Spiritualità e politica

Questo numero del Notiziario esce nello stesso giorno in cui il nostro Paese e la nostra Regione sono chiamati a rinnovare i rispettivi governi e organi di rappresentanza. Al termine di una campagna elettorale segnata anche da inaccettabili violenze, penso opportuno offrire qualche spunto di riflessione postuma che, mi auguro, possa contribuire a far maturare il senso e la qualità dell’impegno politico di quanti si riconoscono nel Vangelo di Gesù. Mentre scrivo non so ovviamente quali saranno i risultati delle consultazioni elettorali, così come non conosco la percentuale dei votanti, o meglio quella degli astenuti. Ma proprio il timore di dovere assistere (continua...)

Spiritualità e politica

Questo numero del Notiziario esce nello stesso giorno in cui il nostro Paese e la nostra Regione sono chiamati a rinnovare i rispettivi governi e organi di rappresentanza. Al termine di una campagna elettorale segnata anche da inaccettabili violenze, penso opportuno offrire qualche spunto di riflessione postuma che, mi auguro, possa contribuire a far maturare il senso e la qualità dell’impegno politico di quanti si riconoscono nel Vangelo di Gesù. Mentre scrivo non so ovviamente quali saranno i risultati delle consultazioni elettorali, così come non conosco la percentuale dei votanti, o meglio quella degli astenuti. Ma proprio il timore di dovere assistere ad un significativo aumento di quanti non intendono partecipare al voto impone una riflessione circa i passi da compiere per invertire la tendenza ad una sempre più crescente disaffezione al gioco democratico.
E uno di questi passi è certamente il recupero di una dimensione spirituale, cioè di uno spazio riconosciuto da ogni persona alle questioni del senso, inteso come direzione, significato e gusto, come passione per l’umano, come ricerca di ciò che è al centro dell’esistenza umana, come perseguimento del bene comune, del servizio agli altri, della giustizia e dell’amore.
Una spiritualità che incontri e animi la politica non può che ispirare una “politica dei volti”, una politica sensibile al mondo della sofferenza che talvolta non ha nemmeno una parola per difendersi ed esprimersi.
Parlare di spiritualità e politica significa parlare di vita interiore. Dag Hammarrskjöld, Segretario generale dell’ONU, Premio Nobel per la pace nel 1961, scriveva: “Le domande che sono alla base della vita spirituale non sono affare privato, ma possono e anzi debbono alimentare un impegno pubblico”. Ne viene che la coltivazione e la custodia dell’interiorità sono operazioni necessarie ad ogni uomo e in particolare a chi si dedica interamente alla politica. Un’interiorità coltivata è alla base del pensiero critico, della capacità di arrivare ad una conoscenza adeguata e a farsi un’opinione, è alla radice di relazioni sociali vitali.
Solo chi coltiva un adeguato spazio interiore diventa capace di dire dei ‘no’, di immaginare e pensare qualcosa di alternativo allo stato delle cose. E la politica deve sempre essere saggia e illuminata proposta di cambiamento. E allora mi sento di rilanciare quanto scrivevo negli orientamenti pastorali di questo anno pastorale 2017-2018. In quella sede auspicavo di « mettere a tema la programmazione di momenti di riflessione e confronto capaci di mostrare come l’unità dei cattolici sul piano valoriale possa convivere con scelte politiche e partitiche differenti. Momenti nei quali a ciascuno sia chiesto di “rendere ragione” della propria scelta in riferimento al dettato evangelico ». Sarebbe interessante accogliere la proposta della nostra Diocesi perchè si organizzino anche nel nostro Decanato di Sesto – come peraltro già avviene in quello di Cinisello e di Cologno M.se – incontri di spiritualità per persone impegnate nelle realtà politiche e sociali, allo scopo di mettersi in ascolto della stessa Parola di Dio e farla reagire col proprio vissuto.
La posta in gioco è altissima. C’è di mezzo la qualità della nostra democrazia cui i discepoli di Gesù sono chiamati a offrire quel contributo straordinario che viene dalla nostra fede. Sempre Dag Hammarrskjöld dichiarava di avere trovato, grazie ai mistici medievali, “nell’ ‘onestà della mente’ e nell’interiorità’ la forza di dire sì ad ogni richiesta che i bisogni del prossimo mette davanti a noi”.

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