1° MOMENTO – PER INTRODURCI
CANTO INIZIALE
SALUTO
Cel. Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo
Tutti Amen
Cel. Il Signore che guida i nostri cuori nell’amore e nella pazienza di Cristo, sia con tutti voi
Tutti E con il tuo Spirito
INTRODUZIONE DEL TEMA
INVOCAZIONE ALLO SPIRITO
Con le parole di fr Charles
Lettore: Non posso concepire l’amore senza un bisogno imperioso di conformità, di rassomiglianza, e soprattutto di partecipazione a tutte le pene, a tutte le difficoltà, a tutte le durezze della vita.
Tutti: Cerca la gioia nel Signore, esaudirà i desideri del tuo cuore.
Lettore: Dobbiamo essere persone di desiderio e di preghiera… Non consideriamo nulla impossibile: Dio può tutto.
Tutti: Cerca la gioia nel Signore, esaudirà i desideri del tuo cuore.
Lettore: Vedere in ogni persona Gesù e agire di conseguenza: bontà, rispetto, amore, umiltà, mitezza.
Tutti: Cerca la gioia nel Signore, esaudirà i desideri del tuo cuore.
Lettore: Essere caritatevoli, miti, umili con tutti: è questo quello che abbiamo imparato da Gesù.
Tutti: Cerca la gioia nel Signore: esaudirà i desideri del tuo cuore.
2° MOMENTO – PER ADORARE
ESPOSIZIONE EUCARISTICA
CANTO DI ESPOSIZIONE
BREVE SILENZIO DI ADORAZIONE
3° MOMENTO – PER ASCOLTARE
PREMESSA
Charles de Foucauld è stato dichiarato “santo” il 15 maggio 2022. Fratel Carlo ha vissuto la seconda parte della vita con il “tormento” di “imitare” il Signore Gesù cui volle “assomigliare” con tutte le sue forze. “Quando si ama, si imita, si guarda il Beneamato e si fa come lui … È cosa istintiva, quasi necessaria”.
Chi è stato fratel Carlo de Foucauld? Può dire ancora qualcosa a me, a più di 100 anni dalla morte (1° dicembre 1916)? A più di 160 anni dalla nascita (15 settembre 1858)? Il carisma dei santi sta proprio qui, nella loro capacità di essere “contemporanei”.
Per rispondere conviene cominciare da uno schematico richiamo alle fasi principali della sua vita, prima della conversione e dopo di essa.
Prima della conversione si possono distinguere abbastanza chiaramente tre fasi.
Fino ai 15 anni: è la storia di un ragazzo che, avendo perduto padre e madre a sei anni, diventa chiuso, vulnerabile, suscettibile, aggressivo e impaziente; di un ragazzo che viene sballottato, a causa della guerra del 1870 tra Francia e Germania, al seguito del nonno-colonnello, fra Strasburgo, la Svizzera e Nancy; di un ragazzo che, entrando nell’adolescenza, si getta con avidità su ogni sorta di lettura, respira aria di relativismo e di positivismo, va in crisi di fede e infine perde la fede.
Dai 15 ai 20 anni: è la storia di un adolescente apatico. A 17 anni decide di prepararsi alla vita militare e sceglie Saint-Cyr perché il concorso è più facile che altrove. Carlo finisce per essere espulso per la sua indolenza accompagnata a volte da collere terribili. “A 17 anni ero tutto egoismo, empietà, desiderio di male, ero come impazzito.”
Dai 20 ai 28 anni: è la storia furente di un giovane nel quale esplode la voglia di vivere. Va alla scuola di cavalleria di Saumur e, se a Saint-Cyr era punito per la pigrizia, qui lo è per indisciplina. Diventa famoso tra i suoi compagni come organizzatore di feste. Agli esami risulterà 87° su 87. Quando il suo reggimento viene mandato in Africa egli ci va, ma portando con sè una donna (“Mimi”) e ostentando la sua relazione. Di fronte alle rimostranze dei suoi superiori, risponde che non ammette che si discuta il suo modo di concepire la vita. In conclusione, viene congedato per indisciplina aggravata da cattiva condotta notoria.
Dopo due mesi (siamo nell’81) viene a sapere che il suo reggimento entra in azione in Algeria. Chiede di rientrare nell’esercito e si getta nella guerra come si era gettato nei divertimenti; tenta di evadere dalla tristezza che lo pervade dal profondo. Diventa un soldato capace dei più gravi sacrifici, pronto a pagare di persona. Intanto – ed è fondamentale – incontra gli arabi, i fedeli di Allah.
Nell’82 esce dall’esercito per diventare un esploratore. Va ad Algeri a studiare l’arabo e il Corano, l’ebraico e la Bibbia e a preparare un progetto di ricerca. Il suo viaggio dell’83 sarà la prima esplorazione di un europeo nel Marocco: per questo riceverà la prima medaglia d’oro della Società di Geografia.
Tra l’84 e l’86 si intensifica l’influsso della cugina Maria, sostenuto dai segni di serietà germinati imprevedibilmente nella avventura africana; influsso facilitato nell’86 dal fatto che egli si stabilisce a Parigi per preparare – in una casa arredata in perfetto stile arabo – altre esplorazioni che gli permettano di dare completezza alla sua relazione geografica.
Dopo la conversione – del 1886 – inizia il tempo della maturità. Anche qui si possono individuare le tappe principali:
– Prima tappa: la ricerca di un Ordine religioso nel quale vivere pienamente la consacrazione a Dio e l’imitazione di Cristo (86-89).
– Seconda tappa: l’ingresso fra i trappisti a Notre Dame des Neiges in Francia e ad Akbés in Siria (90-97).
– Terza tappa: l’esperienza originale del vivere il mistero di Gesù a Nazaret. Questa fase ha anch’essa una continua evoluzione:
• Nazaret (e Gerusalemme) (1897 – 1900)
• Béni Abbès (1901 – 1904)
• Tamanrasset (1905 – 1916)
Tutta la vita di Carlo fino all’86 confluisce verso la scoperta di Dio; dall’86 in avanti diventa come una marea crescente caratterizzata da un’unica indistruttibile tensione: l’imitazione di Cristo.
LA CONVERSIONE 1886
1. C’è una preistoria di questo grande momento: è nell’inquietudine che non l’ha mai abbandonato lungo tutta la giovinezza:
Voi mi facevate sentire un vuoto doloroso, una tristezza che ho provato solo allora; essa ritornava ogni sera, quando mi trovavo solo nel mio appartamento… Essa mi faceva restare muto e oppresso durante quelle che chiamiamo feste: io le organizzavo, ma, venuto il momento, le passavo in un mutismo, un disgusto, una noia infiniti. Voi mi davate quell’inquietudine vaga che viene da una cattiva coscienza, addormentata ma non morta del tutto. Mio Dio, era dunque un dono vostro. Come ero lontano dal pensarlo.
La preistoria è anche – e positivamente – nella esperienza marocchina che gli ha permesso un incontro profondo con l’Islam.
2. Vi è una preparazione quasi prossima alla conversione, legata soprattutto al vivere a Parigi vicino alla cugina Maria. Fu lei ad aiutarlo a passare dalla lettura dei pensatori pagani a quella di autori cristiani. È così che va a cercare “lezioni di virtù pagana in un libro cristiano”; è così che si familiarizza quasi senza saperlo con i misteri del Cristianesimo. Oltre a questo, la cugina influisce su Carlo con la sua persona stessa e con il metodo del silenzio, come le aveva insegnato don Huvelin: “Quando si vuol convertire un’anima, non bisogna cercare di convincerla; il sistema migliore non sta nel farle prediche, ma nel farle capire che le si vuol bene”.
3. Se consideriamo l’avvenimento stesso della conversione, dobbiamo notare anzitutto un gesto che Carlo ripete per giorni e giorni: andare nelle chiese a pregare, rivolgendo a Dio quella parola che Carlo stesso avverte strana: “Dio, se esistete, fate che Vi conosca!”
L’intuizione di Carlo è che la religione non è qualcosa da imparare, ma qualcuno da incontrare e poi l’incontro e la scoperta può avvenire solo se Dio lo vuole.
A questo punto Carlo va a cercare un maestro. Per sua fortuna quel professore è don Huvelin. Probabilmente questo prete aveva visto Carlo pregare in silenzio nella sua chiesa; forse sapeva qualcosa del suo travaglio attraverso la cugina Madame de Bondy. Ma aveva anche uno straordinario dono di intuizione che gli permetteva di rispondere talvolta su questioni tormentose prima ancora che gli venissero poste.
Così scriverà fr Charles:
Facendomi entrare nel suo confessionale, uno degli ultimi giorni di ottobre 1886, mi hai dato tutti i beni … Se vi è della gioia nel cielo alla vista di un peccatore che si converte, ve ne è stata quando sono entrato in quel confessionale! … Chiedevo delle lezioni di religione … mi fece mettere in ginocchio e mi fece confessare …
4. È certamente una conversione folgorante, anche se Carlo stesso la vede come ‘compimento’ di una reale e profonda preparazione. Ciò che fa impressione è il totalitarismo che emerge in quel giorno: Carlo ha scoperto Dio, non vivrà che per Dio; Carlo si confessa e riceve Cristo nella ‘Comunione’, non vivrà che per imitare sempre di più Gesù Cristo. Per lui si tratterà di offrire a Dio e a Cristo, nella vita di ogni giorno, il proprio cuore. È tutto – e solo – quello che Carlo farà fino al giorno della sua morte.
LA “PICCOLA VITA” NEL SAHARA 1901 (Béni Abbès e Tamanrassèt)
1. Dal 1901, Carlo, a Béni Abbès, comincia a vivere seguendo la ‘Regola’ largamente rielaborata e comprendente 11 ore di preghiera e 6 ore di lavoro. Ma le esigenze della carità lo costringono a diventare elastico: riceve molte visite quotidiane, è quasi obbligato a rivolgere la parola evangelica ai soldati francesi che desiderano ascoltarlo, accoglie gente di passaggio offrendo ospitalità: “Mi vedo con meraviglia passare dalla vita contemplativa alla vita del santo ministero. Vi sono portato, mio malgrado, dalla necessità delle anime.”
Vuole la clausura e vuole insieme accogliere tutti. È così che Carlo comincia a vivere – dolorosamente – due vite insieme: quella del monaco innamorato della contemplazione e quella dell’operaio evangelico che non si separa dagli uomini.
2. Quando comincerà ad andare a Tamanrassèt, nel profondo del deserto, non oserà più parlare di clausura, non farà nemmeno il progetto di costruire un muro di cinta e si accontenterà di una capanna. Del resto, la sua residenza non rimarrà fissa: viaggerà molto per il deserto al seguito delle carovane. La Trappa è ormai veramente lontana; Nazaret è invece sempre vicina e in maniera molto più profonda che non negli anni precedenti: ha compreso che il nascondimento di Cristo ha coinciso con la incarnazione e vuole a sua volta essere sempre più immerso fra la gente per essere sempre più uno che scompare.
3. Vale la pena di ricordare che nella esperienza del Sahara viene molto in evidenza una caratteristica linea di metodo apostolico di Carlo: l’amicizia.
Con tutte le mie forze vorrei dimostrare a questi poveri fratelli smarriti che la nostra religione è tutta carità e fraternità, che il suo emblema è il cuore. Conversare, dare medicinali, elemosine, ospitalità nell’accampamento, dimostrarsi fratelli, ripetere che siamo tutti fratelli in Dio e che speriamo di arrivare tutti un giorno allo stesso paradiso, pregare per i Tuareg di tutto cuore: ecco la mia vita… Anzitutto preparare il terreno in silenzio, con la bontà, con il contatto, con il buon esempio; stabilito il contatto, farsi conoscere da loro e conoscerli; amarli dal profondo del cuore, farsi stimare e amare da loro; con ciò, far cadere i pregiudizi, ottenere fiducia, acquistare autorità – e questo richiede tempo – poi, parlare in privato ai meglio disposti, con molta prudenza, a poco a poco, a ognuno in maniera diversa, in modo da dare a ciascuno quello che è capace di ricevere.
Quando vedranno degli uomini più virtuosi di loro, più sapienti di loro, e che sono cristiani essi saranno ormai disposti ad ammettere che forse quegli uomini non sono nell’errore, e saranno ormai pronti a chiedere a Dio la luce.
Di fronte a quest’ultimo testo non si può non pensare alla conversione di Carlo e al fatto che in essa ha svolto un ruolo assolutamente preminente proprio l’amicizia: il metodo della sua conversione diviene il metodo della evangelizzazione.
4. Mentre Carlo vive una simile esperienza cristiana nella fedeltà alla decisione originaria di essere tutto di Dio e in tutto a imitazione di Cristo, fratello universale, non trascura di preparare la strada a chi vorrà divenire suo compagno mentre egli è vivo, o almeno dopo la sua morte. Il passare degli anni gli fa sentire le conseguenze dei digiuni e delle fatiche e accresce il desiderio che qualcuno possa affiancarsi a lui. Andrà in Francia per organizzare la futura congregazione. Ma tutto resterà come sospeso. Giunge anche la guerra (mondiale) a fargli rimandare i progetti di un certo assestamento. Ma quando la guerra sarà finita, anche la vita di Carlo sarà conclusa: quella raffica di fucile sfuggita a un ragazzo spaventato l’ha improvvisamente interrotta.
PERCHÉ CARLO DE FOUCAULD Cl AFFASCINA E CI METTE IN DISCUSSIONE?
- Per la scoperta che il Dio onnipotente – creduto anche dai musulmani – è entrato nella storia per prendere l’ultimo posto (v. il mistero di Nazaret).
- Per la passione con cui ha messo al centro l’imitazione non tanto del Gesù “pubblico”, quanto del Gesù “nascosto”, libero da qualsiasi ansia di prestazione.
- Per il riferimento costante e determinante al Vangelo come libro di vita, in un’epoca in cui leggere la Scrittura puzzava di “protestante”.
- Per la capacità e continua ricerca di equilibrio tra preghiera e servizio, per essere un contemplativo nel mondo.
- Per il ruolo dato alla Eucaristia, vista sempre più come il sacramento di Cristo che si dona permettendo all’uomo di sempre di averlo al proprio fianco.
- Per la scoperta dell’amicizia e della conoscenza reciproca come modalità principali per preparare le genti che non conoscono Gesù all’incontro col Vangelo.
- Per quanto può insegnare alla nostra Chiesa occidentale alla ricerca di un nuovo modo di essere Chiesa all’interno di un “deserto” rappresentato da un mondo ormai lontano dalla fede o comunque abitato da uomini e donne di altre fedi diverse da quella che ha segnato queste nostre “terre del benessere”.
4° MOMENTO – PER PREGARE INSIEME
(Preghiamo tutti assieme con le parole di fr Charles)
Padre mio,
io mi abbandono a te,
fa’ di me ciò che ti piace;
qualunque cosa tu faccia di me,
ti ringrazio.
Sono pronto a tutto,
accetto tutto,
purché la tua volontà si compia in me
e in tutte le tue creature;
non desidero niente altro, mio Dio.
Rimetto la mia anima nelle tue mani;
te la dono, mio Dio,
con tutto l’amore del mio cuore,
perché ti amo.
Ed è per me una esigenza d’amore
il donarmi,
il rimettermi nelle tue mani senza misura,
con una confidenza infinita,
poiché tu sei il Padre mio.
Cel. Introduce il Padre nostro
T. Padre Nostro
COMUNIONE
BENEDIZIONE
Cel. Preghiamo
Signore Gesù Cristo,
che nel sacramento mirabile del tuo Corpo e del tuo Sangue
ci hai lasciato il memoriale della tua Pasqua,
fa’ che, adorando con viva fede questo santo mistero,
riceviamo in noi i benefici della redenzione
operata da te, nostro Signore e nostro Dio,
che vivi e regni con il Padre,
nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.
Tutti Amen
Cel. Il Signore sia con voi
Tutti E con il tuo Spirito. Kyrie eleison (3v)
Cel. Diamo lode al Signore
Tutti Rendiamo grazie a Dio
CANTO DI BENEDIZIONE
Cel. Vi benedica Dio onnipotente, Padre e Figlio e Spirito Santo.
Tutti Amen
CANTO FINALE
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