Orientamenti pastorali per l’anno 2022-2023

Ancora in viaggio – Verso nuove vie, nuove forme e nuovi stili …


Indice

  1. Premessa. A che punto siamo?
  2. I punti di riferimento per il prossimo anno pastorale
  3. Alcuni snodi e priorità della pastorale parrocchiale
  4. Per nutrirci nel cammino
  5. Per concludere: una obbligatoria parola di speranza

Premessa. A che punto siamo?

A più di due anni dall’inizio della pandemia e di fronte al conflitto tra Russia ed Ucraina che ci umilia e ci inquieta – sia dal punto di vista delle conseguenze economiche e sociali, sia per la incapacità di risolvere i conflitti senza fare ricorso alla violenza – andiamo ad iniziare un nuovo anno pastorale in uno stato di confusione e fatica.
In questo clima di incertezza, non possiamo certo dire che le nostre comunità cristiane stiano tornando all’umore e ai ritmi di prima del Covid. Le nostre chiese sono ben lungi dal riempirsi come nel gennaio del 2020. Molti fedeli, molte famiglie – di ogni età – sono letteralmente scomparse dall’orizzonte. Tutta una serie di appuntamenti formativi e celebrativi assiste ad un deciso calo di partecipazione. Nella sua Proposta Pastorale l’Arcivescovo Mario parla di “un’umanità che porta segni di stanchezza, piuttosto che di slancio; di esitazione, piuttosto che di entusiasmo; travolta da una fretta di risentito recupero, piuttosto che attratta da una promessa affascinante, incerta, più che disponibile”.
Ma quel che più preoccupa è che non riusciamo ancora a trovare il bandolo della matassa: possibile che così tanta gente frequentasse la Chiesa solo per abitudine? Possibile che la pandemia abbia finito quasi per offrire la scusa per abbandonare una frequenza che non si aveva il coraggio di lasciare, ma che era vissuta con ben scarsa convinzione? Insomma, viene da chiedersi, come è cambiato in questi mesi il nostro modo di vivere la fede, a partire proprio dall’esperienza della crisi rappresentata dalla pandemia e dalla guerra in Ucraina? In che misura il Vangelo è capace di intercettare le domande della vita?
E – continua don Armando Matteo nel suo ultimo libro – “cosa resterebbe della vita degli uomini e delle donne di questo tempo se essa si riducesse unicamente ad una vana rincorsa di una eterna giovinezza che rende tutti sostanzialmente imbecilli consumatori di miscugli inutili e disattiva il carattere generativo della specie?”. Proprio perché siamo convinti che la vita dell’uomo e del mondo possono cambiare nella misura in cui si realizza un incontro con Gesù e la sua proposta di vita, ecco che non possiamo non far di tutto affinché la Chiesa che verrà recuperi il senso del suo esistere: quello di creare le condizioni per il sorgere del desiderio di un incontro con Gesù.
Ecco perché dobbiamo dirci “ancora in viaggio”, consapevoli della delicatezza del tempo che ci è dato vivere, liberi dalla pretesa di trovare facili soluzioni, serenamente consapevoli che la Chiesa che nascerà sarà ben diversa da quella nella quale siamo vissuti finora.

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I punti di riferimento per il prossimo anno pastorale

Difficoltà, preoccupazioni ed ansie non possono però paralizzarci ed inchiodarci alla nostalgia di un passato che non tornerà più. E nell’attesa che la nebbia un po’ si diradi, non possiamo stare fermi, ma coltivare una fede che sarà tanto personale – frutto cioè di una appropriazione che deve fare i conti con la libertà e la coscienza di ciascuno – quanto radicata ecclesialmente, articolata nel
riferimento al cammino della Chiesa universale, di quella Diocesana e di quella rappresentata dalla propria Parrocchia di appartenenza. Rispetto a questi diversi livelli offriamo qualche spunto di riflessione e di impegno.

La proposta del Vescovo di Milano
“Kyrie, Alleluia, Amen”, si intitola così la Proposta Pastorale 2022-2023 del vescovo Mario Delpini. «Abbiamo bisogno di riflettere sulla preghiera, abbiamo bisogno di pregare. Non riesco a non pensare che la tristezza, il grigiore, il malcontento possano avere una radice anche nel fatto che
preghiamo troppo poco». La rassegnazione di cui parla l’Arcivescovo va individuata su due fronti: anzitutto quello di un attivismo confuso, ansioso, tipico di questa fase di ripresa dopo la pandemia che rischia di considerare come irrilevante la preghiera. Il secondo riguarda una diffusa ricerca di interiorità che però non si schiude al dialogo, ad una parola del cuore che dia del “tu” a Dio e che si riduce ad una sorta di parlare con se stessi.
Una riflessione che attraversa le tante sfumature della preghiera che una Parrocchia propone ed offre ai suoi fedeli: dalla liturgia eucaristica alla conoscenza della Sacra Scrittura, dalle espressioni devozionali ai gruppi di ascolto della Parola. Se la preghiera è presente in ogni forma religiosa, la
proposta dell’Arcivescovo mette a fuoco come pregano i discepoli secondo l’insegnamento di Gesù: non perché Dio sia buono, per invocare o addirittura conquistare la sua benevolenza, ma perché Dio è buono e così dobbiamo fare noi.
Nel decimo anniversario della morte del Card. Martini, l’Arcivescovo ricorda che la prima Lettera pastorale – era il 1980 – si intitolava “La dimensione contemplativa della vita” e invitava a porre la proverbiale creatività milanese sotto l’ombrello di una interiorità da coltivare senza sosta. Seguendo questo orientamento Delpini scrive: «Vorremmo che le nostre comunità si riconoscessero anzitutto per essere case della preghiera, oltre che case della carità, scuole di preghiera, oltre offerta di doposcuola».

La lettera apostolica di Papa Francesco “Desiderio desideravi” sulla
formazione liturgica del popolo di Dio

Con inaspettata e felice sintonia, pochi giorni dopo la pubblicazione della Proposta pastorale diocesana, papa Francesco ha diffuso un documento sul ruolo che la Liturgia ricopre nella vita della Chiesa e sulla necessità di una formazione nell’ars celebrandi per giungere tutti ad una actuosa partecipatio.
A partire dalla consapevolezza che la Liturgia nella Chiesa non è una sacra rappresentazione di eventi del passato, ma la possibilità reale di vivere un incontro vivo con il Risorto, con il Verbo che si è fatto carne per entrare in comunione con ogni uomo ed ogni donna, siamo chiamati a coltivare un autentico stupore per il mistero pasquale e il desiderio di una seria e vitale formazione liturgica.

Operativamente …
Un primo adempimento che riteniamo debba scaturire da questi due documenti riguarda il “Gruppo liturgico” – da noi già presente ed operante – sul quale così si esprime Delpini: «Propongo che in ogni comunità sia operante il Gruppo liturgico per preparare e curare in modo particolare la celebrazione eucaristica domenicale, tenendo presenti i diversi orari e le specificità delle assemblee. Il gruppo sarà composto da persone che si fanno carico dei diversi aspetti della celebrazione, disponibili a partecipare a momenti di formazione, comprendente animatori liturgici, animatori musicali, sacrestano e addetti alla sacrestia, responsabile dei chierichetti…
Si devono acquisire competenze, valorizzare esperienze per curare i diversi momenti della celebrazione e la caratteristica dei tempi dell’anno liturgico: l’accoglienza e il congedo, il luogo della celebrazione, gli arredi, i paramenti, i vasi sacri, l’animazione musicale, le letture, il silenzio, il servizio liturgico.
L’attenzione del Gruppo liturgico deve essere posta anche all’invito a partecipare e a contribuire alla celebrazione rivolto a tutte le persone e i gruppi presenti, in particolare ai gruppi di fedeli provenienti da altre terre e portatori di diverse culture, perché arricchiscano la celebrazione della comunità e sentano di essere “nella loro Chiesa”, la Chiesa dalle genti».
Da sempre nella nostra Parrocchia, come in ogni Parrocchia, viene riconosciuto un “primato” a quanto rientra sotto il nome di preghiera, liturgia, celebrazione. Basti pensare alle energie messe in campo per la celebrazione dei sacramenti, per la liturgia delle ore, per l’adorazione eucaristica, per la catechesi sulla Parola di Dio, per la devozione a Maria, … La Proposta Pastorale dell’Arcivescovo e la Lettera Apostolica di papa Francesco più sopra evocate ci incoraggiano a continuare su questa strada cercando di qualificare sempre di più la proposta liturgica con la convinzione che l’anno liturgico è la struttura educativa di base attraverso cui la Chiesa fa crescere i suoi figli verso una comunione sempre più piena col Signore e tra di loro.

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Alcuni snodi e priorità della pastorale parrocchiale

Tra San Luigi e Santa Caterina: un’intera comunità che si fa educante
È ormai da qualche anno che negli orientamenti pastorali trova spazio la riflessione sulla dimensione educativa all’interno della nostra comunità. Non vogliamo riprendere la storia che ci ha condotto fino ad oggi, ma vogliamo partire da un dato di realtà: oratorio San Luigi e Scuola Santa Caterina sono i due poli educativi che raccontano la missione della nostra parrocchia per
promuovere la formazione umana e cristiana delle nuove generazioni. Questa ricchezza di linguaggi educativi e formativi è un dono e un’opportunità per tutti. Non ci spaventa l’oggettiva complessità della gestione della situazione, ma vogliamo porre l’accento sul fatto che tutto questo è una risorsa invidiabile per una parrocchia che dobbiamo riconoscere e dalla quale partire.
Mossi dalla provocazione di provare a trovare nuove vie e nuovi stili per essere Chiesa in questo nostro tempo, ci domandiamo: come abitare questi luoghi in maniera sempre nuova, perché siano effettivamente ponte tra le famiglie, i giovani di oggi, i loro bisogni educativi e la comunità cristiana che cerca nella storia il riflesso del volto di Dio che chiama l’uomo ad essere suo discepolo, pienamente libero e capace di amare?
Sappiamo che la domanda è molto alta e non può trovare immediate e facili soluzioni operative, ma al contempo abitarla è l’unica via che dobbiamo intraprendere per provare a costruire una realtà educativa credibile e che sappia affascinare i ragazzi e i giovani di oggi. Non si tratta semplicemente di riproporre modelli educativi già visti o di voler emulare proposte del passato
che hanno fatto molto bene a tante generazioni. Siamo chiamati a trovare strade nuove, non avendo paura di sperimentare dinamiche diverse, di esplorare sentieri inediti, di essere liberi di modulare il cammino tenendo conto del passo di tutti e dei tentativi da mettere in atto che, una volta verificati, potranno essere scelti oppure cambiati o anche, eventualmente, ripensati. Abbiamo bisogno per questo di un’intera comunità che, libera da ideologie o preconcetti, si senta chiamata a mettersi nuovamente in viaggio.

Operativamente …
Per continuare il cammino intrapreso e muovere i nuovi passi necessari, dedicheremo quest’anno a promuovere la ricerca di una dimensione sempre più comunitaria della cura di questi luoghi. Si riprenderà il lavoro iniziato con il progetto “Oratorio 2020”, interrotto dalla pandemia, che ha al suo centro la costituzione del Consiglio dell’oratorio quale strumento di discernimento e condivisione delle linee educative e delle proposte concrete del nostro oratorio.
Oltre agli strumenti pastorali, necessari ma mai sufficienti alla vita delle nostre comunità, l’intero anno metterà al centro il tema dell’unità e della comunione tra di noi.
La storia della Chiesa è iniziata ed è sempre ripartita da semi di comunità, che hanno incarnato la presenza di Gesù mandato dal Padre nel dono dello Spirito Santo. Non c’è carisma nella Chiesa che non abbia messo radici nella comunione fraterna e che non abbia dato frutto se non nel diffondersi di una comunione aperta ad abbracciare tutti.
Oggi, forse, Gesù cambierebbe un po’ la parola che ha detto un giorno provando compassione per le folle “perdute senza pastore” (Mt 9,36), cioè per la crisi di senso e di accompagnamento dell’umanità. Disse: “La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe!” (Mt 9,37s). Forse oggi Gesù non direbbe che la messe è molta, ma che il deserto è immenso, e ci farebbe chiedere al Padre di mandare seminatori nel deserto del mondo a gettare il seme della comunione cristiana che incarna la consolazione e che libera il cuore dell’uomo.
Comunione tra di noi che non significa appiattimento delle diversità e dei singoli carismi, ma al contrario saper riconoscere nelle differenze, il Bene che è dato per l’edificazione di tutti. Una comunione che ci precede perché è frutto del dono dell’Amore di Dio per ciascuno di noi, fondamento della nostra unità.
Partiamo dunque, e intraprendiamo insieme questo viaggio che già è promessa di benedizione.

Quale proposta di formazione socio-politica?
Lo scorso anno il nostro Consiglio Pastorale Parrocchiale ha dedicato due sessioni a riflettere sul tema dell’impegno sociale dei cristiani. Da quei due appuntamenti è scaturito l’invito alla costituzione di una commissione socio-politica allo scopo di leggere il nostro territorio, di contrastare l’indifferenza e l’astensionismo, di proporre momenti di confronto, specie in vista di
consultazioni elettorali.
La scarsa partecipazione al voto amministrativo dello scorso giugno dei cittadini sestesi (49% al primo turno e 42% al ballottaggio) e lo stile non sempre condivisibile del modo con cui è stata condotta la campagna elettorale, stanno a confermare l’urgenza di porre a tema lo spessore evangelico dell’impegno sociale e politico dei cristiani.
A queste considerazioni dobbiamo aggiungere un riferimento al fatto che – dopo la fine dell’unità politica dei cattolici – troviamo i cristiani impegnati a livello politico presenti un po’ in tutte le compagini partitiche. La domanda è se sia possibile coinvolgere questi membri delle comunità cristiane a rendere ragione delle loro scelte e del loro operato alla luce della comune fede in Gesù
Cristo. In che modo propiziare momenti di incontro e confronto senza scadere in una conflittualità che vada a ledere le relazioni di carità?

Operativamente …
Dopo i due CPP di cui si parlava, nello scorso mese di maggio si è trovato un primo nucleo di quella che potrebbe diventare la Commissione socio-politica della nostra Parrocchia. I prossimi mesi saranno il momento in cui verificare la presenza di persone disponibili a tale impegno.
Infine, non possiamo dimenticare che da alcuni anni, in occasione della festa di san Giovanni Battista, il Decanato pubblica e diffonde una “lettera alla città” attraverso la quale comunicare all’interno della Chiesa e fuori di essa ciò che ci sta a cuore in rapporto alla vita di tutti i cittadini di Sesto. Ricordiamo che quest’anno il titolo era “La città protagonista della costruzione della pace” e che anche a partire dal contenuto della “lettera” la Commissione è chiamata a proporre percorsi di
riflessione di crescita.

Il dialogo ecumenico ed interreligioso
La domanda da cui partire è: quanto i temi del dialogo sono entrati ed entrano nella pastorale ordinaria delle nostre comunità? Quanto sono diventati criterio di lettura della realtà, cultura e scelte concrete? Per gli adulti, per i giovani, per i più piccoli?
Eppure, la dimensione “multireligiosa” è ormai un dato che si può toccare con mano nei nostri territori. Non possiamo più ignorare la significativa presenza di cristiani/e appartenenti alla Chiesa ortodossa, presenti in mezzo a noi da ben prima della guerra in Ucraina. Li conosciamo? Sappiamo in che modo possono alimentare la loro fede? Quali chiese frequentano? Siamo a conoscenza che da alcuni anni la vecchia Chiesa di Cascina Gatti è stata assegnata alla comunità Rumeno-Ortodossa per la celebrazione della Divina Liturgia della domenica mattina?
Così come non possiamo chiudere gli occhi davanti alla comunità Copta-Ortodossa (cioè di origine egiziana) in costante crescita nei nostri territori e alla ricerca di nuovi spazi rispetto a quelli ormai angusti ed inadeguati di via Picardi.
Infine, non possiamo continuare a consegnare ad un gruppo ristretto di persone sensibili la relazione con la fiorente comunità islamica che – in questi anni non certo facili (v. la questione del progetto negato di edificazione di una moschea negli spazi di via Luini) – ha mantenuto un atteggiamento di dialogo operativo senza cedere a sterili lamentazioni o peggio a recriminazioni violente.
Operativamente
Se questa è la realtà da cui occorre partire, le questioni principali allora sono:

  • Come far crescere la partecipazione della nostra Parrocchia alla Commissione
    Decanale Dialogo?
  • Quali strumenti mettere in campo oltre a quelli che abbiamo già?
  • Come praticare un giudizio profetico su quanto accade?

Verso le Assemblee Sinodali Decanali
Seguendo le intuizioni del Vescovo Delpini, è in atto in tutta la Diocesi un processo di profondo ripensamento del volto del Decanato che approderà alla nascita di una “Assemblea Sinodale Decanale” che avrà il compito di ascoltare la città e i laici in essa impegnati in modo più sistematico e puntuale, per costruire insieme percorsi, ponti ed alleanze. È il modo con cui la Chiesa di Milano si colloca nel cammino mondiale del “Sinodo”; un percorso in cui tutte le comunità cristiane vogliono rileggersi per imparare sempre più ad essere luoghi in cui l’ascolto, l’accoglienza e l’inclusione diventino lo stile. Comunità capaci di unità nella diversità e per questo comunità costruttrici di pace.
Si tratta di un tema che travalica l’ambito e le competenze di una Parrocchia, ma nondimeno vuole “contagiare” ogni singola comunità cristiana ad assumere un preciso stile grazie al quale ogni battezzato venga riconosciuto come “tempio dello Spirito Santo” e dunque in grado di contribuire a
riconoscere “ciò che lo Spirito dice alle Chiese” (cfr. Apo 2). Questo è il dono che vogliamo offrire: un nuovo modo di essere comunità nella città (v. il tema scelto per la giornata di ritiro a Bose prevista per sabato 8 ottobre p.v.).

La Caritas parrocchiale: quali prospettive?
Anche la Caritas della nostra parrocchia è stata oggetto di una sessione del CPP dello scorso anno. A fronte del riconoscimento del lavoro che continua ad essere svolto con generosità e competenza in ambiti molto diversi, non possiamo non negare motivi di preoccupazione per il progressivo invecchiamento dei nostri e delle nostre volontarie, per l’urgenza di allargare il mondo dei collaboratori, per la fatica a diffondere una cultura della carità nei parrocchiani tutti, per la necessità di promuovere progetti condivisi su tutto il territorio cittadino.
Operativamente …
Per questo motivo è nostra intenzione far nascere un “gruppo di collegamento” che si ponga al servizio delle tante attività già avviate, favorendone il coordinamento, leggendo i bisogni formativi dei tanti operatori e potenziando la comunicazione – anzitutto verso i parrocchiani di Santo Stefano – affinché sia superata la tentazione della “delega”. La positiva esperienza del Fondo di solidarietà e corresponsabilità attivato per venire incontro a quanti a causa della pandemia avevano perso il
lavoro, depone a favore di uno spiccato senso di attenzione ai problemi degli ultimi della fila e ci incoraggia ad un coinvolgimento sempre più preciso ed attento.

● Il delicato tema delle strutture parrocchiali
In occasione del Consiglio Pastorale Parrocchiale del marzo 2022, si osservava che «… le tante strutture cui abbiamo dato vita nel secolo scorso ormai sono pesantemente ammalorate ed altre si mostrano superflue rispetto ad una frequenza sempre più ridotta. Il discernimento riguarda così l’individuazione di quali strutture immaginiamo saranno indispensabili per il futuro – e dunque
meritano una manutenzione – e quali potranno essere alienate. Unitamente si tratterà di individuare dove e come recuperare le risorse per le manutenzioni, per altro molto impegnative, vista la vetustà di diversi stabili parrocchiali.
Risorse che difficilmente giungeranno dalle offerte ordinarie che a malapena riescono a coprire le spese correnti», con le conseguenti preoccupazioni di quanti hanno a cuore l’oggi e il domani della nostra comunità parrocchiale.
Operativamente …
Il Consiglio degli Affari Economici e il Consiglio Pastorale della nostra Parrocchia hanno condiviso l’opportunità di alienare la struttura che negli ultimi anni figurava come “Ristorante Vecchio Teatro” e che precedentemente era la sede del “circolo san Clemente”. Come e dove investire i frutti di tale vendita? quali altre strutture mettere a reddito per garantirci un supplemento di entrate?
Sono solo alcune delle sfide che nei prossimi mesi desideriamo condividere –
secondo le modalità che riterremo più opportune – con tutti i parrocchiani che si
sentono legati a questa comunità di Santo Stefano.

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Per nutrirci nel cammino

Seguendo lo schema degli scorsi anni, ecco le indicazioni relative ad alcuni “punti di non ritorno” che riteniamo di riproporre con convinzione e di offrire in modo particolare a quanti hanno un qualche ruolo di responsabilità all’interno della comunità parrocchiale.
Dietro a questi strumenti non ci sono solo aridi calendari, ma il tentativo di tradurre i contenuti che ci sono cari all’interno di saggi e ragionevoli percorsi formativi in grado di rispondere, per quanto possibile, alle sensibilità di ciascuno.

● I Venerdì di Tabgha
La proposta per il prossimo anno avrà come titolo: Mio Dio, come sei buono. L’avventura umana e spirituale di san Charles de Foucauld.
Canonizzato lo scorso 15 maggio 2022, riteniamo possa rappresentare un “faro” per la Chiesa del nostro tempo, chiamata ad operare in un contesto che assomiglia ogni giorno di più ad un deserto, come quello di cui si innamorò l’ufficiale francese di fine ‘800, dopo essersi appassionato al Figlio di Dio che trascorse nell’anonimato e nel nascondimento di Nazaret ben trenta anni della sua vita. Così scriveva fr. Carlo alcuni anni dopo la sua conversione: “Non appena ho creduto che esiste un Dio, ho capito che non potevo fare altro che vivere per lui”.
Per questo, per metterci in sintonia con quel maestro di preghiera e di passione evangelizzatrice che fu san Charles de Foucauld, ci troveremo alle ore 21.00 di ogni primo (con qualche eccezione) venerdì del mese, nella Chiesa dell’Assunta, secondo il seguente calendario:
1° incontro: 14 Ottobre – Quasi una biografia
2° incontro: 4 Novembre – La vita di Nazaret
3° incontro: 2 Dicembre – Apostolato della bontà
4° incontro: 13 Gennaio – La preghiera
5° incontro: 3 Febbraio – Esploratore e grande lavoratore
6° incontro: 5 Maggio – Fratello universale
7° incontro: 9 Giugno – Abitare, Adorare, Fraternizzare

Una catechesi aperta al rilancio e alla costituzione di Gruppi di Ascolto della
Parola

Nella sua Proposta pastorale l’Arcivescovo Delpini insiste molto sui “Gruppi di ascolto della Parola” auspicando un loro rilancio e così scrive: «sono presenti in molte comunità e meritano di essere proposti anche là dove non sono mai stati attivati o si sono dissolti in tempo di pandemia». Negli anni precedenti la pandemia avevamo tentato un rilancio, rinnovandone il metodo e i contenuti, in sintonia con la proposta diocesana, convinti del loro valore pastorale e della loro forza di evangelizzazione. In realtà, nella nostra Parrocchia non sono decollati e la pandemia non ha certamente favorito questo progetto.
Per questo è nostra intenzione immaginare una catechesi per adulti aperta al confronto sulla Parola nei Gruppi. Avvalendoci della proposta diocesana per i Gruppi di Ascolto della Parola sul tema della Preghiera dal titolo “NELLE MANI DEL PADRE. La preghiera con Gesù in un tempo di crisi”, proponiamo una catechesi periodica per adulti, a partire da brani del Vangelo di Luca in cui
Gesù aiuta a vivere i vari aspetti e modi della Preghiera.
I partecipanti saranno poi invitati a ritrovarsi come gruppi di amici, famiglie, vicini di casa, … coinvolgendo anche altre persone del vicinato, per approfondire il tema proposto nella Catechesi unitaria, per un confronto con la vita quotidiana e con l’aiuto di schede appositamente preparate. Seguiremo il seguente calendario:
• Domenica 16 ottobre (ore 16.00): La preghiera nell’evangelo di Luca (Lc 11,1c)
• Giovedì 10 novembre (ore 21.00): La preghiera di Gesù sul monte della Trasfigurazione
(Lc 9,28-36)
• Giovedì 15 dicembre (ore 21.00): L’efficacia della preghiera (Lc 11,5-13)
• Giovedì 26 gennaio (ore 21.00): Il giudice iniquo e la vedova importuna (Lc 18,1-8)
• Giovedì 23 febbraio (ore 21.00): Il fariseo e il pubblicano (Lc 18,9-14)
• Giovedì 20 aprile (ore 21.00): La preghiera di Gesù sul monte degli Ulivi e sulla croce (Lc
22,39-46; 23,33-34; 23,44-46)
• Giovedì 18 maggio (ore 21.00): Il Magnificat (Lc 1,46-55)

● Altri appuntamenti e percorsi da definire a livello di Decanato
Verranno pubblicizzati non appena saranno definiti i relativi calendari e riguarderanno:
o Il Corso biblico che sarà tenuto da don Isacco Pagani, docente di Sacra Scrittura presso la Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale nei giorni di giovedì 6-13-20 ottobre e domenica 30 ottobre 2022 presso la parrocchia di San Giuseppe. Il tema sarà “La preghiera nel Vangelo di Luca”.
o Corso base per catechiste dell’Iniziazione Cristiana a Brugherio nei giorni 12-19-26 ottobre e 9 novembre 2022.
o Corso lettori presso la parrocchia di San Carlo nei giorni 7-9-14-16 febbraio 2023 tenuto da Sara Doh.

● Uscite, ritiri, pellegrinaggi
Si tratta di appuntamenti da mettere per tempo in agenda, se solo gli si riconosce un forte valore formativo ed aggregativo.
⇒ Bose 8 ottobre 2022: “Sinodalità, forma della Chiesa”
Sarà questo il tema della relazione che abbiamo chiesto ai fratelli e alle sorelle di Bose per accompagnarci in questo appuntamento di inizio d’anno pastorale. Sarà l’occasione per mantenerci in sintonia col cammino della Chiesa universale che si sta preparando a celebrare nel 2025 un sinodo sulla sinodalità. Papa Francesco ha scritto: “il cammino della sinodalità è ciò che Dio si aspetta dalla Chiesa del III millennio; camminare insieme laici, Pastori, Vescovo di Roma”.
⇒ Esercizi spirituali di inizio quaresima: 27-28 febbraio e 1° marzo 2023
Manteniamo, anche per il prossimo anno, questo appuntamento ormai apprezzato e valorizzato dalla nostra comunità parrocchiale. Un momento di introduzione al tempo di quaresima. Rifletteremo sulla preghiera per eccellenza, quella del Padre nostro e saremo aiutati dalle parole sapienti di don Marcellino Brivio, con questa possibile articolazione tematica:

  1. Il Padre nostro: preghiera universale o preghiera cristiana?
  2. Potente nei cieli, vicino sulla terra: alterità e intimità del Dio cristiano
  3. Il Regno, il pane e il perdono: le domande per vivere da uomini

⇒ Ritiro pre-Natale e pre-Pasqua
In vista delle grandi feste cristiane proponiamo una domenica pomeriggio di ritiro fatto di ascolto, silenzio, celebrazione e condivisione fraterna della cena.
o Prima di Natale: domenica 11 dicembre 2022.
o Prima di Pasqua: domenica 2 aprile 2023.
⇒ Pellegrinaggio di fine agosto 2023
Con un anno di ritardo, ora che le condizioni sanitarie sono migliorate, desideriamo rivolgere la nostra attenzione alla Turchia, terra di straordinaria ricchezza sia dal punto di vista cristiano che storico- archeologico. Culla della Chiesa primitiva, vive ora una stagione delicata e
sofferta, con una presenza cristiana ridotta ai minimi termini.

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Per concludere: una obbligatoria parola di speranza

Scrive Andrea Riccardi: “La crisi è una condizione normale per la Chiesa, che sa di non essere destinata al trionfo o al controllo della società… Le crisi ci sono sempre state, fin dalle origini. Il grande rischio delle crisi è accontentarsi di sopravvivere… La via, che può sembrare una non soluzione, è vivere evangelicamente nella crisi”.
Dunque, come “vivere evangelicamente nella crisi”? Salvandoci anzitutto dalla tentazione del “conteggio” che si oppone a quanto spesso il card. Scola ci proponeva: “liberi dal risultato”. Dunque, rinunciare al conteggio – cui abbiamo dato spazio nelle premesse di queste pagine – per dedicarci al “contagio”.
Scrive Erio Castellucci, vescovo di Modena-Nonantola e Carpi: “La Chiesa non cresce a forza di numeri, ma per contagio, per testimonianza… la fede si trasmette per attrazione. Essere in tanti, fare impressione, non significa molto se non mettiamo radici profonde. Quanti siamo a messa? Quante visualizzazioni ha ricevuto la predica? Quanti sono iscritti al ritiro parrocchiale? Sono domande forse utili, ma senz’altro secondarie. Non servono a vivere da cristiani felici… la domanda
essenziale per un cristiano è: come posso farmi contagiare dalla gioia del Vangelo, per essere contento e poi, a mia volta, contagioso?”.
E così conclude: “Una Chiesa in ascolto sinodale, in tutte le sue componenti, assomiglia oggi ad una spigolatrice, che scruta con attenzioni le messi rimaste, cerca palmo a palmo i chicchi di grano, raccoglie con cura tutto ciò che trova e lo dona a chi ne ha bisogno. È una Chiesa che raccoglie i germi di bene, i frutti dello Spirito, dovunque si trovino, nel campo del mondo… una Chiesa che valorizza le relazioni prima dell’organizzazione, la fraternità prima che l’autorità, l’ascolto prima che l’insegnamento, la testimonianza prima che i conteggi. Una Chiesa umile, beata,
disinteressata che usa i beni a disposizione non per la propria conservazione, ma anche e soprattutto per l’annuncio del Vangelo e la carità. Una Chiesa consapevole del fatto che gli operai sono pochi rispetto alla messe, ma consapevole anche del fatto che la messe non è su un terreno di sua proprietà, ma sul terreno del regno di Dio”.
“Tutti i giorni sono brutti per l’afflitto” sentenziano i saggi della Bibbia (Pro 15,15).
Nessuno che sia preda di una tale afflizione può essere adatto al Regno di Dio, ci direbbe il Signore. Ogni giorno che Dio manda in terra è quello buono per rimanere sulla strada, scrutare l’orizzonte e scegliere una direzione.
Sia questo lo spirito con cui andiamo ad iniziare il prossimo anno pastorale.

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