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- Oggi è il cuore di tutto, oggi è l’ombelico del cristianesimo; se immaginiamo la fede cristiana come una piramide rovesciata, quello che celebriamo oggi è la questione centrale: dire “Gesù è risorto”, significa molto più che credere che un morto è tornato in vita, ma è dire che quell’uomo morto di croce era Dio stesso e che ora vive e anche io possono incontrarlo e la mia vita può diventare più bella, può cambiare! Gesù che risorge significa che il modo in cui Gesù è vissuto e il modo in cui è morto è l’unico modo per non rendere la nostra vita un agitarci senza risultato. È l’unico modo per vincere la gara della vita. È questo il punto su cui la piramide del cristianesimo poggia; se sta questo, tutto il resto tiene; diversamente tutto crolla!
- Quando Paolo scrive la prima lettera ai Corinzi la Chiesa c’era già e i cristiani credevano alle poche cose che Paolo riporta:
“Cristo morì per i nostri peccati. Fu sepolto. È risorto il terzo giorno. Apparve a Cefa e ai Dodici”
Si tratta delle fondamenta della nostra fede, il minimo sindacale. Per meno di così è dura dirsi cristiani.
Ma oggi voglio fermarmi su un passaggio poco sottolineato nella predicazione da noi sacerdoti, eppure di estrema importanza: “fu sepolto”: Gesù non è risorto appena morto, facendo saltare via i chiodi dalla croce, umiliando i suoi massacratori. Gesù non è solo morto: ha fatto l’esperienza di essere morto, di stare nel sepolcro.
- Che significa questo? Dal punto di vista di Gesù la sepoltura parla di un Dio che non si è accontentato di morire, ma ha voluto provare anche il freddo della pietra del sepolcro. Per la fede dei cristiani quello è stato un giorno decisivo: è il giorno della “discesa agli inferi”. Gesù ha provato che cosa significa andare all’inferno, nel punto più lontano dal Padre, che cosa significa vivere senza Dio. C’è un bellissimo affresco in una chiesa sul lago Maggiore: Gesù scende nel regno dei morti per riaprire la strada per il paradiso, ma non ci va da solo: lo accompagna non qualche santo dell’antico testamento, bensì quel ladrone che era stato crocifisso con lui. La sua morte non è stato un insuccesso. Era la strada obbligata per portarci la sua vita, per distruggere la morte dal suo interno. Era l’unico modo per legarsi a tutti gli uomini. Se fosse stato potente alla maniera degli uomini che pensano di vincere nella vita, si sarebbe legato solo a pochissimi. Con la sua morte, con la sua sepoltura, con la sua discesa all’inferno non c’è uomo che non abbia raggiunto, che non abbia toccato, contaminato con la forza di una vita più forte della morte.
Sei disceso sulla terra per salvare Adamo
E, non avendolo trovato sulla terra, o Signore,
sei andato a cercarlo fino agli inferi.
(dalla liturgia orientale)
- Dal punto di vista dei discepoli – e quindi di ciascuno di noi – la sepoltura di Gesù significa che lui ora sa che significa il fallimento di tante attese e la vergogna per il proprio tradimento; significa che anche se Gesù è risorto, la condizione della nostra vita è ancora legata all’esperienza del buio della morte e quindi non siamo né degli invasati con la testa tra le nuvole, né che ci possiamo autorizzare a smettere di lottare per rendere questo mondo più giusto e a misura di uomo. E così voglio pensare soprattutto, in questo momento, ai malati, a coloro che soffrono sotto il peso di diagnosi infauste, a coloro che non sanno a chi comunicare la loro angoscia… Penso, insomma, a tutti coloro che sentono nella carne, nella psiche o nello spirito lo stigma della debolezza e della fragilità umana: essi sono probabilmente la maggioranza degli uomini e delle donne di questo mondo. Per questo vorrei che la Pasqua fosse sentita soprattutto come un invito alla speranza anche per i sofferenti, per le persone anziane, per tutti coloro che sono curvi sotto i pesi della vita, per tutti gli esclusi dai circuiti della cultura predominante, che è (ingannevolmente) quella dello «star bene» come principio assoluto. A quanti stanno male vorrei che l’annuncio della Pasqua fosse un ripetersi con audacia che non c’è proporzione tra quanto ci tocca soffrire e quanto attendiamo con fiducia. Che c’è qualcuno che mi ama talmente da farmi sentire pieno di vita persino nella debolezza, che mi dice «io sono la vita, la vita per sempre».
- Il vangelo di Giovanni racconta che al mattino di Pasqua Maria di Magdala, dopo aver trovato il sepolcro vuoto e dopo aver incontrato Gesù vivo, corse a dirlo ai discepoli: troppo grossa questa scoperta da non essere condivisa; troppo grandi le conseguenze sulla vita degli uomini da pretendere di tenersela gelosamente per se stessi; una notizia così se non la fai circolare marcisce, diventa inutile: sapere che il crocifisso è risorto ed è vivente può fare scoppiare il mondo e farne nascere uno nuovo.
Dunque, una notizia dedicata …
– a chi non si accontenta,
– a chi questa vita non gli basta,
– a chi non ci sta a vivere solo tribolazione e stenti,
– a chi non può sopportare che si trascorra un’esistenza su una sedia a rotelle,
– a chi non riesce a capacitarsi che miliardi di uomini non hanno mai visto un giorno di pace
dunque, spero anche a te!
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