- Oggi si parla del Duomo, nell’anniversario della sua consacrazione avvenuta una volta terminata la peste da san Carlo Borromeo nel 1577, che ha fatto di questo edificio la dimora di Dio nel cuore della città e la casa del popolo di Dio raccolta attorno al suo Vescovo. Si parla del Duomo, ma in realtà si pensa alla storia di santità della chiesa ambrosiana, ai suoi pastori e ai suoi fedeli, dunque si parla anche di noi che siamo chiamati a continuare questa storia. Con orgoglio, ma anche con responsabilità.
- Si parla del Duomo, delle sue pietre, delle sue infinite opere d’arte: un luogo dell’infinito, ma dentro, in mezzo al territorio delle nostre case. Già, perché la cattedrale, il Duomo, e la città sono indissociabili, a dire che la chiesa non potrà mai smettere di pensarsi in riferimento alla città degli uomini in cui vive e opera. Noi cristiani chiamati a stare in mezzo alla gente, in mezzo alle case della gente, per aiutare la gente qualche volta a sollevare lo sguardo, a guardare in alto, come le guglie del Duomo, quasi a non farci perdere l’appuntamento col cielo. Chiamati a ricordare – anche attraverso la centralità della nostra Cattedrale – l’impegno ad edificare città belle, non solo architettonicamente, ma dal punto di vista dello stare insieme delle persone. Nell’esortazione “Evangelii gaudium” Papa Francesco scrive: “Quanto sono belle le città che, anche nel loro disegno architettonico, sono piene di spazi che uniscono, relazionano, favoriscono il riconoscimento dell’altro!”. Belle le città! Lavoriamo per città belle, perché la nostra sia una città bella.
- Allora vorrei dire che la cattedrale con le sue pietre, una accostata all’altra, con il convenire di un popolo – siamo uno accanto all’altro, non come pietre isolate, ma come pietre di un edificio – ci parla della nostra responsabilità di costruire la cattedrale del mondo, la cattedrale del bene comune. Con il poco di ciascuno che diventa il nostro molto! Allora è bello sentirci costruttori di una cattedrale. Il fondamento – ci ricordava Paolo – è Gesù. Ma le pietre preziose, di ogni forma e di ogni natura, siete voi. Lavoriamo per la cattedrale. Il mio poco, il nostro molto. E questo noi cristiani riusciamo a realizzarlo nel momento in cui ci ricordiamo che la nostra fede non serve solo ad andare in paradiso, ma a costruire una umanità diversa. È significativo che per parlare di paradiso la Scrittura usa immagini collettive: la città, il banchetto, … Dunque, non siamo battitori liberi, ma edificatori di comunità.
- A commento e a traduzione pratica di tutto questo, mi piace raccontarvi che quest’anno avremo un modo originale e impegnativo per attuare questa idea che potremmo esprimere “gli uomini e le donne dalla cattedrale”. Lo avete sentito nell’introduzione, lo ribadiremo nella preghiera dei fedeli e alla fine, con la preghiera per il sinodo che papa Francesco ha indetto e che coinvolgerà le chiese di tutto il mondo fino al 2023. Un cammino da fare insieme, coinvolgendo il più possibile ogni battezzato, perché tutti si sentano coinvolti nella missione della chiesa. Recentemente il papa ha detto che non vuole una chiesa nuova, ma una chiesa diversa, capace di mettersi in ascolto di ciò che lo Spirito le suggerisce, grazie all’ascolto reciproco. In questo cammino della chiesa universale si inserisce quello della chiesa di Milano che sta riflettendo su come – nei territori di ogni decanato – attivare meccanismi di ascolto dei laici credenti che operano nei diversi ambiti della vita. Per questo in ogni decanato si è costituito un “gruppo Barnaba” che alle 11.00 in Duomo riceverà il mandato da parte dell’Arcivescovo per far sì che nascano Assemblee Sinodali Decanali, luoghi stabili in grado di rappresentare il desiderio della chiesa di essere presente e aperta e attenta là dove la gente vive la sua vita quotidiana. Sarà il nostro modo di essere “pietra” che contribuisce a sostenere ed abbellire la chiesa di Gesù.
- Pensate che grazia sarebbe se entrando nelle nostre chiese e sedendo l’uno accanto all’altro, crescesse la nostra consapevolezza di essere gli uomini e le donne della cattedrale. Poco importa il posto della pietra, se in alto o in basso o addirittura nel silenzio e nella invisibilità della terra. Importante è sapere che ogni giorno, là dove siamo, ognuno di noi porta la sua pietra. A completare la cattedrale. Il mio poco, il tanto di molti, la cattedrale!
L’umanità di Gesù“Essere famiglia oggi” – incontro con don Aristide Fumagalli
Lascia un commento