- Natale è una questione di “segni” e i segni sono qualcosa che interpella l’intelligenza, qualcosa che non si impone con violenza e arroganza. Natale non è una festa facile, perchè ti chiede di rischiare di riconoscere Dio là dove non immagineresti di trovarlo. Pensate al Vangelo che abbiamo letto. Si comincia a parlare dei grandi della storia: l’imperatore Augusto, adorato come un Dio, il più grande degli imperatori romani; poi il governatore Qurinio che rappresentava Augusto nella provincia di Siria e che organizzò in quella provincia il famoso censimento a causa del quale Giuseppe e Maria dovettero spostarsi da Nazaret a Betlemme. Ma il Figlio di Dio non volle nascere nè a Roma, nè nella famiglia imperiale. Eppure, da Roma sarebbe stato più rapido irraggiare il vangelo in tutto il mondo! Macchè, nacque da una coppia di illustri sconosciuti, a Betlemme, una delle città meno significative della Giudea e visse totalmente ignorato a Nazaret, un villaggio della Galilea mai menzionato in tutto l’AT. Dicevo che Natale non è una festa facile: la maniera del Figlio di Dio di farsi uomo rispecchia il modo consueto di agire di Dio nella storia. Ecco perchè Natale è un “segno”, perchè Dio a Natale non si mostra, piuttosto si nasconde, così come Gesù vivrà uno stile di nascondimento per tutta la vita. E insegnerà anche ai discepoli a comportarsi di conseguenza. Qualcuno lo chiama lo “svuotamento” del Figlio di Dio che si manifesta non come il più potente dei sovrani della terra, ma come un bambino. E questo ha qualcosa di affascinante e di decisivo da suggerirci per il nostro rapporto con Dio e con il mondo.
- Consapevoli di ciò siamo chiamati anche noi a contemplare il segno del Dio-bambino e a lasciarci convertire. Guardiamo allora ai segni che in questi giorni ci è dato di incontrare e ci è chiesto di decifrare:
- Il presepe, segno di un Dio che si è fatto vedere. L’idea venne a san Francesco e quindi per più di 1000 anni la Chiesa non celebrò il Natale con questo segno. Ma dal 1200 è diventato un segno importante di fronte al quale non ci si diverte, ci si converte. Il segno di un Dio che in Gesù si è fatto vedere, che ha smesso di essere un’idea, magari manipolabile a piacimento. Il presepe dice che dopo Gesù Dio smette di essere una divinità qualsiasi ed assume una forma precisa: quella di un bambino che non nasce nei palazzi dei potenti, ma in una grotta e per culla ha il posto dove si metteva il fieno per le bestie; un Dio-bambino che viene riconosciuto da una delle categorie più disprezzate ed emarginate del tempo, quei pastori seminomadi – un po’ come gli zingari – che vegliavano non tanto perchè erano dei contemplativi ma per fare la guardia al bestiame, per paura delle altre tribù dedite, come loro, anche al furto; un Dio-bambino che non verrà adorato dai capi religiosi del tempo – che pure avevano le Scritture che lo preannunciavano – ma da personaggi venuti da lontano, stranieri quindi, certamente pagani, portatori di una identità diversa da quella del popolo di Israele. Usiamolo pure questo segno, ma usiamolo in modo corretto, da credenti, obbedienti a ciò che dice, senza cercare di fargli dire altro che abbiamo in testa noi, ma che non ha niente a che fare con il suo significato autentico.
- Tanta gente in Chiesa che magari ci viene solo in queste occasioni. Qualcuno potrebbe arricciare il naso e lamentarsi di una partecipazione così scarsa alla vita della Chiesa. Ma leggiamolo con un segno non tanto di lontananza alla vita della Chiesa, quanto del permanere di una nostalgia bella nel cuore di tante persone. Nostalgia degli anni dell’infanzia e della giovinezza, magari passati in attività oratoriane assieme a tanti amici ora persi di vista. Nostalgia di un’amicizia sacerdotale magari naufragata per una incomprensione, ma che ha lasciato un segno profondo. Nostalgia di qualcuno che ci parli di un mondo fatto di rapporti sereni e non frettolosi. Nostalgia di un sogno e di un ideale di un mondo diverso che inspiegabilmente si è appannato fino a diventare invisibile. Nostalgia… Guardiamoli negli occhi questi occasionali visitatori delle nostre Chiese nelle feste di Natale e sorridiamogli e diamogli il benvenuto come a dire loro: “Non vi rimproveriamo perchè venite poco in Chiesa: ci rammarichiamo solo di non poter condividere abbastanza con voi la gioia di essere cristiani”.
Buon santo Natale a tutti.
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