I MOMENTO
PER INTRODURCI
CANTO INIZIALE
SALUTO
Cel. Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito santo
Tutti Amen
Cel. Il Signore che guida i nostri cuori
nell’amore e nella pazienza di Cristo,
sia con tutti voi
Tutti E con il tuo Spirito
INTRODUZIONE DEL TEMA
(sacerdote)
INVOCAZIONE ALLO SPIRITO
SALMO 126 (125)
Quando il Signore ristabilì la sorte di Sion,
ci sembrava di sognare.
Allora la nostra bocca si riempì di sorriso,
la nostra lingua di gioia.
Allora si diceva tra le genti:
«Il Signore ha fatto grandi cose per loro».
Grandi cose ha fatto il Signore per noi:
eravamo pieni di gioia.
Ristabilisci, Signore, la nostra sorte,
come i torrenti del Negheb.
Chi semina nelle lacrime
mieterà nella gioia.
Nell’andare, se ne va piangendo,
portando la semente da gettare,
ma nel tornare, viene con gioia,
portando i suoi covoni.
II MOMENTO
PER ADORARE
ESPOSIZIONE EUCARISTICA
CANTO
BREVE SILENZIO DI ADORAZIONE
III MOMENTO
IN ASCOLTO DELLA PAROLA
Dalla Esortazione post-sinodale Evangelii Gaudium di papa Francesco (n. 2)
Il grande rischio del mondo attuale, con la sua molteplice ed opprimente offerta di consumo, è una tristezza individualista che scaturisce dal cuore comodo e avaro, dalla ricerca malata di piaceri superficiali, dalla coscienza isolata. Quando la vita interiore si chiude nei propri interessi non vi è più spazio per gli altri, non entrano più i poveri, non si ascolta più la voce di Dio, non si gode più della dolce gioia del suo amore, non palpita l’entusiasmo di fare il bene. Anche i credenti corrono questo rischio, certo e permanente. Molti vi cadono e si trasformano in persone risentite, scontente, senza vita. Questa non è la scelta di una vita degna e piena, questo non è il desiderio di Dio per noi, questa non è la vita nello Spirito che sgorga dal cuore di Cristo risorto.
La gioia di Gesù e la nostra gioia
Gesù è stato un uomo felice, contento del suo vivere? Molti padri della Chiesa sostenevano che Gesù non avrebbe mai riso. Ma non può essere così: come poteva essere accusato di essere mangione e beone senza che godesse di quei momenti conviviali. La gioia è dimensione molto importante nella vita e papa Francesco ne parla in Evangelii Gaudium 2.
Qual è lo spazio della gioia nella mia vita? Ciò che vivo quotidianamente, mi dà un senso di pienezza e di respiro?
Gesù che stava coi bambini come non poteva essere capace di divertirsi?
L’uomo riuscito non è solo l’uomo faber, ma anzitutto l’uomo ludens, che pone gesti di assoluta gratuità. In fondo tutta la storia dell’arte parla di questa dimensione ludica, della necessità dell’inutile.
La festa, in fondo, altro non è che la gioia condivisa, per dire che noi abbiamo senso per noi stessi, non per raggiungere chissà quali risultati…
La dimensione della gioia è inerente la fede cristiana: la buona notizia è ciò che dà e suscita gioia. È un vertice dell’esistenza, ci dice che la vita vale la pena di essere vissuta. È sensazione di pienezza e positività.La gioia è legata ad una attesa, ad un passato, ad un presente. Come la festa, come la liturgia. Non è solo un sentimento. È un ricevere il mondo come un dono così che noi possiamo entrare nella gratitudine, nell’eucaristia. È l’esperienza di essere abbracciati. Non dimentichiamo che felicità ha la stessa radice di fecondità. Una felicità non posseduta, ma nella quale siamo inseriti. Una esperienza di pienezza di senso. Accanto alla gioia abbiamo la festa. Altro è il divertimento, il distogliersi da ciò che è essenziale, scadendo nella superficialità.
La gioia nello spazio del dono
In Atti degli Apostoli 20, 35 si legge: “vi è più gioia nel dare che nel ricevere”. La felicità di Gesù sta nella sua relazione filiale con il Padre nella quale si sente visto, amato, riconosciuto. Ascoltiamo il Vangelo di Luca (10, 21-22)
21In quella stessa ora Gesù esultò di gioia nello Spirito Santo e disse: «Ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. 22Tutto è stato dato a me dal Padre mio e nessuno sa chi è il Figlio se non il Padre, né chi è il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo».
La gioia di Gesù diventa lode al Padre. Il contrario della felicità è l’invidia, l’incapacità di gioire della gioia altrui. L’invidioso si condanna alla infelicità. Gesù ha vissuto la felicità fecondando la vita di altri: ha guarito, perdonato, donato tempo, ascolto, energie, presenza alle persone. Ecco il suo ministero. L’esperienza pastorale, l’esperienza di servizio è esperienza di paternità.
Gioia, felicità, stupore: contro la tentazione del tutto è scontato, del cinismo, della frustrazione. Vivere la gioia è guardare il mondo con occhi rinnovati e renderci capaci di stupore.
La vita di Gesù non è stata solo una vita donata per gli altri: è stata anche una vita bella che gli consentiva di guardare alle persone senza cercare anzitutto il loro peccato. La semplicità di gustare l’amicizia e la convivialità. Non esiste solo il darsi senza misura agli altri. Abbiamo un dovere di cura anche verso noi stessi. Gesù ha saputo vivere la sua missione vivendo relazioni di amicizia, contemplando la natura, riposando. Anche questo fa parte della sua missione.
La radice profonda della gioia di Gesù ha a che fare con il senso. Abbiamo bisogno di senso più che di felicità. Anche nelle situazioni più faticose e dolorose.
La gioia del primato di Dio
Ascoltiamo il Vangelo di Matteo (13, 44-46): le parabole del tesoro e della perla
44Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo; un uomo lo trova e lo nasconde; poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo.
45Il regno dei cieli è simile anche a un mercante che va in cerca di perle preziose; 46trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra.
Forse in quelle parabole Gesù parla di sé, della scoperta che ciò che veramente è prezioso è il Regno di Dio, è il far regnare Dio su di sé. In questa scoperta il tempo è trasfigurato. Oggi è possibile trovare tracce della presenza di Dio, oggi è possibile sentire di essere amati. Da chi sono amato? Chi amo io? Questa è la domanda dietro cui può germinare una vita contenta, gioiosa. Nel battesimo di Gesù nel Giordano la voce dal cielo dichiara: “sei il mio Figlio, l’amato, in te ho posto il mio compiacimento”. Ecco ciò che tutti noi vorremmo: essere riconosciuti nella nostra unicità.
Questa consapevolezza di essere il Figlio, l’amato, è la radice profonda della sua felicità. Questo è ciò che lascia in eredità ai discepoli “perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena” (cfr. Giovanni 15, 11). Siamo unici e amati. Lì si può radicare la nostra gioia. Amati lì dove ci troviamo, così come siamo. Senza pre-requisiti. Fare fiducia all’altro così com’è. Senza preliminari operazioni di abbellimento etico.
La gioia della conversione
Ascoltiamo il Vangelo di Luca (15, 1-10). La predilezione per i perduti: “vi è più gioia in cielo…”
1Si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. 2I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro». 3Ed egli disse loro questa parabola:
4«Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova? 5Quando l’ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, 6va a casa, chiama gli amici e i vicini, e dice loro: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta”. 7Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione.
8Oppure, quale donna, se ha dieci monete e ne perde una, non accende la lampada e spazza la casa e cerca accuratamente finché non la trova? 9E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, e dice: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la moneta che avevo perduto”. 10Così, io vi dico, vi è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte».
Gesù interpreta i criteri della gioia di Dio. Qual è lo sguardo che abbiamo sugli altri? Solo con questo “sì” iniziale all’altro potremo suggerirgli una qualche via di conversione. Lo sguardo rancoroso e carico di disprezzo non riuscirà mai a generare la voglia di cambiamento.
L’esperienza della gioia che troviamo nei Vangeli ha questa dimensione del dono di sé e della gratuità dell’accoglienza dell’altro: condizione sine qua non per consentire all’altro di fare un cammino verso il Signore. Una gioia che non viene dall’umiliazione dell’altro, anche se peccatore, ma dal suo ravvedimento.
Per la riflessione personale
1. In quali circostanze possiamo dichiararci uomini/donne gioiosi?
2. Di fronte al peccato e alle meschinità degli altri, quanto scatta in me il desiderio di vederli disposti al cambiamento? O mi accontento di uno sguardo di giudizio e disprezzo?
3. Che cosa mi diverte, mi rilassa, mi fa riposare?
4. La celebrazione della domenica: adempimento burocratico o gesto festoso?
IV MOMENTO
PER PREGARE INSIEME
Dalla Evangelii Gaudium
Vergine e Madre Maria,
tu che, mossa dallo Spirito,
hai accolto il Verbo della vita
nella profondità della tua umile fede,
totalmente donata all’Eterno,
aiutaci a dire il nostro “sì”
nell’urgenza, più imperiosa che mai,
di far risuonare la Buona Notizia di Gesù.
Tu, ricolma della presenza di Cristo,
hai portato la gioia a Giovanni il Battista,
facendolo esultare nel seno di sua madre.
Tu, trasalendo di giubilo,
hai cantato le meraviglie del Signore.
Tu, che rimanesti ferma davanti alla Croce
con una fede incrollabile,
e ricevesti la gioiosa consolazione della risurrezione,
hai radunato i discepoli nell’attesa dello Spirito
perché nascesse la Chiesa evangelizzatrice.
Ottienici ora un nuovo ardore di risorti
per portare a tutti il Vangelo della vita
che vince la morte.
Dacci la santa audacia di cercare nuove strade
perché giunga a tutti
il dono della bellezza che non si spegne.
Tu, Vergine dell’ascolto e della contemplazione,
madre dell’amore, sposa delle nozze eterne,
intercedi per la Chiesa, della quale sei l’icona purissima,
perché mai si rinchiuda e mai si fermi
nella sua passione per instaurare il Regno.
Stella della nuova evangelizzazione,
aiutaci a risplendere nella testimonianza della comunione,
del servizio, della fede ardente e generosa,
della giustizia e dell’amore verso i poveri,
perché la gioia del Vangelo
giunga sino ai confini della terra
e nessuna periferia sia priva della sua luce.
Madre del Vangelo vivente,
sorgente di gioia per i piccoli,
prega per noi.
Amen. Alleluia.
Cel. Introduce il Padre nostro
T. Padre Nostro
COMUNIONE
BENEDIZIONE
Cel. Preghiamo
Signore Gesù Cristo,
che nel sacramento mirabile del tuo corpo e del tuo sangue
ci hai lasciato il memoriale della tua Pasqua,
fa’ che, adorando con viva fede questo santo mistero,
riceviamo in noi i benefici della redenzione
operata da te, nostro Signore e nostro Dio,
che vivi e regni con il Padre,
nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.
Tutti Amen
Cel. Il Signore sia con voi
Tutti E con il tuo spirito. Kyrie eleison (3v)
Cel. Diamo lode al Signore
Tutti Rendiamo grazie a Dio
CANTO DI BENEDIZIONE
Cel. Vi benedica Dio onnipotente, Padre e Figlio e Spirito Santo.
Tutti Amen
CANTO
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