
Una missione per formare buoni cristiani ed onesti cittadini
Poco più di un mese fa, gli italiani venivano convocati per rinnovare i loro rappresentanti nei due rami del parlamento, a seguito della caduta del Governo Draghi avvenuta lo scorso mese di luglio. Gli esiti di quella consultazione elettorale sono davanti agli occhi di tutti, così come le “reazioni” e i commenti di autorevoli esponenti dell’episcopato italiano. Di loro vorrei farmi eco ed interprete, affinchè – di fronte a determinati eventi – ci si educhi ad un “giudizio” che sia, per quanto possibile, illuminato dal pensiero della Chiesa.
All’indomani del voto fu il Card. Zuppi, Presidente dei Vescovi italiani, ad esordire con un comunicato che ruotava attorno a due tematiche, entrambi decisive: la prima legata alla preoccupazione per il crescente – e mai visto finora – livello di astensionismo e l’altra relativa al rapporto della Chiesa con il potere politico.
Circa l’astensionismo, letto come segno di un “disagio” da ascoltare con serietà, pochi giorni dopo anche l’arcivescovo di Milano, Mario Delpini, confermava la necessaria preoccupazione da parte della Chiesa e dello Stato, dal momento che la progressiva disaffezione al voto denota che “molta gente non ha interesse a decidere come dev’essere governato il Paese” e che dunque molti sono “predisposti a subire, ad essere più clienti che cittadini”. Una deriva che non può non inquietare le comunità cristiane e la loro missione a formare – per dirla con don Bosco – “buoni cristiani ed onesti cittadini”. Cristiani, cioè, capaci di sentire che la loro esperienza di fede non può chiuderli nella ricerca individualistica di un benessere incapace di prendersi cura dello stare bene di quanti abbiamo intorno a noi, vicini o lontani che siano. Una deriva che non può lasciare indifferenti gli uomini e le donne di buona volontà indisponibili a pensarsi come “utenti”, clienti di uno Stato cui “pagare” attraverso le tasse, percepite spesso, come eccessive ed ingiuste, prestazioni avvertite altrettanto spesso come inadeguate ed insufficienti.
A fronte di questa lettura, qual è il compito della Chiesa in Italia? Il Card. Zuppi lo ricorda: quello di continuare “a indicare, con severità se occorre, il bene comune e non l’interesse personale, la difesa dei diritti inviolabili della persona e della comunità”. Inoltre, “non farà mancare il proprio contributo per la promozione di una società più giusta e inclusiva”. La Chiesa non smetterà mai di rispettare le dinamiche democratiche e la distinzione dei ruoli, senza per questo scadere in un “neutralismo” incapace di offrire criteri di scelta e di giudizio. A partire dalla Rivelazione i discepoli di Gesù hanno una precisa idea di uomo, di società, di rapporti tra i popoli e con la natura che devono tradurre in scelte politiche coerenti. Per questo – conclude il Card. Zuppi – “agli eletti chiediamo di svolgere il loro mandato come un’alta responsabilità, al servizio di tutti, a cominciare dai più deboli e meno garantiti”.
Sia anche questo un criterio di giudizio dell’operato del nuovo governo italiano.
Don Roberto Davanzo
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