1. All’inizio di questa settimana santa, nella liturgia della domenica delle Palme si parla di sguardi, di profumi e di donne.
C’è anzitutto un invito a guardare, a fissare lo sguardo su Gesù, dice la lettera agli Ebrei, che “sopportò la croce … e si è assiso alla destra del trono di Dio”. Ecco a cosa serve una settimana santa: a orientare lo sguardo sul Signore crocifisso e risorto, perchè la corsa, quella della vita non sia vana, non sia un correre a vuoto.
E capite che “fissare lo sguardo” è di più che “guardare”. Parla di una insistenza, parla della voglia di sconfiggere la tentazione di guardare dall’altra parte, di voltar via la faccia tutte le volte che una visione ci disturba troppo. Ne parlava anche il rotolo di Isaia: “Uno da cui si volta via la faccia”. Quante volte capita anche oggi di voltar via la faccia da persone o popoli che portano sulle spalle drammi inquietanti, quasi fossero castigati o percossi da Dio. Potremmo parlare dell’Iran, di chi scappa dall’Afghanistan, dei profughi ammassati sulle coste del nord Africa. Capite che se li guardiamo come i “castigati da Dio” abbiamo il diritto di voltar via la faccia, di distogliere lo sguardo da eventi che, accadendo, ci disturbano. Ricordate la domanda dei discepoli davanti al cieco nato: “chi ha peccato?”, un modo elegante per non sentire il dovere di assumere qualche responsabilità verso chi soffre, per sentirci autorizzati a voltare via la faccia. “Globalizzazione dell’indifferenza” l’ha definita papa Francesco.
2. Dopo aver parlato di sguardi, parliamo di profumi e di donne. E lo facciamo entrando silenziosamente nella casa di Betania abitata da diverse persone, ma chi di loro ha fisso lo sguardo su Gesù, sul suo modo di amare così esagerato?
Il racconto ci fa intuire che in quella casa erano presenti quelli che vanno pazzi per i miracoli, quelli che accorrono ad ogni Madonna che piange, smaniosi di vedere Lazzaro redivivo.
Ma c’erano anche quelli preoccupati per il loro potere e quindi intenzionati a fermare un personaggio così pericoloso, così rivoluzionario.
E poi c’erano anche i discepoli, con tutti i loro programmi di carità, disturbati da quello spreco di unguento così prezioso, così costoso, versato sui piedi di Gesù.
Ma c’era anche una donna, una vera amica di Gesù, capace di tenere fisso lo sguardo su di lui e quindi in grado di intuire la tristezza che lo abitava in quella vigilia di morte. E intuendo il suo eccesso d’amore nei nostri confronti, quell’eccesso di amore che lo porterà fino sulla croce, ecco il gesto del profumo che invade la casa, che vince l’odore della morte, quell’odore di cui aveva paura Marta, sua sorella, di fronte all’ordine di Gesù di spostare la pietra del sepolcro di Lazzaro.
“Lasciala fare – risponderà Gesù all’obiezione dei discepoli – perchè ella lo conservi per il giorno della mia sepoltura”. Certo quel profumo svanì in pochi secondi, ma il profumo delle donne sarà ancora vivo nel momento della sua morte e della sua sepoltura.
Provate a pensare. Il giorno della croce, quando il Signore da quel legno profumerà d’amore la terra, ancora una volta troveremo solo le donne a fissare lo sguardo su Gesù.
Ma saranno ancora loro a preparare, dopo la sua morte, i profumi da usare una volta passato il riposo del sabato, come estremo gesto d’amore per l’amico perduto.
L’olio profumato, lo intuiamo, parla dell’amore. Era puro nardo quello che Maria versò su Gesù. In un altro libro della Bibbia, il Cantico dei Cantici, il nardo è il profumo che l’amata effonde sul suo amato, a dire che è dall’amore che viene profumata la casa, la chiesa, la terra.
3. Dunque il profumo, le donne, lo sguardo. Ecco a che cosa servirà questa settimana santa. A imparare da quelle donne l’amore tenace che fissa lo sguardo su Gesù, su ogni sofferenza, che non gira la faccia dall’altra parte, ma accetta lo scandalo di un mondo in cui il dolore e l’ingiustizia ancora la fanno da padroni e la morte effonde il suo disgustoso olezzo. Contro questo disgustoso olezzo abbiamo solo un antidoto: quello del profumo di un amore donato come Gesù, come Maria, gratuitamente, esageratamente.
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