III Domenica dopo Pentecoste 2021

  1. È proprio un segno della provvidenza che nella domenica in cui ricordiamo e festeggiamo le coppie di sposi che vivono un particolare anniversario di matrimonio la liturgia ci propone una riflessione sul mistero della coppia, sull’opera creatrice di Dio che dà il meglio di se nella creazione dell’uomo fatto di maschile e di femminile e fatto di una relazione significativa tra questi due.
  2. Dopo la creazione del mondo – ricordate il tema di domenica scorsa – la liturgia ci presenta la seconda tappa della storia di Dio con l’umanità. Tappa affascinante e impegnativa, quella relativa alla creazione dell’uomo e della donna. Affascinante perchè ci consente di tornare a quell’ “inizio della creazione” di cui parla Gesù nel vangelo, al sogno di Dio sull’uomo e sulla donna. Impegnativa, perchè la riflessione di Gesù parte da dramma dei fallimenti delle storie d’amore, dei matrimoni. Fallimento che è ben conosciuto anche dalla Bibbia se immediatamente dopo la pagina che abbiamo appena riletto la Genesi ci parla della crisi che investe l’uomo e la sua donna, pronti a rinfacciarsi la colpa della prima trasgressione …
  3. I farisei cercavano di mettere alla prova Gesù: non gliene importava niente che dietro a tanti fallimenti matrimoniali ci stanno indicibili sofferenze, persone, volti, lacrime. Volevano solo capire Gesù da che parte stava tra le diverse scuole dei rabbini del tempo, alcuni dei quali sostenevano che si poteva cacciare la moglie anche solo se aveva bruciato la cena al marito… Questo a dire che anche oggi, col tutto il parlare che si è fatto e che si farà sul come la Chiesa deve rapportarsi a quei cristiani che dopo un divorzio hanno nel frattempo contratto un nuovo legame, non ci capiti di dimenticare i drammi della vita per imparare a condividerli più da vicino.
  4. Gesù non ci sta a quel gioco. Per lui il problema non è se la legge è più o meno permissiva. Per lui il problema è il cuore, un cuore sclerotizzato, inaridito. Gesù non entra nel ginepraio delle norme, delle codificazioni, quasi ci volesse far capire che non c’è legge che possa far nascere l’amore; non c’è norma che possa farlo risuscitare là dove fosse morto. Per questo invita a tornare al disegno delle origini, quando “Dio li fece maschio e femmina e per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola”.
  5. E allora cerchiamo anche solo di sfiorare il testo della prima lettura che – come ormai sappiamo – non parla tanto di un uomo in particolare. Adamo significa “il terrestre” ed Eva “la donna della vita” e quindi parla di ogni uomo, ogni donna. Come scriveva Pascal: “Adamo è mio padre. Sono io, è mio figlio”. Ebbene, la prima cosa che il brano ci dice è che il disegno di Dio non è la solitudine e che dunque è male, è peccato costringere alla solitudine. Una solitudine che non potrà mai essere colmata dalle cose. Adamo, il terrestre, aveva avuto tutto, ma era irrimediabilmente solo. Quasi non bastava neppure Dio a risolvere il problema! Ci voleva un compagno, una compagna “che gli corrispondesse”. Non un uguale, piuttosto uno diverso, ma simile. Due occhi simili ai tuoi con cui contemplarvi e contemplare. Due mani simili alle tue con cui stringervi e insieme stringere. Una creatura con cui spartire pensieri, emozioni, ricerca, sogni. Lontani da ogni dominio, da ogni possesso.
  6. Di queste tematiche la Chiesa si è occupata tra il 2014 e il 2015 con due assemblee di vescovi ed esperti chiamate sinodi al termine dei quali papa Francesco ha emanato l’esortazione apostolica Amoris laetitia che ha affrontato, tra le altre, la questione delle coppie in difficoltà, ha esplicitato come molte persone vivono un grande disagio a motivo della loro situazione di storia d’amore molto contraddetta. La dottrina del matrimonio non può essere cambiata, perchè si fonda su una parola di Gesù, quella che abbiamo ascoltato. Ma il papa ha chiesto che questo annuncio sia fatto con molta umiltà per tenere conto delle obiettive difficoltà odierne a vivere la fedeltà matrimoniale. Coloro che non sono ammessi alla comunione non dovrebbero essere esclusi dalle loro comunità parrocchiali. La questione è ancora aperta. Molti padri sinodali hanno ritenuto che coloro che, separati, si sono risposati, se hanno avuto rispetto dei figli avuti, se da un certo tempo vivono una nuova storia d’amore, se frequentano la comunità cristiana, … dopo un cammino penitenziale possono essere ammessi alla comunione; ma altri hanno ritenuto di no. Non si tratta di cambiare la dottrina ma solo la prassi pastorale, anche in sintonia con la storia della chiesa ortodossa che ammette una benedizione delle nuove nozze.
  7. Per chiudere tornerei al tema del Dio nemico della solitudine. Bella l’immagine di Adamo che al suo risveglio non trova più Dio, ma la donna che lui aveva tratto dal suo fianco. Forte questo Dio diverso da noi che quando facciamo un dono vogliamo essere riconosciuti, ringraziati. Ti svegli e lui non c’è più, ma quell’uomo, quella donna che ti trovi accanto è il segno, il sacramento che ti dice che Dio ti è passato accanto e ti ha sfiorato. Perchè quando hai colmato una solitudine sei stato uno strumento sulla terra del suo passaggio. Del passaggio nascosto, silenzioso di Dio. Ma altrettanto bella è l’immagine della donna tratta dalla costola dell’uomo. Per i padri di Israele la donna uscì dalla costola dell’uomo, non dai piedi per essere calpestata, non dalla testa per essere superiore, ma dal lato per essere uguale, sotto il braccio per essere protetta, e accanto al cuore per essere amata…

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