II Domenica dopo l’Epifania

  1. Anche oggi è epifania. Se avete notato, questo brano del vangelo si chiude con il verbo “manifestare”: “egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui”. Il primo segno che Gesù compie all’inizio della sua missione, il segno di Cana, serve a mostrare la gloria di Dio, quando Dio è glorificato. “L’inizio dei segni” dice il vangelo, con cui Gesù farà vedere che la “gloria” per lui non è qualcosa di scenografico, di appariscente, come pensiamo noi uomini. La “gloria” per Gesù è che l’uomo sia felice e Dio è glorificato non nelle solenni liturgie, ma nella edificazione di un mondo in cui trovi dimora la giustizia e ciascun uomo trovi risposta ai suoi bisogni e ai suoi desideri più profondi. Siamo dunque di fronte ad una terza epifania, dopo quella dei Magi e del Battesimo. In un antico commento veniva messo in evidenza come questa scaletta di manifestazioni riguardava spettatori sempre più ristretti: quella dei Magi era rivolta alle genti, quella del battesimo ai Giudei, quella di Cana ai discepoli. Alle genti si diceva che Dio si è fatto bambino, agli ebrei che quell’uomo nel Giordano è il Figlio amato di Dio, ai discepoli che quel Dio è glorificato quando l’uomo vive una vita umana, fatta di fatiche, ma anche di amore e di gioia.
  1. Il primo “segno” che Gesù compie viene operato nell’orizzonte gioioso e allegro di una festa di nozze di giovani sposi. Che è come dire che Dio si rende presente (“e c’era anche Gesù…”) e soprattutto ama manifestarsi dove si fa festa e gli uomini e le donne di questo mondo sono felici e gioiosi. Un Dio che ama manifestarsi, ad esempio, anche nelle nostre messe domenicali quando vengono vissute con passione e sentimento, liberi da formalismi e abitudinarietà. La manifestazione di Cana ci racconta di un Dio che fa fatica a stare dentro certe situazioni dove prevalgono la rigidezza e l’indifferenza. Ci racconta di un Dio che ama sbilanciarsi quando si tratta di rapportarsi, di comunicare, di amare. Un Dio che forse sbufferebbe davanti a certi ritualismi e che quando ha cercato tra le esperienze vissute dagli umani quella più capace di rappresentarlo, non è stato in grado di trovarne una più eloquente che la storia d’amore di un ragazzo e di una ragazza. Che bello un Dio che non disdegna l’ebbrezza del vino, la gioia del canto, l’abbraccio dell’amore!
  1. Ma la pagina di Cana, al di là della sua apparente ingenuità, potremmo considerarla anche come “il testamento di Maria”, di quella madre di Gesù che – diversamente da quanto una certa spiritualità ci ha fatto credere ultimamente – nei vangeli pronuncia ben poche parole. A Cana ne dice sostanzialmente due. La prima suona così: “non hanno più vino”. E mi piace leggerla come l’espressione di una premurosa attenzione di Maria che, sola tra tutti i commensali, intuisce il disagio degli sposi. Ecco chi è Maria: uno sguardo attento, intuitivo, che sa leggere il nostro bisogno, ciò che manca alla nostra gioia. Per questo il popolo cristiano si rivolge istintivamente a lei nei momenti del bisogno, della sofferenza. Ma mi piace leggere dietro quel “non hanno più vino”, anche la preoccupazione per una fede dichiarata, anche praticata, ma vissuta senza passione, per abitudine, per paura, senza il desiderio di approfondirla, di raccontarla, …
  1. In questo testamento di Maria c’è una seconda parola che viene rivolta ai servi: “qualsiasi cosa vi dica, fatela”. Maria non interviene per risolvere il disagio di quegli sposi: il suo compito è quello di indicare nel suo Figlio l’unico Signore al quale dobbiamo volgerci. In questo Maria appare come la grande educatrice della nostra fede: ci indica la strada, ci invita ad ascoltare le parole di suo Figlio per realizzarle. Dopo questa parola non abbiamo più, negli evangeli, altre parole di Maria. Questa è la sua ultima parola, come una consegna, un testamento. Altro Maria non dice, perché in questo invito ad ascoltare e realizzare la parola di suo Figlio Gesù, è detto tutto e di null’altro abbiamo bisogno.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Potresti leggere anche: