
E’ questo il ritornello che scandisce le diverse strofe su cui è costruita la bella preghiera dell’Arcivescovo Mario stampata sul retro dell’immaginetta che stiamo portando in tutte le famiglie della nostra parrocchia come augurio di buon Natale.
Una visita che vuole riecheggiare ed evocare quella che il Padre del cielo ha attuato con la nascita del suo Figlio Gesù. Nella benedizione che noi portiamo non c’è nulla di magico, semmai la premura di una comunità parrocchiale nei confronti di tutti gli abitanti del suo territorio. E sentiamo di doverlo fare convinti che la fede nel Gesù nato a Betlemme ci impone di dirlo a tutti, anche ai più distratti e superficiali. C’è un Dio che ha a cuore le vicende degli uomini, specie di quelli più curvati e scoraggiati, ma che può dimostrarlo grazie ad altri uomini e donne che si sono così innamorati di Lui da non poter fare a meno di inventarle tutte, purché tutti lo sappiano.
Riascoltiamola allora questa preghiera e impariamola un po’ a memoria.
Padre nostro, che sei nei cieli,
benedici questa casa e quanti vi abitano!
Infondi in ciascuno la tua gioia,
perché anche da questa casa si diffonda una piccola luce
e tutti quelli che amiamo ne ricevano consolazione,
perché viene il tuo Regno, viene Gesù.
Conforta le nostre tristezze,
asciuga le nostre lacrime,
abita le nostre solitudini,
perché viene il tuo Regno, viene Gesù.
Vieni in aiuto alle nostre debolezze,
incoraggia la nostra risposta alla tua vocazione,
sostieni la nostra perseveranza,
perché viene il tuo Regno, viene Gesù. Amen!
La prima strofa gioca su una benedizione che renda quella casa, quella famiglia, una piccola ma significativa fonte di luce per quanti si amano, per quanti si hanno a cuore. È la sconfitta di ogni ripiegamento individualistico, di ogni religione che mi illude di potere ridurre il rapporto con Dio a qualcosa di chiuso nel quale gli altri non entrano. Da quando è venuto il Regno di Dio, da quando Gesù è entrato nella storia, la qualità del rapporto con questo Dio passa attraverso la qualità delle relazioni che sapremo instaurare, dei legami che vorremo accendere. Si benedice questa famiglia perché diventi un po’ benedizione per quanti abitano attorno ad essa, come accadde ad Abramo che fu chiamato da Dio perché attraverso di lui la benedizione si riversasse su tutti i popoli della terra (cfr. Gen 12).
La seconda strofa raccoglie le aspirazioni più belle e più umane che si possa immaginare con tre verbi carichi di significato: confortare (le tristezze), asciugare (le lacrime), abitare (le solitudini). Mi piace questa preghiera di benedizione perché parla il linguaggio umano che può essere compreso da chiunque, a prescindere dalla santità o dalla fede di chi ascolta. Invita ad una decisione buona, a riprendere con coraggio le cose lasciate incompiute, a ricostruire i rapporti che si sono raffreddati o spezzati. Ma tutto questo non come auspicio generico, bensì come conseguenza che il Regno di Dio è venuto da quando è venuto Gesù.
Con la terza strofa si chiede il sostegno nella debolezza, il desiderio di obbedire alla vocazione che Dio ha su ciascuno di noi, la perseveranza nel bene. E questo dice che con le benedizioni natalizie non invochiamo interventi prodigiosi, bensì ci dichiariamo disponibili a scelte possibili, a gesti minimi che facciano risplendere la vita, in ogni casa, in ogni famiglia. Perché viene il tuo Regno, viene Gesù!