Tutti i Santi 2022

  1. Il significato della chiamata alla santità: chiamati a fare della nostra vita un capolavoro; nel libretto di Martin Buber, Il cammino dell’uomo, vengono svolte queste riflessioni: «Ciascuno in Israele ha l’obbligo di riconoscere e considerare che lui è l’unico al mondo nel suo genere… Ogni singolo uomo è cosa nuova nel mondo e deve portare a compimento la propria natura in questo mondo. Perchè, in verità, se questo non accade la venuta del Messia è ritardata … Nel mondo futuro – dice Rabbi Sussja – non mi si chiederà: perchè non sei stato Mosè? mi si chiederà invece perchè non sei stato Sussja?»
  1. Santità che un po’ spaventa dal momento che troppo spesso la retorica ecclesiastica ha portato ad esaltare lo straordinario, il miracolistico, l’eccezionale, …  con il risultato che finiamo per pensare che la santità non fa per noi; invece santità è anche sinonimo di normalità. Ricordate la riflessione di papa Francesco su “i santi della porta accanto”. La solennità di oggi non ha l’obiettivo di farci rimanere a bocca aperta davanti a figure tanto straordinarie quanto irraggiungibili. Semmai, lo scopo è quello di farci venire voglia, di farci dire “se anche questi sono diventati santi, perché non io?”. Chiamati dunque ad innamorarci della quotidianità spesso grigia e insignificante della nostra vita di tutti i giorni: è lì che cresciamo nella nostra santità, non altrove!
  1. Un cammino di santità di cui dobbiamo appassionarci, non perchè ci illudiamo di potercela fare da soli, ma perchè lo scopriamo come un dono verso la piena realizzazione di se stessi; un cammino che dovrà subito fare i conti con la nostra fragilità, col nostro peccato; un cammino che ci fa capaci di tenere i piedi per terra e di leggere la nostra realtà profonda, e capaci di trasformare il senso di colpa (che paralizza) in senso del peccato (che mette in piedi e fa camminare).
    Un cammino che possiamo immaginare articolato almeno in tre passi: 
  • riconoscere il dono che il battesimo ha prodotto in noi (destinati ad una vita altra e ad un’altra vita)
  • assecondare lo Spirito che ci attribuisce un compito, un ruolo e una abilità particolare pur all’interno della stessa missione della Chiesa
  • offrire la propria vita come “culto spirituale” legato al sacrificio di Gesù.
  1. Santo = separato, ma non per disprezzo. Il ruolo degli eremiti: lontani dal “mondo”, ma per amore dei fratelli; lontani dalla “mondanità” ma innamorati del “mondo”; minoranze profetiche e resistenti allo spirito mondano capaci di mostrare dove possa portare l’essere discepoli di Gesù, quale trasformazione della vita comunitaria ne deriva; il monachesimo antico nasce come “martirio bianco” proprio nel momento in cui la chiesa viene pericolosamente appoggiata dall’Impero che la fagocita ai propri fini, le fa perdere la carica profetica che l’aveva contraddistinta all’origine e la contamina con la sua logica di potere.
  1. Questo il senso complessivo della solennità di oggi. Ma proviamo a ripassare le letture ascoltate per crescere nella consapevolezza di questa identità bella e impegnativa che è la nostra santità. E le prime informazioni che ci vengono offerte sono molto consolanti.
    L’Apocalisse, anzitutto. Col suo linguaggio spesso immaginifico e simbolico san Giovanni ci parla di questa grande visione: una moltitudine immensa, incalcolabile, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua … con vesti bianche … che hanno attraversato la grande tribolazione, quella della vita con tutte le sue ansie e sofferenze e lacerazioni. Le vesti sono bianche non tanto per la loro virtù, ma perchè le hanno lavate nel sangue dell’agnello, quello versato da Gesù per dimostrarci fino a che punto Dio ci tiene a noi e ad averci per sempre con lui. 
    Poi il brano di Paolo ai Romani che continua il ragionamento. Se Dio è arrivato al punto di mandare il Figlio a parlarci del suo amore per noi, che cosa dovrà più spaventarci? Impariamola a memoria questa pagina di Paolo per i momenti di buio, di paura per il nostro futuro e quello dei nostri cari. Se Dio è con noi, chi sarà contro di noi? Chi ci separerà dall’amore di Cristo? Nè morte nè vita, nè angeli nè principati, nè presente nè avvenire … potrà mai separarci dall’amore di Dio. Affermazioni – badate bene – capaci di mettere una grande pace nei nostri cuori agitati, ma insieme di tenere vivo il nostro impegno, la nostra attività. Pace nel cuore, ma grande intraprendenza: questo è il segno di una santità vera.
  1. Infine, la indimenticabile pagina delle beatitudini che il Vangelo ci ha riproposto. Anche questa una delle pagine da imparare a memoria per poterla costantemente gustare e assaporare. Una pagina che, come intuiamo, non ci chiede anzitutto delle cose da fare, che non è una serie di comandamenti. Semmai una pagina che ci descrive il volto di Gesù, come Gesù è vissuto e come ha vinto la gara della vita. Le beatitudini sono la descrizione dell’umanità di Gesù, quella umanità che è stata capace di sconfiggere l’inimicizia, la cattiveria, l’odio e la morte. Le beatitudini sono una strada su cui Gesù ha camminato e ha vinto. Certo, una strada impegnativa, faticosa, in salita: noi spontaneamente sceglieremmo quella che va nella direzione opposta, quella della voglia di primeggiare, quella dell’arroganza, quella dell’accaparramento e che porta solo ad un mondo di conflitti e infinite sofferenze e vendette. La strada delle beatitudini, la strada di Gesù è la strada della santità, la strada di Dio, la sola capace di portarci già su questa terra ad un anticipo di paradiso, a farci gustare quella che sarà la nostra ricompensa nei cieli…

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