Epifania del Signore – Liturgia vigiliare vespertina

  1. Non vorrei che pensaste ad un errore del tipografo che inavvertitamente ha scambiato il vangelo dell’Epifania con quello del Battesimo di Gesù. In realtà, tutto il mistero del Natale è una grande “epifania”, una grande manifestazione del Dio nascosto, del Dio ignoto, del Dio tre volte santo, cioè tre volte separato, diverso, non raggiungibile nè attraverso abili e sottili ragionamenti (il Dio dei filosofi), nè attraverso buone azioni e sacrifici e rinunce. Lo spiega benissimo Paolo nella lettera a Tito: “quando apparvero la bontà di Dio e il suo amore per gli uomini … non per opere giuste da noi compiute, ma per la sua misericordia”. 
    Dunque, c’è un Dio che decide di farsi vedere, di manifestarsi agli uomini, perchè senza questa manifestazione, senza questa iniziativa di Dio l’uomo non sarebbe mai riuscito a capire qualcosa di Dio nè di se stesso e avrebbe vissuto la vita a tentoni, barcollando nel buio.
    Questo Dio si manifesta solo perchè ama l’uomo, perchè lo ha creato per averlo come suo intimo e allora fa di tutto per fargli venire la voglia di entrare in comunione con lui.
    Tutto questo avviene “gratis”, per la sua grazia, scrive Paolo, affinchè l’uomo non arrivi mai a illudersi di potersi meritare l’amore di Dio.
  1. Abbiamo ridotto la solennità dell’epifania all’episodio dei Magi di cui parlerà la liturgia di domani. Questa liturgia vespertina invece offre uno sguardo più ampio su di un Dio che non si accontenta di esistere. Vuole esistere-per-noi uomini e vuole che noi uomini lo sappiamo. Ogni discorso sul Dio dei cristiani è anche un discorso su quella che chiamiamo la storia della salvezza, sulla fantasia di questo Dio nel farsi conoscere e apprezzare dall’uomo, affinchè l’uomo viva una vita umana, bella e felice. Una storia che le letture di questa liturgia riassumono a partire dal tema del farsi vedere di Dio. “Una stella spunta da Giacobbe” (1^ lett.); “Nel giorno della salvezza ti ho aiutato” (2^ lett.); Elia che viene visto da Eliseo mentre è assunto in cielo (3^ lett.); il ferro della scure che cade nel Giordano e dal Giordano riaffiora… (4^ lett.). Lo vedremo ancora domenica prossima nel battesimo di Gesù del Giordano e in quella successiva quando mediteremo sul primo dei suoi segni: 600 litri di acqua trasformati in vino durante una festa di nozze, un Dio amico della festa e della felicità dell’uomo.
  1. Ecco perché il vangelo di questa celebrazione diventa una preparazione alla festa del battesimo di Gesù che sarà una ulteriore manifestazione, un altro momento in cui Dio dice qualcosa di sé all’uomo. Nell’episodio di questa sera Giovanni battista apre uno spiraglio sul mistero di Gesù: “viene dopo di me, è più giovane di me – ricordate – ma era prima di me”. In quell’uomo di nome Gesù è presente il mistero del Figlio di Dio che affonda la sua esistenza nella notte dei tempi, che esisteva prima ancora di apparire, di manifestarsi nel bambino di Betlemme, nel rabbi di Nazaret. Su di lui è lo Spirito che lo rende una cosa sola con il Padre e la sua missione è quella di battezzare nello Spirito Santo, di far sì che ogni uomo possa essere immerso, possa andare a fondo (questo significa il verbo battezzare) nel mistero stesso di Dio, perchè entri in una comunione piena di vita con colui che è la sorgente della vita.
  1. Il Natale è molto più che sentirsi più buoni o organizzare un pranzo per i senza dimora di una città. Epifania è molto più che la festa dei magi o della befana. C’è di mezzo un Dio che non esiste per se stesso, ma per noi e che ce lo ha mostrato. C’è di mezzo la possibilità stessa di sapere che la nostra vita è molto più che un affannarci senza sosta. C’è di mezzo la possibilità di conoscere ed incontrare un Dio che ci vuole in comunione con lui per rendere la nostra vita e quella degli altri uomini una vita da fratelli.

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