
Cammini di Pastorale Giovanile
L’incontro che cambia la vita, oggi come duemila anni fa. Quello con il Signore, del quale si ricorda persino l’ora precisa in cui è avvenuto, come accadde a Giovanni che, nel primo capitolo del suo Vangelo, narra che “erano circa le quattro del pomeriggio”. Una notazione apparentemente marginale, ma che rivela il senso di qualcosa che è, insieme, quotidiano e unico.
Questo è il significato a cui vuole alludere la proposta dei cammini di Pastorale Giovanile per i ragazzi e i giovani della nostra comunità: il riuscire a far percepire loro che vita e fede non sono due cammini paralleli o addirittura contrapposti, ma che fanno parte della medesimo punto di vista attraverso il quale guardare il mondo; e che la fede cristiana non è solamente cultura, tradizione, teologia ma ben altro. Il cristianesimo è quel “ciò” che fa diventare realtà viva la tradizione, che fa diventare vivente ciò che è passato, che fa diventare vivente il pensiero, la parola, l’idea, i valori.
A chi è rivolta una proposta del genere?
A ragazzi normali che hanno l’ardire di voler mettersi in cammino, come i primi seguaci che magari sapevano poco di Gesù, ma lo hanno seguito. Il nostro Arcivescovo M. Delpini, qualche sera fa in Duomo, durante la celebrazione della Redditio Symboli incoraggiava con queste parole i ragazzi e i giovani nel volere essere ricercatori delle tracce di Dio in questo nostro tempo: «Mentre rivolgo lo sguardo sui ragazzi e le ragazze che sono qui, sono indotto a riconoscere che, come mi immagino, siate venuti in Duomo perché qualcuno vi ha dato l’indicazione. Non è questo il primo passo? Già avete trovato qualcuno in cui ponete fiducia, per esempio un prete, una consacrata, un educatore». Dal dialogo tra il Signore – “Che cosa cercate?” – e i discepoli – “Rabbì, dove dimori?” – nasce un ulteriore passo indicato alla Chiesa in cammino che siamo tutti noi. «In questo dialogo la gente che segue arriva a chiarire a se stessa l’intuizione della speranza, l’aspettativa di una direzione e la disponibilità a una proposta. Questa è l’ora, questo è il tempo. Anche noi possiamo sperimentare la grazia di una chiarezza su quello che cerchiamo e la grazia che ci fa raccogliere l’invito a trovare una dimora. E’ quello che si chiama, che si può cominciare a chiamare “fede”. Non abbiamo capito tutto di noi stessi e della nostra vita, di Gesù e della nostra fede, ma quello che abbiamo sperimentato finora può bastare per avere qualche cosa da dire ai nostri fratelli e sorelle. Può bastare per ritenere che Gesù meriti di essere conosciuto e che valga la pena di dimorare con lui».
Ti aspettiamo in oratorio!
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