Un cambiamento che tutto il creato sta aspettando
Sono 15 anni che il 1° settembre è dedicato alla Giornata Nazionale per la Custodia del Creato. La data è infelice per noi italiani non ancora nel pieno delle nostre normali attività. Ma l’anno che stiamo vivendo ha fatto saltare gli schemi cui eravamo abituati e così possiamo tentare di valorizzare questa “giornata” facendola reagire con le preoccupazioni e le incertezze che caratterizzano questo tempo di pandemia non ancora superata.
Il Covid-19 ha portato malattia e morte in tante famiglie, ha messo in luce la nostra fragilità, ha ridimensionato la pretesa di controllare il mondo ritenendoci capaci di rendere migliore la vita attraverso il consumo e il potere esercitato a livello globale.
Ma ci siamo sbagliati. In un mondo in cui “tutto è connesso” (LS 38) e nel quale è illusorio pensare di stare bene noi soli ignorando il desiderio di benessere di quanti ci abitano accanto (v. il fenomeno migratorio), grazie alla pandemia ci siamo resi conto che il nostro è un “mondo malato”, come segnalava papa Francesco nella preghiera dello scorso 27 marzo. La scienza non ci ha ancora spiegato i meccanismi che hanno portato all’insorgere della pandemia, ma non ci sono dubbi che l’inquinamento diffuso, le perturbazioni di tanti ecosistemi possono aver favorito la genesi e la diffusione del virus, o comunque ne hanno acutizzato le conseguenze. Per questo, se “nulla resterà come prima” sarà necessario che anche quello dell’ambiente dovrà essere un terreno di cambiamento lungimirante se vorremo essere fedeli alla nostra vocazione di “custodi del creato”.
Purtroppo, invece, troppo spesso abbiamo pensato di esserne padroni e abbiamo rovinato, distrutto, inquinato, quell’armonia di viventi in cui siamo inseriti. E’ possibile rimediare, dare una svolta radicale a questo modo di vivere che ha compromesso il nostro esistere?
Certamente siamo chiamati ad assumere uno sguardo contemplativo, che crea una coscienza attenta e non superficiale, della complessità in cui siamo e ci rende capaci di penetrare la realtà nella sua profondità. Da qui potrà nascere una consapevolezza nuova di noi stessi, del mondo e della vita sociale che sola può condurci a cambiare stili di vita che riguardano il modo di stare tra di noi e il nostro rapporto con l’ambiente.
A cinque anni dalla promulgazione della Laudato sì siamo invitati dal papa e dal nostro Arcivescovo a fare diventare la prima enciclica sull’ambiente motivo di riflessione teologica, spirituale e pedagogica per tornare ad imparare le vie della gioia, per radunare un popolo che contrasta i mali del nostro tempo, l’involuzione della scienza, l’aggressività dell’avidità, la degenerazione dei rapporti sociali. Sarà nostra cura inserire nel calendario di questo anno pastorale alcuni appuntamenti in grado di avviarci a quella conversione ecologica che tutto il creato sta aspettando.