengono, guai ignorare i tantissimi battezzati per i quali la fede non dice più nulla alla loro vita. In che modo declinare lo slogan della chiesa in uscita, in che modo valorizzare gli ambiti di incontro che già abbiamo a disposizione? Come approcciare le famiglie che ancora chiedono il battesimo perché si generi un legame che vada al di là della celebrazione del sacramento? Come rendere il corso fidanzati un luogo di riscoperta della comunità cristiana per chi l’ha abbandonata da anni?

Nel giugno del 2013 Papa Francesco così si espresse: «Nel Vangelo è bello quel brano che ci parla del pastore che, quando torna all’ovile, si accorge che manca una pecora, lascia le 99 e va a cercarla, a cercarne una. Ma, fratelli e sorelle, noi ne abbiamo una; ci mancano le 99! Dobbiamo uscire, dobbiamo andare da loro! Questa è una responsabilità grande, e dobbiamo chiedere al Signore la grazia della generosità e il coraggio e la pazienza per uscire, per uscire ad annunziare il Vangelo. Ah, questo è difficile. E’ più facile restare a casa, con quell’unica pecorella! E’ più facile con quella pecorella, pettinarla, accarezzarla… ma noi preti, anche voi cristiani, tutti: il Signore ci vuole pastori, non pettinatori di pecorelle; pastori!».

Le scelte e le proposte che formuleremo nei prossimi mesi cercheranno di essere la declinazione di queste prospettive che possiamo riassumere con le parole pronunciate dal nuovo Arcivescovo, Mons. Mario Delpini, in occasione della sua nomina: «La città metropolitana e la Diocesi devono interrogarsi su quale volto vorranno avere nel futuro: bisogna che io per primo e tutti gli altri impariamo ad ascoltare anche quelli che parlano lingue differenti e difficili da capire, perché nessuno si senta straniero e discriminato. Ho quindi bisogno che tutti gli uomini e le donne che abitano in diocesi, da qualunque parte del mondo provengano, qualunque lingua parlino, aiutino la Chiesa ambrosiana a essere creativa e ospitale, più povera e semplice, per essere più libera e lieta».

Sia questo l’impegno della comunità di Santo Stefano per il prossimo anno pastorale.

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