ANCORA IN VIAGGIO … verso il Signore che ci corre incontro per renderci fratelli di tutti
- Il Dio di cui parliamo, il Dio viaggiatore che ci corre incontro, è un Dio che non si scandalizza quando – atterrando nel mondo degli umani – trova i responsabili di questo mondo tutt’altro che impegnati nel rendere più bella la vita delle persone.
Per questo l’evangelista Luca convoca le autorità politiche e religiose del tempo per incorniciare la vicenda di questo infuocato predicatore, Giovanni figlio di Zaccaria e di un altro sconosciuto personaggio del quale non si dice il nome ma che è il Cristo, cioè il Messia, l’Inviato di Dio che Israele attende da secoli.
Si parla anzitutto di Tiberio Cesare l’imperatore: il suo governo precede e accompagna gli anni di Gesù (dal 14 al 37 dopo Cristo). E poi il suo Governatore, Ponzio Pilato, personaggio a noi ben noto per una sua spiccata attitudine a lavarsi le mani e chiamarsi fuori dalle situazioni che esigevano coerenza e coraggio; e ancora una testa coronata, quella di Erode e altri funzionari civili e i capi religiosi come Anna e Caifa responsabili della condanna di Gesù.
- Insomma, questa era la situazione della Palestina nell’anno quindicesimo dell’imperatore Tiberio: una Palestina oppressa da una potenza internazionale, frantumata in tanti piccoli regni guidati da re corrotti e immorali, sotto autorità religiose che gridavano contro Roma ma poi facevano i propri interessi di famiglia.
Ebbene, proprio in questo orizzonte disperato “la Parola di Dio venne su Giovanni, nel deserto”. E Giovanni comincia a dare la buona notizia: Dio non ha abbandonato la storia, Dio vuole tornare a camminare in mezzo all’umanità, ma bisogna preparargli la strada, vuole la nostra cooperazione. Ci regala una speranza inattesa: il mondo può cambiare, “ogni uomo vedrà la salvezza di Dio”. Ma questa speranza non è a costo zero: si dischiuderà a condizione che qualcuno si senta collaboratore di Dio, a condizione di lasciarsi un po’ cambiare i connotati. Non ci si può più mascherare sotto le appartenenze: “… e non cominciate a dire fra voi: abbiamo Abramo per padre!”. Bisogna essere disposti a cambiare, a convertirsi, perché Dio vuole suscitare figli del Regno da ogni popolo.
- Dunque, ecco le esigenti condizioni per aprire gli occhi ad una speranza che è il futuro di Dio:
- Il deserto come luogo in cui la Parola di Dio scende; dai quartieri del potere la parola va ad abitare il luogo dei senza potere, dove ha invece potere il silenzio e un faccia a faccia con Dio e con la coscienza. È qui che bisogna tornare ad abitare per zittire le chiacchiere inutili dei talk-show e mettersi in ascolto dell’unica Parola che lo merita.
- La gloria di Dio che non si misura sulla solennità dei paramenti e delle liturgie, ma sulla disponibilità a farsi contaminare da Gesù: “accoglietevi gli uni gli altri, come Cristo accolse voi, per la gloria di Dio”. La gloria di Dio sta in un uomo, una donna accogliente, una chiesa accogliente, una società accogliente. Non altrove. Inutile barare: se non si ritorna a dare agli ultimi il primo posto nella politica, nell’economia, nella stessa chiesa, … Dio viene sconfessato.
- Gli impegni per la folla, i pubblicani, i soldati hanno un filo rosso: la rinuncia ad ogni forma di corruzione ormai diventata costume nella società e che va a intaccare l’onestà e la limpidezza dei comportamenti individuali, fino a dare vita ad un disordine legalizzato. Una corruzione che passa attraverso una evasione fiscale che – se per qualcuno è un modo per sopravvivere – per troppi diventa normale stile di vita. Per dire che a furia di stare in un mondo di corruzione, di questa corruzione si diventa a poco a poco complici. Dunque, a partire da questo tempo di Avvento da parte di ciascuno di noi, sempre più si collabori con il Dio che abbassa monti e colli, che colma valli e baratri, verso una terra di equità e di limpidezza, guardando agli altri come a fratelli e sorelle, membri della stessa famiglia, da sostenere nella fragilità e non da imbrogliare per trarne giovamento.
- Queste settimane che ci portano verso il Natale cominceranno ad esser assediate, nonostante i tempi difficili, da crescenti preoccupazioni per organizzare le feste e le vacanze. Sarebbe proprio una beffa: affannarsi dietro i preparativi e dimenticarci del festeggiato, di Colui che viene.
La strada che Giovanni Battista apre è per Lui, il Signore Gesù. Non scordiamocelo in questo tempo di Avvento mentre, domenica dopo domenica, andiamo verso il suo Natale.
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