
Responsabili di un creato affidatoci da Dio per essere “coltivato e custodito”
Non saremo solo noi umani a risorgere. Quando la Scrittura parla di “nuovi cieli e nuova terra” ci consente di immaginare che anche le cose, gli animali, le piante, il creato, … beneficeranno della sconfitta della morte scaturita dalla croce di Cristo. È a partire da questa convinzione di fede che ai credenti in Cristo Signore è richiesto di imparare a rapportarsi in modo nuovo non solo nei confronti dei loro fratelli uomini, ma anche verso il cosmo, la natura, l’ambiente. Non siamo chiamati a combattere solo contro il male che colpisce uomini e donne, ma anche contro quel dissennato sfruttamento delle risorse ambientali che sta generando inquietanti cambiamenti climatici. Che sono alla radice di fenomeni di desertificazione, di indebolimento delle risorse idriche, di inquinamento, … che generano morte, conflitti, migrazioni.
In questo senso non possiamo che salutare positivamente l’entusiasmo con cui milioni di giovani in tutto il mondo stanno aderendo agli appelli della sedicenne svedese Greta Thunberg ideatrice dei “venerdì per il futuro” e che ha lanciato lo scorso 15 marzo il primo sciopero scolastico mondiale per il clima. I giovani hanno enormemente ragione, perché sono in gioco gravi ricadute sul loro futuro, che si manifesteranno quando essi saranno adulti e avranno a loro volta figli. La terra che sto usando non l’ho ereditata dei miei genitori, mi è stata data in prestito dai miei figli, dice un saggio proverbio cinese.
Ben venga dunque questo inatteso protagonismo giovanile su tematiche così spesso prese sotto gamba dai grandi decisori politici ed economici, specie dopo che il presidente Trump ha sdoganato un atteggiamento “negazionista” arrivando ad irridere gli appelli dei più grandi climatologi mondiali. Ben venga, ma a tre condizioni: che non si tratti di un fuoco di paglia, giusto per avere una scusa per bigiare qualche giorno di scuola; che i politici non si buttino a pesce su queste istanze strumentalizzandole perché nulla cambi. Infine, che dal mondo giovanile venga la coscienza – da trasmettere anche a noi adulti – che questo impegno, per essere efficace, chiederà un prezzo salato in termini di cambiamento delle nostre abitudini alimentari, dei nostri stili di vita, della nostra concezione della mobilità.
In tutto questo il mondo cattolico ha una grande responsabilità. Sia perché la Rivelazione tanto ci rende responsabili di un creato affidatoci da Dio per essere “coltivato e custodito”, quanto ci salva da qualsivoglia idolatria paganeggiante e isterica, di quelle che tollerano l’aborto e non si scandalizzano dell’esplosione del cibo per gatti sterilizzati e non! Grande responsabilità, specie dopo che Papa Francesco ha scritto la Laudato sì, la prima enciclica dedicata al grande tema della salvaguardia della “casa comune” e che ha posto la questione di una “ecologia integrale” in cui il rispetto di ogni essere umano deve andare di pari passo con quello dell’ambiente in cui siamo chiamati a vivere.
Celebriamola bene la prossima Pasqua. Ma che sia Pasqua dell’uomo e Pasqua del creato. Celebriamola bene, anche andando a votare i nostri rappresentati al parlamento europeo nel prossimo mese di maggio, chiedendo ai candidati di esplicitare la loro visione sull’ambiente, sulla produzione di energia, sul controllo delle fonti di inquinamento, sulla lotta allo spreco, sulla redistribuzione della ricchezza.
C’è di mezzo il futuro del pianeta. C’è di mezzo la possibilità di immettere nel creato una scintilla di risurrezione.