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- Nella festa dell’Epifania abbiamo osservato che i Magi furono i primi stranieri a riconoscere nel bambino di Betlemme il Messia, l’Inviato di Dio. Dunque, dopo di loro il termine “straniero” non dovrebbe più avere diritto di cittadinanza. Gesù non è venuto solo per i figli del popolo di Abramo, ma per l’intera umanità. Davanti a lui cade l’opposizione tra noi e gli altri, la mia gente e gli stranieri. Davanti a lui siamo tutti in ginocchio, tutti fratelli, senza privilegi. Davanti al bambino di Betlemme, comincia un popolo che non conosce privilegi di razza, di lingua, di religione. I Magi anticipano quella unità e fraternità del genere umano che resta un sogno e un ideale da realizzare nella fatica dei giorni. Anzitutto un sogno di Dio! Ecco perché abbiamo definito l’episodio dei Magi “epifania”: quel giorno Dio ha manifestato il suo sogno, il suo desiderio sull’umanità.
- Ebbene, quel popolo che Dio sogna nasce a partire da un gesto – il battesimo – che tutti abbiamo vissuto nella nostra infanzia ripetendo quello cui Gesù stesso si era sottoposto e che oggi celebriamo. Un gesto che porta dentro di sé ben più che un rito di purificazione. C’è di mezzo la possibilità di acquisire una nuova identità che Paolo definisce con queste parole: “concittadini dei santi e familiari di Dio”. Indipendentemente dal sangue che scorre nelle nostre vene o dal colore della nostra pelle o dalla terra in cui siamo nati. È sempre Paolo che ci spiega che se prima di Gesù l’umanità era divisa tra “i nostri” (ebrei, destinati all’amore di Dio, alla sua benedizione, …) e “le genti” (destinate a brancolare nel buio, prive dell’amore di Dio, …), con la croce di Gesù quel muro che divideva l’umanità è stato abbattuto per sempre e sono state poste le condizioni per superare ogni chiusura, campanilismo, nazionalismo, sovranismo, … che ti fa guardare all’altro come ad un avversario, un nemico da cui difenderti. La comunità nata da Gesù dovrà avere queste caratteristiche: in essa nessuno è straniero, ospite permanente o di passaggio. “Concittadini dei santi e familiari di Dio”: nella comunità di Gesù non ci sono extra-comunitari di alcun genere!
- Quel giorno, sulle rive del Giordano Dio ha manifestato il sogno di Dio senza gesti eclatanti, senza solennità. Gesù manifesta il sogno del Padre nascondendosi dentro l’umanità, in coda con la folla di peccatori che chiedevano a Giovanni un gesto di purificazione. E in quel momento anonimo e apparentemente insignificante l’evangelista annota che “si aprirono i cieli” e una voce dal cielo dichiarava: “questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento”. Per dire che con Gesù i cieli si sono aperti e quel Dio che nessuno può vedere si manifesta, ma lo fa nascondendosi sotto i tratti del volto umano di Gesù di Nazaret. Davanti al Figlio di Dio che si mette in coda coi poveracci, persino i cieli sono costretti ad aprirsi: finalmente c’è qualcosa di nuovo sulla terra dopo tante, infinite, ovvietà. Finalmente Dio non era più quello che sta ben lontano da noi povera gente che per averlo vicino doveva fare sacrifici e offerte. Finalmente c’era qualcosa da guardare e da approvare. Già, perché grazie a quella voce che viene dal cielo è come se Dio dicesse: “Non è stato il gesto di un esaltato. Uno che si comporta così è mio figlio, il mio prediletto, io, il Padre, sono come lui ha fatto vedere, non come preti, teologi e sapienti hanno cianciato. In uno che inizia così la sua missione c’è tutto il mio compiacimento”.
- Concludo: la carta di identità del Figlio di Dio in mezzo agli uomini è quella di uno che si fa fratello, che si mischia con i peccatori, che si fa solidale con tutti. Uno che esalta la fraternità al di sopra di ogni distinzione o separazione.
E se questa è la carta di identità del Figlio di Dio, noi che nel battesimo siamo diventati a nostra volta “figli”, membri della stessa famiglia, noi che portiamo lo stesso cognome di Gesù, non potremo mai tentare di appartarci, di essere segregati, ma dovremo desiderare di essere con tutti, compagni di viaggio di tutti…
Da quel giorno, questa è la nostra vera carta di identità.
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