VII Domenica dopo Pentecoste

  1. Alleanza, scelta, storia: tre parole chiave di questa liturgia domenicale. Domenica scorsa a tema c’era il mistero di un Dio che vuole rapportarsi all’uomo considerandolo non come un suddito, ma come un alleato: non esiste esperienza religiosa fuori del mondo ebraico-cristiano che presenti questa visione, questo orizzonte.
  1. La riflessione di oggi approfondisce e mette a tema la responsabilità, la libertà dell’uomo nel rispondere, nel decidere se aderire o meno a questa proposta. Oggi si parla di scelta, di decisione. Oggi nelle letture risuona una domanda che provoca la libertà: “chi volete servire?” chiede Giosuè agli israeliti una volta entrati nella terra promessa. “Volete andarvene anche voi?” domanda Gesù ai 12 in occasione del primo momento di crisi attraversato dal gruppo che aveva cominciato a seguirlo in Galilea.
    Ne viene fuori un Dio che non sopporta di avere a che fare con dei burattini, né con degli schiavi che per paura di andare all’inferno accettano di seguirlo e di obbedirgli. Insomma, un Dio che – come in un matrimonio – desidera avere a che fare solo con degli innamorati.
  1. Ma a quale condizione ci si innamora di un partner? Quand’è che scatta la scintilla dell’innamoramento? A mio avviso questo accade quando, a furia di conoscerlo, di frequentarlo, … ti viene voglia di fare storia con lui, di avere un futuro con lui.
    Ecco perché Giosuè – durante la solenne assemblea in cui raduna le tribù di Israele nella località a nord di Gerusalemme chiamata Sichem – nel chiedere al popolo di decidere chi avrebbe voluto servire, con chi camminare insieme, si premura di raccontare la storia di Dio con Israele. Ecco perché quando Pietro risponde alla provocazione di Gesù (volete andarvene anche voi?) si basa sulla esperienza che avevano fatto insieme, sulle parole da lui ascoltate, sull’amicizia cresciuta in quei primi mesi di frequentazione.
    Se restiamo nella metafora del matrimonio, a quale condizione passano gli anni e si decide di continuare a volersi bene, a stare insieme, ad amarsi? Intuite tutti che uno dei criteri che portano a scegliere che vale la pena di continuare è la memoria degli anni vissuti, delle cose sperimentate, dei fallimenti e dei sogni, … 
  1. Come in amore, anche con Dio non si vive di rendita. E una cosa sembra di capire: che la scelta non è fatta una volta per sempre: “Sceglietevi oggi chi servire”. Oggi. Oggi che siete a contatto con altri dei, oggi che vedete il gruppo assottigliarsi. Non basta un’abitudine, una consuetudine, un rito ripetuto: “abbiamo sempre fatto così”. Non basta. Non basta perché le abitudini, le consuetudini possono nascondere cedimenti, più o meno consapevoli, a quelli che Giosuè chiama “gli dei degli stranieri”. Ecco l’invito: “Eliminate allora gli dei degli stranieri che sono in mezzo a voi e rivolgete il vostro cuore al Signore, Dio d’Israele”. 
    Può avvenire una contaminazione, una contaminazione da idolatria: rischiamo di essere contaminati dagli idoli del nostro tempo. Un rischio c’era allora, un rischio c’è oggi. E tra le idolatrie l’accento va sull’idolatria del benessere, del mito dell’eterna giovinezza, cui possiamo aggiungere l’idolatria di noi stessi, del nostro successo, del nostro privato, del consenso altrui, della sicurezza nostra e non degli altri, del bene nostro e non del bene comune. E potremmo continuare. Gli idoli del tempo. Che si possono insinuare anche in noi che abbiamo fatto la professione di servire il Signore. Noi che frequentiamo le chiese. Preti compresi.
  1. E così, ogni giorno siamo un po’ chiamati a scegliere, consapevoli che ogni decisione comporta dei tagli (decidere ha la stessa radice di recidere) rispetto a quelle scelte, a quegli atteggiamenti, a quei modi di pensare che non sono compatibili con l’insegnamento del Dio di Gesù Cristo. Siamo chiamati ad una fede difficile, faticosa. Si capisce allora la domanda di Gesù a Cafarnao “volete andarvene anche voi?”. Pensate a quanti hanno cominciato il cammino di prima comunione assieme a voi. Quanti sono rimasti su questa strada?
    Quel giorno Pietro non aveva capito tutto certamente, ma la sua risposta è grande: “e dove andiamo? Capiamo poco anche noi, ma intuiamo che fuori di te l’uomo è destinato al fallimento, a vivere una vita d’inferno; tu non sei un imbonitore di folle, non sei un incantatore di serpenti, le tue strade sono difficilissime, ma intuiamo che sono le uniche per rendere la nostra vita una vita meritevole di essere vissuta”.
  1. Vedete, noi veniamo a messa ogni domenica proprio per rinnovare questo sì, questa alleanza. Veniamo in chiesa per rinnovare la nostra scelta. Ma capite che questo è possibile se ascoltando la Parola impariamo a riconoscere la storia di un Dio che anche in questa settimana si è fatto a me vicino.

    Lo Spirito ci sostenga e ci renda capaci di dire ancora una volta il nostro sì. 

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