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VI Domenica di Pasqua – B – prime comunioni
- Allontanandoci dall’evento della Pasqua, avvicinandoci alla solennità della Pentecoste, ecco che il vangelo ci introduce al tema dello Spirito Santo, di quel dono che Gesù lascia ai suoi discepoli, alla sua Chiesa come presenza interiore, che si giustifica nel tempo della sua assenza, come suo sostituto. Ai discepoli non sarebbe stato sufficiente il ricordo degli anni trascorsi assieme a lui, la memoria dei suoi gesti e delle sue parole. Le prove cui sarebbero andati incontro sarebbero state troppo grandi da sostenere con le sole forze umane, forze meschine se solo pensiamo alle brutte figure che i discepoli fanno in continuazione secondo il racconto dei vangeli. Dunque, c’era bisogno di una marcia in più capace di convincere i discepoli di allora e di sempre che fidarsi di Gesù non era un’illusione. C’era bisogno di una marcia in più dal momento che i primi oppositori sarebbero stati proprio i loro fratelli ebrei (“vi scacceranno dalle sinagoghe …”), che nei secoli, fino ad oggi, in certe situazioni si sarebbe potuto anche rischiare la pelle solo perchè cristiani. Ebbene, questa marcia in più, questa presenza che sostituisce quella del Gesù storico, ci viene offerta grazie ai sacramenti della Chiesa, grazie all’ascolto della Parola, grazie alla preghiera. Ecco perché facciamo la prima comunione, che prelude alla seconda e alla …: per ricevere quel dono, quel sostegno senza il quale il cristianesimo si trasforma in una bella abitudine, o semplicemente diventa qualcosa di impossibile.
- Sarà grazie a questo dono che Paolo verrà trasformato da persecutore in infaticabile annunciatore. Riascoltiamo la finale della seconda lettura: “per grazia di Dio, però, sono quello che sono, e la sua grazia in me non è stata vana”. Sostituiamo alla parola “grazia” la parola “spirito santo” e intuiamo come la vita cristiana sia un misterioso miscuglio di dono di Dio e coinvolgimento personale, di Spirito Santo e volontà dell’uomo. Non accade nulla magicamente se non c’è il nostro assenso. Ma all’inizio di tutto c’è l’iniziativa di Dio. Oggi voi ricevete un dono, un regalo, immeritato, gratuito. Ma non porterà alcun frutto se non sarà seguìto dal vostro/nostro coinvolgimento. Di domenica in domenica.
- Ed è proprio quello che Paolo cercherà di comunicare al re Erode Agrippa, un discendente dei più famosi Erode il Grande ed Erode Antipa. Arrestato con l’accusa di voler sovvertire la religione dei padri dalle autorità religiose del tempo, Paolo si appella al giudizio del tribunale dell’Imperatore in quanto in possesso della cittadinanza romana. Nella sua appassionata autodifesa Paolo comincia col mettere in chiaro la sua profonda e chiara identità di figlio del popolo di Israele, un popolo da sempre in attesa del compimento delle promesse fatte da Dio ai padri. Addirittura, proprio in nome di quella identità, Paolo ricorda di essere stato zelante e feroce persecutore dei discepoli di quel Gesù. Ma che proprio durante un viaggio fuori confine, verso la città di Damasco, avvenne quell’incontro che gli ribaltò letteralmente la vita. In quell’incontro Paolo scopriva tre cose:
- che quel Gesù il Nazareno, quel crocifisso “maledetto” secondo la Legge è alla destra di Dio Padre; non aveva capito niente, credeva di essere un credente, ma si sbagliava, chiamava Dio qualcosa che non è Dio
- che quel Gesù il Nazareno, quel crocifisso “maledetto” secondo la Legge è alla destra di Dio Padre; non aveva capito niente, credeva di essere un credente, ma si sbagliava, chiamava Dio qualcosa che non è Dio
- che quel Gesù il Nazareno, quel crocifisso “maledetto” secondo la Legge è alla destra di Dio Padre; non aveva capito niente, credeva di essere un credente, ma si sbagliava, chiamava Dio qualcosa che non è Dio
- Queste scoperte furono troppo grandi per Paolo per non sentire la responsabilità di farle conoscere a tutti, anche a rischio della propria pelle. Queste scoperte stanno alla base della vostra prima comunione. Per questo facciamo la prima comunione: per entrare in intimità con un Dio che si è fatto crocifiggere, che si rende presente nella comunità dei credenti, che si serve anche di chi apparentemente è suo nemico per portare vanti il suo disegno. Talvolta penso che se la fede di noi cristiani d’occidente è così tiepida, forse dipende dal non avere fatto, come Paolo, quelle scoperte che fece sulla via di Damasco. E perchè questo possa accadere a ciascuno di noi, quest’oggi preghiamo!
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