Per una Caritas sempre più motore di carità cristiana

Per una Caritas sempre più motore di carità cristiana

A partire dal senso di fraternità universale che ci viene dal Vangelo di Gesù

Lo scorso giovedì 24 novembre si è tenuto il primo appuntamento previsto all’interno di un cammino di formazione di base rivolto a quanti già operano nei tanti gruppi caritativi della Parrocchia di Santo Stefano e a quanti potrebbero essere interessati a offrire il loro contributo.

Come abbiamo potuto leggere nello Speciale Caritas redatto in occasione della Giornata Diocesana Caritas che si è tenuta domenica 6 novembre u.s., le realtà che da anni si occupano di offrire forme di sollievo e di sostegno alle diverse fragilità che si incontrano sul nostro territorio, sono molteplici e caratterizzate da generosità e competenza. Nondimeno, la complessità del momento che stiamo attraversando, l’inevitabile turnover, alcune figure di riferimento che ci hanno lasciato, ci inducono a elaborare strategie sempre nuove per rilanciare, rinforzare e potenziare le risorse presenti cui dobbiamo anzitutto dire “grazie” per l’opera che stanno svolgendo ormai da decenni.

Una di queste strategie riguarda l’offerta di momenti di formazione capaci di ridare slancio ed entusiasmo agli operatori attuali e a quelli che vorranno aggregarsi lungo il cammino. Per questo motivo abbiamo iniziato a proporre un primo momento di riflessione con l’ambizione di offrire i “fondamentali” della realtà della Caritas e della sua metodologia. A fine anno pastorale – tra maggio e giugno -, un secondo momento cercherà di chiudere il cerchio sul piano parrocchiale, mentre dopo il Natale aderiremo ad una serie di tre appuntamenti di respiro decanale, sul tema dell’ “ascolto” organizzati con la collaborazione di Caritas Ambrosiana.

A questi appuntamenti abbiamo invitato alcuni “esterni” ai quali chiederemo – al termine di questo cammino – di provare ad immaginare in che modo supportare i gruppi caritativi operanti rispetto ad una esigenza di maggiore coordinamento, di lettura dei bisogni formativi e spirituali, e di una più efficace comunicazione con il resto della comunità. Non possiamo infatti dimenticare che il senso ultimo della presenza della Caritas in una Parrocchia non è solo la pretesa di rispondere ai bisogni delle persone in difficoltà, quanto il tentativo di essere un elemento di animazione per ogni fedele, un pungolo a sentire che la lotta contro la povertà passa attraverso la crescita del senso di fraternità universale che ci viene dal Vangelo di Gesù.

Ecco, dunque, il contenuto del primo incontro effettuato: scoprire da quale cammino ecclesiale è nata la Caritas in Italia e quale fu il “mandato” che papa Paolo VI le affidò fin dal 1972 quando affermava che «… la vostra azione non può esaurire i suoi compiti nella pura distribuzione di aiuto ai fratelli bisognosi… Al di sopra di questo aspetto puramente materiale della vostra attività emerge la sua prevalente funzione pedagogica, il suo aspetto spirituale che non si misura con cifre e bilanci, ma con la capacità che essa ha di sensibilizzare le Chiese locali e i singoli fedeli al senso e al dovere della carità in forme consone ai bisogni e ai tempi».

E dal “mandato” al “metodo”: senza ignorare la preziosità delle innumerevoli agenzie caritative laiche o religiose, quale è lo specifico del modo di operare della Caritas? Nel tentare di rispondere a questa domanda, rifletteremo anche su quale struttura organizzativa darci, affinché le energie presenti ed operanti trovino ulteriore smalto e maggiore efficacia e visibilità per riuscire a suscitare nuove disponibilità e nuove vocazioni di impegno nella carità.

Don Roberto Davanzo

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