
Abbiamo ancora negli occhi e nel cuore le bellissime celebrazioni che hanno caratterizzato le festività natalizie appena trascorse. Abbiamo ripreso a cantare – dopo la pausa dell’avvento – “gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama”. Ma ancora questa pace che invochiamo dal cielo è ben lontana dall’essere cercata, desiderata, amata dagli uomini che pure sono oggetto dell’amore di Dio. E così, per la 51^ volta, il papa, il Vescovo di Roma, ha offerto alla chiesa e agli uomini di buona volontà uno straordinario atto di magistero attraverso il messaggio per la Giornata mondiale della pace che abbiamo celebrato lo scorso 1 gennaio. Il titolo recita così: “Migranti e rifugiati: uomini e donne in cerca di pace” e si apre con una fotografia del fenomeno migratorio costituito – a livello mondiale – da 250 milioni di migranti dei quali 22 milioni e mezzo sono rifugiati, accomunati da una medesima ricerca: quella di un luogo in cui vivere in pace. In questa fotografia emerge inoltre che le motivazioni di queste migrazioni risiedono in “conflitti armati e altre forme di violenza organizzata”, come anche nel “desiderio di una vita migliore unito al tentativo di lasciarsi alle spalle la disperazione di un futuro impossibile da costruire”.
A questo punto la riflessione si articola attorno a quattro verbi che il papa indica come strategici ai fini di un autentico processo di pace: accogliere, proteggere, promuovere, integrare. Li vediamo in modo puramente evocativo, riservandoci altri momenti in cui ritornarci per un approfondimento più puntuale.
Accogliere: ossia allargare le possibilità di un ingresso legale, evitando respingimenti tanto inefficaci quanto crudeli verso luoghi dove li aspettano persecuzioni e violenze. La Scrittura ci ricorda: «Non dimenticate l’ospitalità; alcuni, praticandola, hanno accolto degli angeli senza saperlo».
Proteggere: ossia tutelare la dignità di quanti sfuggono da un pericolo reale, di impedire il loro sfruttamento, in particolare rispetto alle donne e ai bambini. Dio non discrimina: «Il Signore protegge lo straniero, egli sostiene l’orfano e la vedova».
Promuovere: ossia offrire a migranti e rifugiati di poter accedere ad adeguati livelli di istruzione perchè vivano uno sviluppo umano integrale. La Bibbia insegna che Dio «ama lo straniero e gli dà pane e vestito»; perciò esorta: «Amate dunque lo straniero, poiché anche voi foste stranieri nel paese d’Egitto».
Integrare: ossia permettere a rifugiati e migranti di partecipare pienamente alla vita della società che li accoglie nella logica di un reciproco arricchimento. Come scrive San Paolo: «Così dunque voi non siete più stranieri né ospiti, ma siete concittadini dei santi e familiari di Dio».
Vangelo e ragionevolezza indicavo nel titolo di questo editoriale. Sono i due pilastri su cui un cristiano deve appoggiare ogni proposta di soluzione a qualsiasi problema si dovesse trovare ad affrontare. Contro ogni semplificazione elettorale, contro ogni slogan che annulla la complessità dei problemi e illude i cittadini, contro ogni strategia atta a diffondere paura e ad enfatizzare i rischi per la sicurezza nazionale. Questo atto di magistero manifesta una saggia lungimiranza e l’amore vero per l’edificazione di una società pacificata per tutti.