Gesù, la sofferenza e la morte

I MOMENTO

PER INTRODURCI

CANTO INIZIALE

SALUTO
Cel. Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito santo
Tutti Amen
Cel. Il Signore che guida i nostri cuori
nell’amore e nella pazienza di Cristo,
sia con tutti voi
Tutti E con il tuo Spirito

INTRODUZIONE DEL TEMA
(sacerdote)

INVOCAZIONE ALLO SPIRITO
SALMO 102 (101)
Signore, ascolta la mia preghiera
il mio grido giunga fino a te, 
non nascondere a me il tuo volto
nel giorno in cui sono nell’angoscia
verso di me piega il tuo orecchio
quando ti chiamo, presto, rispondimi.
Come fumo svaniscono i miei giorni
le mie ossa ardono come brace,
il mio cuore secca come erba falciata
mi dimentico di mangiare il mio pane
a forza di gridare il mio lamento
la mia pelle aderisce alle mie ossa.
Somiglio alla civetta del deserto
sono come il gufo tra le rovine
nella notte resto insonne a vegliare
solitario come un passero su un tetto.
I miei nemici mi oltraggiano tutto il giorno
accaniti imprecano contro di me
la cenere è il pane che mangio
alla mia bevanda mescolo le lacrime.
A causa della tua collera e del tuo sdegno
mi hai sollevato e poi scagliato a terra
i miei giorni come l’ombra che declina
e io avvizzisco come l’erba.

II MOMENTO 

PER ADORARE

ESPOSIZIONE EUCARISTICA

CANTO

BREVE SILENZIO DI ADORAZIONE

III MOMENTO

IN ASCOLTO DELLA PAROLA
Dal Vangelo di Giovanni (11, 32-36)
32Quando Maria giunse dove si trovava Gesù, appena lo vide si gettò ai suoi piedi dicendogli: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!». 33Gesù allora, quando la vide piangere, e piangere anche i Giudei che erano venuti con lei, si commosse profondamente e, molto turbato, 34domandò: «Dove lo avete posto?». Gli dissero: «Signore, vieni a vedere!». 35Gesù scoppiò in pianto. 36Dissero allora i Giudei: «Guarda come lo amava!». 37Ma alcuni di loro dissero: «Lui, che ha aperto gli occhi al cieco, non poteva anche far sì che costui non morisse?».

Il pianto di Gesù e il nostro pianto
Nel Vangelo di Giovanni ascoltato Gesù è di fronte alla morte dell’amico Lazzaro e piange. Il pianto, segno di un lutto, di un profondo turbamento, di un turbamento emotivo. Agostino nel capitolo IV delle Confessioni racconta della sua angoscia per la morte di un amico caro: “… solo le lacrime mi erano dolci”. In queste situazioni tragiche il significato del pianto è tanto comprensibile quanto misterioso. Un pianto che esprime gioia, compassione e commiserazione. Il pianto è un linguaggio. Le lacrime sono parole non verbali. Una forma di comunicazione. Il pianto, di fronte ad un’altra persona, mira a suscitare una sua reazione, è richiesta di attenzione, di sostegno. Le fragilissime lacrime hanno un enorme potere. Anche il pianto del bambino tende a creare un legame con i genitori. E comunque richiede una interpretazione. Così accade a Gesù il cui pianto fu letto in modo ambivalente: dolore profondo e ipocrisia (cfr. v. 37).
Le lacrime mettono a nudo la nostra anima. Sono la parte visibile, per quanto tremula, del nostro desiderio. Uniscono anima e corpo. Sono linguaggio spirituale, esprimono visibilmente l’invisibile.
Gesù, di fronte all’enigma della morte, piange.
Il pianto è solo sofferenza o è già rielaborazione del dolore, sfogo? Agostino: “se non potessimo piangere alle tue orecchie, Signore …”. Quante volte ci è capitato di piangere davanti ad una preghiera, ad una pagina della Scrittura. Senza essere esperienza mistica, il pianto dice partecipazione globale della persona a ciò che si sta vivendo. La relazione con il Signore abbraccia la totalità della nostra persona. Fino al pianto. Per Agostino il pianto diventa preghiera che sale al Signore. Dopo aver pianto in Gv 11 Gesù alza una preghiera al Padre: “ti rendo Grazie perché mi hai ascoltato, … da sempre tu mi ascolti” (cfr. v. 42). Lacrime come preghiera che veicola desiderio, aspettativa. 

Le lacrime nei salmi
Nella malattia 6, 7-9
7Sono stremato dai miei lamenti, / ogni notte inondo di pianto il mio giaciglio, / bagno di lacrime il mio letto.
8I miei occhi nel dolore si consumano, / invecchiano fra tante mie afflizioni.
9Via da me, voi tutti che fate il male: / il Signore ascolta la voce del mio pianto.
Nello sfinimento 102, 10
10Cenere mangio come fosse pane, / alla mia bevanda mescolo il pianto.
Nella depressione 39, 13
13Ascolta la mia preghiera, Signore, / porgi l’orecchio al mio grido, / non essere sordo alle mie lacrime, / perché presso di te io sono forestiero, / ospite come tutti i miei padri.
Nell’esilio 42, 4
4Le lacrime sono il mio pane / giorno e notte, / mentre mi dicono sempre: / «Dov’è il tuo Dio?».

Gesù e i sofferenti
I Vangeli testimoniano la relazione umana di Gesù coi sofferenti. Non ci sono dubbi che l’umanità di Gesù fu plasmata da innumerevoli incontri con persone malate nel corpo e nella mente (posseduti da spiriti impuri, indemoniati, …). Nessuna riflessione sul “mondo del male” come mondo a se stante: a Gesù interessa la sofferenza dell’uomo, Gesù combatte contro il male che devasta le persone, i volti, le relazioni. Più che la malattia a Gesù interessano i malati, cura i malati: 36 volte appare il verbo della cura nei vangeli e lo fa con tecniche terapeutiche anche rudimentali (il fango con la saliva per il cieco nato, …). Per 19 volte torna il verbo guarire: non tutti sono guariti, ma tutti sono stati oggetto di una cura. 
Gesù sempre vede nel malato un nome proprio, non una categoria. Mai predica rassegnazione, mai mostra atteggiamenti fatalistici o doloristici. Mai dice che più soffri, più ti avvicini a Dio. Non chiede mai di offrire a Dio la sofferenza. Non è la sofferenza di per se che salva, ma solo l’amore. Il problema è non smettere di amare anche nella sofferenza.
Di fronte al dolore dell’altro Gesù reagisce con la compassione che è il sottrarre il dolore alla solitudine, anche quando non si dovesse poter fare più nulla. Il grande terrore che abbiamo è morire in solitudine. 
Ascoltiamo il vangelo di Marco (5, 1-20): l’indemoniato di Gerasa. 
1Giunsero all’altra riva del mare, nel paese dei Gerasèni. 2Sceso dalla barca, subito dai sepolcri gli venne incontro un uomo posseduto da uno spirito impuro. 3Costui aveva la sua dimora fra le tombe e nessuno riusciva a tenerlo legato, neanche con catene, 4perché più volte era stato legato con ceppi e catene, ma aveva spezzato le catene e spaccato i ceppi, e nessuno riusciva più a domarlo. 5Continuamente, notte e giorno, fra le tombe e sui monti, gridava e si percuoteva con pietre. 6Visto Gesù da lontano, accorse, gli si gettò ai piedi 7e, urlando a gran voce, disse: «Che vuoi da me, Gesù, Figlio del Dio altissimo? Ti scongiuro, in nome di Dio, non tormentarmi!». 8Gli diceva infatti: «Esci, spirito impuro, da quest’uomo!». 9E gli domandò: «Qual è il tuo nome?». «Il mio nome è Legione – gli rispose – perché siamo in molti». 10E lo scongiurava con insistenza perché non li cacciasse fuori dal paese. 11C’era là, sul monte, una numerosa mandria di porci al pascolo. 12E lo scongiurarono: «Mandaci da quei porci, perché entriamo in essi». 13Glielo permise. E gli spiriti impuri, dopo essere usciti, entrarono nei porci e la mandria si precipitò giù dalla rupe nel mare; erano circa duemila e affogarono nel mare. 
14I loro mandriani allora fuggirono, portarono la notizia nella città e nelle campagne e la gente venne a vedere che cosa fosse accaduto. 15Giunsero da Gesù, videro l’indemoniato seduto, vestito e sano di mente, lui che era stato posseduto dalla Legione, ed ebbero paura. 16Quelli che avevano visto, spiegarono loro che cosa era accaduto all’indemoniato e il fatto dei porci. 17Ed essi si misero a pregarlo di andarsene dal loro territorio. 
18Mentre risaliva nella barca, colui che era stato indemoniato lo supplicava di poter restare con lui. 19Non glielo permise, ma gli disse: «Va’ nella tua casa, dai tuoi, annuncia loro ciò che il Signore ti ha fatto e la misericordia che ha avuto per te». 20Egli se ne andò e si mise a proclamare per la Decàpoli quello che Gesù aveva fatto per lui e tutti erano meravigliati.
Nel 2002 Martini parlò del valore del colloquio terapeutico. L’uomo isolato dalla città, costretto a vivere nei sepolcri, frantumato nella sua identità (“il mio nome è legione”) viene guarito dalla persona di Gesù che offre se stesso come terapia. Gesù sa ascoltare la sofferenza di quest’uomo e insieme chiede alla società civile un prezzo da pagare perché l’escluso, l’emarginato sia reintegrato. Come ci poniamo di fronte alle persone segnate da un forte disagio psichico e da problemi di salute mentale?

Gesù di fronte alla sua morte
Nel momento della croce alcuni che gli stanno vicini fanno una lettura derisoria di tutta la sua vita. Come se quella morte ingloriosa potesse cancellare tutto quanto ha fatto di bene nella sua vita, tutta la sua autorità, la sua stessa fede. Ascoltiamo il Vangelo di Matteo (27, 39ss)
39Quelli che passavano di lì lo insultavano, scuotendo il capo 40e dicendo: «Tu, che distruggi il tempio e in tre giorni lo ricostruisci, salva te stesso, se tu sei Figlio di Dio, e scendi dalla croce!». 41Così anche i capi dei sacerdoti, con gli scribi e gli anziani, facendosi beffe di lui dicevano: 42«Ha salvato altri e non può salvare se stesso! È il re d’Israele; scenda ora dalla croce e crederemo in lui. 43Ha confidato in Dio; lo liberi lui, ora, se gli vuol bene. Ha detto infatti: “Sono Figlio di Dio”!». 44Anche i ladroni crocifissi con lui lo insultavano allo stesso modo.
L’autorità di Gesù viene schernita, la sua fede in Dio viene irrisa e quasi rinfacciata come una colpa, citando il Salmo 22. Quel Salmo che inizia con “Dio mio, Dio mio, perché…” e che rimanda all’intera composizione: pregando tutto il Salmo 22 Gesù è condotto a fare memoria della sua nascita. Se da un lato constata l’abbandono di Dio, la preghiera lo conduce alla fiducia nei confronti della madre. Una fiducia che si trasforma in rinnovata fiducia in Dio, nel suo progetto di salvezza che abbraccia l’umanità intera: dai poveri ai confini della terra a quanti dormono sottoterra. Meditiamo il testo del Salmo 22 nel tempo del silenzio.
2Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? / Lontane dalla mia salvezza le parole del mio grido!
3Mio Dio, grido di giorno e non rispondi; / di notte, e non c’è tregua per me.
4Eppure tu sei il Santo, / tu siedi in trono fra le lodi d’Israele.
5In te confidarono i nostri padri, / confidarono e tu li liberasti;
6a te gridarono e furono salvati, / in te confidarono e non rimasero delusi.
7Ma io sono un verme e non un uomo, / rifiuto degli uomini, disprezzato dalla gente.
8Si fanno beffe di me quelli che mi vedono, / storcono le labbra, scuotono il capo:
9«Si rivolga al Signore; lui lo liberi, / lo porti in salvo, se davvero lo ama!».
10Sei proprio tu che mi hai tratto dal grembo, / mi hai affidato al seno di mia madre.
11Al mio nascere, a te fui consegnato; / dal grembo di mia madre sei tu il mio Dio.
12Non stare lontano da me, / perché l’angoscia è vicina e non c’è chi mi aiuti.
13Mi circondano tori numerosi, / mi accerchiano grossi tori di Basan.
14Spalancano contro di me le loro fauci: / un leone che sbrana e ruggisce.
15Io sono come acqua versata, / sono slogate tutte le mie ossa. / Il mio cuore è come cera, / si scioglie in mezzo alle mie viscere.
16Arido come un coccio è il mio vigore, / la mia lingua si è incollata al palato, / mi deponi su polvere di morte.
17Un branco di cani mi circonda, / mi accerchia una banda di malfattori; / hanno scavato le mie mani e i miei piedi.
18Posso contare tutte le mie ossa. / Essi stanno a guardare e mi osservano:
19si dividono le mie vesti, / sulla mia tunica gettano la sorte.
20Ma tu, Signore, non stare lontano, / mia forza, vieni presto in mio aiuto.
21Libera dalla spada la mia vita, / dalle zampe del cane l’unico mio bene.
22Salvami dalle fauci del leone / e dalle corna dei bufali. / Tu mi hai risposto!
23Annuncerò il tuo nome ai miei fratelli, / ti loderò in mezzo all’assemblea.
24Lodate il Signore, voi suoi fedeli, / gli dia gloria tutta la discendenza di Giacobbe, / lo tema tutta la discendenza d’Israele;
25perché egli non ha disprezzato / né disdegnato l’afflizione del povero, / il proprio volto non gli ha nascosto / ma ha ascoltato il suo grido di aiuto.
26Da te la mia lode nella grande assemblea; / scioglierò i miei voti davanti ai suoi fedeli.
27I poveri mangeranno e saranno saziati, / loderanno il Signore quanti lo cercano; / il vostro cuore viva per sempre!
28Ricorderanno e torneranno al Signore / tutti i confini della terra; / davanti a te si prostreranno / tutte le famiglie dei popoli.
29Perché del Signore è il regno: / è lui che domina sui popoli!
30A lui solo si prostreranno / quanti dormono sottoterra, / davanti a lui si curveranno / quanti discendono nella polvere; / ma io vivrò per lui,
31lo servirà la mia discendenza. / Si parlerà del Signore alla generazione che viene;
32annunceranno la sua giustizia; / al popolo che nascerà diranno: / «Ecco l’opera del Signore!».

IV MOMENTO

PER PREGARE INSIEME
Soffrire con umiltà 
(C.M. Martini in All’alba ti cercherò)
Donaci, Signore, una vera, nuova 
e più approfondita conoscenza di te 
attraverso la sofferenza.
Fa’ che possiamo intuire con l’effetto del cuore 
il mistero tuo che è al di là di ogni comprensione.
Fa’ che l’esercizio di pazienza della mente,
il percorso spinoso dell’intelligenza,
sia il segno di una verità
che non è raggiungibile semplicemente
coi canoni della ragione umana,
mistero inaccessibile e insieme nutritivo
per l’esistenza dell’uomo,
per i suoi drammi e le sue apparenti assurdità.
Vogliamo offrirti le nostre sofferenze
e condividere le sofferenze dell’umanità,
le difficoltà nelle quali si dibattono molti cuori
per ritornare a una sempre nuova
e più vera esperienza di te.
Signore Dio nostro
tu abiti una luce eterna,
che nessuno poté contemplare se non il tuo Figlio
che ce l’ha rivelata dall’alto della croce.
Concedici di penetrare nel mistero di Gesù
così da poter conoscere qualcosa di te,
nella grazia dello Spirito santo.
Di penetrare nel mistero del dolore
con pazienza, con umiltà,
convinti della nostra ignoranza,
del molto che ancora non conosciamo
della tua Trinità d’amore,
del tuo progetto salvifico.
Fa’ che ci umiliamo nella nostra sofferenza,
per poter meritare almeno una briciola
della conoscenza di quel mistero
che ci sazierà in eterno.
Te lo chiediamo per intercessione di Maria
che ha sofferto,
ma ha creduto profondamente
ed è già pervenuta,
anche a nome nostro,
alla conoscenza perfetta della tua gloria.


Cel. Introduce il Padre nostro

T. Padre Nostro

COMUNIONE

BENEDIZIONE
Cel. Preghiamo
Ascolta, o Dio, la nostra implorazione
E fa’ risplendere la luce della tua verità
Sul popolo che ti sei scelto, 
radunandolo da tutte le terre.
Per Cristo nostro Signore.
Tutti Amen
Cel. Il Signore sia con voi
Tutti E con il tuo spirito. Kyrie eleison (3v)
Cel. Diamo lode al Signore
Tutti Rendiamo grazie a Dio

CANTO DI BENEDIZIONE

Cel. Vi benedica Dio onnipotente, Padre e Figlio e Spirito Santo.
Tutti Amen

CANTO

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Potresti leggere anche: