Domenica I dopo la Dedicazione 2021

Domenica del mandato missionario

  1. La festa di domenica scorsa, la festa della dedicazione del Duomo, poteva farci correre il rischio di pensare un po’ troppo a noi, di nutrire il nostro narcisismo: “el domm de Milan!”. In realtà, se mai ce ne fosse bisogno, non c’è motivo di orgoglio che non sia anche responsabilità. Insomma, abbiamo celebrato il Duomo, la nostra chiesa ambrosiana, la chiesa di sant’Ambrogio e san Carlo, … ma solo per ricordarci che non ci siamo solo noi, che il nostro pensiero non può fermarsi alle nostre terre. La fede dei cristiani deve pensare a tutti gli uomini: “la tua salvezza, Signore, è per tutti i popoli”. Saliamoci pure sul tetto del Duomo e dalla guglia più alta guardiamo verso i confini del mondo.
  2. Per evitare il rischio di pensare solo a noi, ecco che la liturgia propone quella che è chiamata la giornata del mandato missionario, la giornata missionaria mondiale. Una giornata in cui pregare e ricordare – anche con un sostegno economico – quanti sono partiti e ancora partono per andare fino ai confini della terra a portare il Vangelo e a mostrare il Vangelo come il dono più grande che si possa fare ad un uomo, una donna, una popolazione. Per usare un’espressione di moda fino a qualche tempo fa, quanti partono per “aiutare a casa loro” le genti più in difficoltà e più deprivate.
  3. In realtà, credo che l’accento di questa domenica debba cadere sul modo di pensare e di guardare alla fede cristiana. Una fede che o la diffondiamo, oppure non serve. Diventa inutile e triste … come la birra senz’alcol. Una fede che nessuno può misurare, ma che si presta ad un indicatore: la passione, il desiderio di diffonderla, con rispetto assoluto delle persone, ma con altrettanto entusiasmo. Dimmi qual è tua passione missionaria e ti dirò la qualità della tua fede.
  4. E non spaventarti per i dubbi, le incertezze, gli alti e bassi della tua frequenza, della tua preghiera. Torna al Vangelo di quest’oggi che inizia con un rimprovero che Gesù rivolge ai discepoli “per la loro incredulità e durezza di cuore”. Ce l’avevano davanti agli occhi, risorto, eppure ancora dubitavano. Ci saremmo aspettati una sorta di licenziamento, parole di sconforto del tipo “ma come faccio a fidarmi di voi che non avete prestato fede alle mie parole?”. E invece ecco la sorpresa, perché dopo il rimprovero, il comando: “Andate in tutto il mondo e predicate l’Evangelo ad ogni creatura”. Davvero sorprendente: l’Evangelo, la buona notizia di una speranza che vince l’inesorabile tragedia della morte, è affidato proprio a questi uomini così poco affidabili da meritarsi un pesante rimprovero. La durezza del rimprovero è cancellata dalla rinnovata fiducia del Signore che continua a fidarsi di questi uomini impauriti ed increduli. Così come continua a fidarsi di noi.
  5. Per finire, un segno ed un impegno per mostrarvi di come si possa accogliere l’invito di Gesù ad “andare” ancora oggi, malgrado noi, le nostre incredulità e incertezze.
    Il segno è rappresentato da questi piccoli gruppi di parrocchiani che si sono resi disponibili ad animare la nostra comunità in senso missionario. Un gruppo più storico che da anni ha allacciato rapporti con missionari in giro per il mondo e li fa sentire meno soli. L’altro più recente che, anche attraverso questo giornalino di nome “zoom”, ci aiuta a non rinchiuderci su di noi e i nostri pur veri problemi.
    L’impegno: abbonarsi ad una rivista missionaria per poter disporre di una finestra periodicamente aperta su un mondo ben più grande della nostra Sesto SG. Una finestra da cui fare entrare l’aria fresca che ci rende cittadini del mondo, che ci rende consapevoli dei drammi e degli squilibri che avveleneranno il domani delle generazioni successive alla nostra, che ci rende consapevoli e orgogliosi del bene grande che piccoli uomini e donne continuano a seminare.

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