Solennità di Cristo Re 2021

Giornata Mondiale del povero

Giornata Diocesana della Caritas

  1. Il papa non ne abbia a male, ma modestamente, noi di Milano ci eravamo arrivati prima. Da anni infatti questa domenica che chiude l’anno liturgico dedicata a Cristo Re – a guardare in che modo Gesù ha regnato, ha dominato – la Diocesi di Milano l’aveva dedicata a riflettere e a sostenere l’impegno di Caritas Ambrosiana nelle sue articolazioni e nei suoi progetti. Come a dire che si diventa operatori della carità, non perché siamo gente dal cuore buono o peggio perché così possiamo apparire e gestire una fettina di potere … ma solo perché a furia di guardare a Gesù in croce arrivo a scoprire che Gesù è re, certo, ma in un modo inimmaginabile rispetto a come gli uomini sarebbero portati a pensare. È un sovrano che non umilia i suoi avversari, che non schiaccia i suoi sudditi, che non spadroneggia sui suoi servi. Addirittura, è un re che si mostra tale proprio nel momento in cui dona la sua vita sul patibolo più infame e infamante. E che mi chiede in qualche modo di fare come lui. Guardare a Gesù in croce come ad un’icona che diventa una specie di esame di coscienza impegnativo: io, al termine di questo anno liturgico, sono cresciuto nella capacità di dare la mia vita agli altri? O mi trovo ancora invischiato in un egoismo che non fa prigionieri, in un modo di pensare che non dà spazio al mio prossimo?
  2. La meditazione oggi la propongo a partire dal vangelo e da due voci che in quel momento drammatico si levarono e che vorrei far riecheggiare. La prima è quella dei capi che lo sbeffeggiano e gli urlano “Ha salvato gli altri. Salvi se stesso!”. Si tratta di un versetto che è stato omesso nel brano appena letto che comincia con “anche i soldati deridevano …”. Non so se ci avete mai pensato, ma in quelle loro parole c’è il paradosso di un riconoscimento. Non so se ne avessero consapevolezza o no. Sta il fatto che, di quell’uomo, giustiziato come un malfattore comune, hanno dato sorprendentemente la definizione più pertinente. Pensate: “Ha salvato gli altri”! Che cosa si poteva dire di lui, della sua vita, della sua identità, della sua regalità? “Ha salvato gli altri”. Puoi dire sì anche “re”, ma aggiungi subito ”salvatore”. “Ha salvato”, sanando i lebbrosi, facendo vedere i ciechi, raddrizzando i curvati, risuscitando i morti, restituendo sogni a piccoli e umili, aprendo vie ai carcerati, mangiando e bevendo con i peccatori. Ha salvato gli altri! E alla fine – conclusione della sua vicenda terrena – chi salva? Salva il malfattore che gli parla dalla croce accanto. Ecco il re, strana ma incandescente regalità! Ha salvato gli altri: prima caratteristica, se così vogliamo dire, di questo “re dei Giudei”, così stava scritto sul legno della croce.
  3. E allora ecco la seconda voce, la voce di un crocifisso come lui: arriva, è tenera, vicina, amica, come luce in mezzo alla tenebra. La voce dice: “Gesù” – sì, lo chiama proprio col suo nome – “Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno”. Pensate: quel profeta crocifisso è avvolto dalle tenebre e dalle urla, e il buon ladrone – così lo chiamiamo noi – toglie le tenebre da quel viso sfigurato, lo illumina, illumina Gesù e il suo regno. “Ricordati di me nel tuo regno”. Voce di un malfattore. C’è da pensare, vedete! Secondo gli evangelisti due persone saranno capaci di capire qualcosa di più dietro a quel crocifisso: prima un malfattore, poi un pagano, un centurione romano. Nello sfigurato intravvedono Dio, vedono qualcosa che va oltre l’umano – “ma è pur sempre inumano l’amore di chi rantola senza rancore” cantava il sommo poeta -, vedono un amore che va oltre le comuni misure umane. E’ quello che vediamo noi oggi sostando sotto la croce. Vediamo che cosa è la regalità di Gesù: è regnare servendo, amando, prendendosi cura. All’infinito. Fino all’ultimo. Senza mai arrivare a dire “adesso basta!”.
  4. E mi piace pensare che quelle parole del ladrone furono l’ultimo sollievo per Gesù che moriva. Nelle prove oscure di cupo abbandono in cui l’uomo avverte con angoscia il suo Dio assente e lontano è l’amicizia che aiuta a ritrovare la presenza amica del Padre. E’ il miracolo del Buon Ladrone sul Calvario. Gesù gli esprime la sua riconoscenza “beatificandolo”: “Oggi sarai con me in Paradiso”. Per cui anche noi, anche se ladroni, possiamo fare qualcosa di bene per Gesù, il Re.
  5. Ecco perché non possiamo non occuparci dei poveri. Non perché lo Stato o le Pubbliche Amministrazioni non ci arrivano. Non per esercitare un po’ di potere e nutrire il nostro narcisismo. Ma perché questo è il nostro modo per stare accanto a Gesù in croce, come il buon ladrone. Perché è il nostro modo di regnare con Lui.

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