V Domenica di Pasqua 2021 – B

Prime Comunioni

  1. Il brano del Vangelo e quello degli Atti sono legati dall’essere entrambi discorsi di addio. Stefano sta sostenendo un processo davanti al tribunale giudaico, il sinedrio che al termine del discorso lo condannerà a morte. Gesù parla ai discepoli durante l’ultima cena trascorsa con loro, a poche ore dall’arresto e dalla crocifissione. Per Giovanni quella è l’ “ora” di Gesù, quella che non era ancora giunta in occasione del segno a Cana di Galilea, ma che adesso era venuta: i giochi si stavano per chiudere, il disegno di Dio stava per raggiungere il suo vertice, ad ogni uomo e ad ogni donna viene offerta quella “vita eterna” che è l’offerta di una inaudita intimità col Padre e col Figlio.
  2. E in quella preghiera è come se Gesù rivisitasse tutta la sua vita, la passione che lo aveva animato e sostenuto. Quella di raccontare Dio, con le parole e con i gesti, “compiendo l’opera che mi hai dato da fare”, dice Gesù al Padre. E l’ “opera” di Gesù è quella che si è realizzata salvando la festa di un matrimonio a rischio, guarendo uomini e donne piegati dalla malattia, dando la luce agli occhi vuoti di un cieco, dando l’acqua che zampilla per la vita eterna alla donna samaritana, spiegando che Dio non era più un padrone da temere, ma un padre da amare …
  3. E facendo così Gesù era diventato nel mondo una trasparenza, la più fedele, la più tersa, la più luminosa, di Dio. “Ho manifestato” dice “il tuo nome agli uomini che mi hai dato nel mondo”. Come se dicesse a Dio, suo Padre: “nella mia tenerezza, nella mia passione, nella mia dedizione, nella mia compassione, nella gratuità con cui ho amato hanno scoperto, o Padre, il tuo volto.”
  4. Ma dove, dove è stato il luogo della suprema rivelazione di Dio, il luogo più emozionante, il luogo della gloria secondo Dio? La croce: là vedi Dio, là vedi che senso dare alla parola “gloria”, là vedi dove abita la gloria. Non nelle esibizioni mondane, non nell’arroganza impunita dei potenti, dei furbi, di quelli che cascano sempre in piedi, … ma nel dare la vita. Pensate: “tu, Padre, hai dato potere al Figlio su ogni essere umano … perchè Egli dia la vita eterna”. Capite, non il potere di sottomettere, di generare delle clientele, delle dipendenze, … ma di dare la vita. E noi oggi sappiamo quanto sia costato caro a Gesù, il Figlio, questo potere ricevuto dal Padre! Il potere dell’ultimo posto, perchè fosse smantellato una volta per sempre il sospetto dell’uomo verso Dio, della sua gelosia verso la nostra felicità. E alla fine ci venisse la voglia di essere una cosa sola con Lui.
  5. Fare la prima comunione è entrare in amicizia, in intimità profonda proprio con questo Dio, innamorato perso di ciascuno di noi e disposto a fare pazzie pur di renderci felici. Nel Vangelo si parla di “gloria” e uno dei padri della chiesa diceva che Dio è glorificato quando l’uomo vive una vita buona. Ecco perché facciamo la prima comunione: per vivere una vita buona come quella che ha vissuto Gesù, una vita che diventa un dono a chi ci sta intorno, non un accaparramento a scapito degli altri. Si fa la prima comunione, non per ricevere un premio, ma per entrare in un disegno grande come la storia, nel quale il Signore Gesù ci chiede di diventare suoi collaboratori per rendere la nostra vita e quella di quanti incontreremo una opera d’arte. Mangiamo il suo corpo per diventare come lui, per imparare che la gloria, la nostra gloria, la nostra felicità consiste nel rendere felici gli altri. Da oggi, fino all’ultimo dei nostri giorni, di domenica in domenica …

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