Veglia Pasquale

  1. Questa sera tutto profuma di passaggio. Ma di un passaggio silenzioso, ben diverso da quello di cui ci ha raccontato il libro dell’Esodo, quando gli israeliti lasciarono l’Egitto attraverso il mar Rosso. Il passaggio di stasera è passaggio silenzioso, come quello dei rami degli alberi che si gonfiano di gemme al passare dall’inverno alla primavera, come quello dal buio alla luce. Ebbene, è passaggio, silenzioso passaggio, anche la risurrezione.
  1. Pensate al paradosso. Questa festa che per noi cristiani è la festa più grande, quella che ha ribaltato la storia e la vita del mondo, trova la sua origine in un fatto discreto, mite, silenzioso. Gesù risorgendo non esce dalla tomba con bandiere e schiere d’angeli. Non ci sono trombe nè effetti speciali. Se l’avessimo inventata noi la risurrezione avremmo creato l’evento, come spettacolo di massa, convocazione di folla, lampi di luce e di gloria. E invece nulla di tutto ciò.
  1. Nessuno ha visto il Signore risorgere, uscire dalla tomba. Il Vangelo di Matteo ci parlava di una pietra rotolata via dal sepolcro. Ma se leggiamo attentamente scopriamo che non fu Gesù a spalancare il sepolcro. Fu un angelo del Signore a rotolare via la pietra e non per far uscire il Signore che già non era più tra i morti, ma per mostrare alle donne che la tomba era vuota. Non interessava come Gesù fosse risuscitato. L’importante era dire che il Signore non va cercato tra i morti, che lui è il vivente, che ci precede sulle nostre strade. “Presto, andate a dire ai suoi discepoli: è risuscitato dai morti, e ora vi precede in Galilea”.
  1. Ora non lo vediamo. Anche questa sera non lo vediamo. Ma è il Vivente. Lo sentiamo tra noi. È la sera del Passaggio. Passa silenzioso come passa silenziosa la luce. Passa impalpabile, come la brezza leggera del vento. La luce e il vento del Signore risorto passano silenziosi, come brivido, nell’acqua e nell’olio con cui i nostri bimbi verranno battezzati e confermati nella loro fede: saranno olio ed acqua trasfigurati. La luce e lo spirito di Gesù raggiungono in questa Veglia il pane e il calice del vino e saranno pane e vino trasfigurati nel corpo e nel sangue del Signore, nutrimento di vita, di vita vera, buona e bella, per noi, suo popolo.
  1. Possa la nostra vita, quella di ciascuno di noi, aprirsi questa sera alla luce e alla brezza leggera della risurrezione. E il vento della risurrezione lavi i nostri volti spenti, le nostre parole stanche, i nostri pensieri vuoti, le nostre scelte opache. E sia contagio di vita vera, sia per ciascuno di noi anelito a stare sulla terra come sulla terra è stato lui, Gesù. Sia contagio di risurrezione. Sia vento che disperde le ceneri che ci soffocano e avviliscono. E la brace ritorni ad ardere. E che qualcuno ci torni sempre a raccontare la risurrezione. Con le parole di padre Turoldo:

    E voi che lo avete visto e creduto, correte,
    correte su tutte le strade, le piazze,
    a svelare il grande segreto di Dio.
    Andate a dire che la notte è passata,
    che tutto ha un senso,
    che il pianto è rugiada,
    che ogni stilla è una stella,
    andate a dire che le piaghe risanano.
    Andate a dire che il deserto fiorisce,
    che l’amore ha ormai vinto
    che la gioia non è un sogno,
    che la storia ha uno sbocco,
    andate a dire: liberate, lottate.
    Andate a dire che ogni impegno è un culto.
    Voi che avete intuito per grazia,
    continuate il cammino, correte,
    correte per tutta la terra
    a svelare il grande segreto di Dio.
    Andate a dire su tutte le piazze,
    di porta in porta,
    andate a dire gridando agli astri.
    Andate a dire che la gioia ha un volto,
    proprio quello sfigurato dalla morte,
    proprio quello trasfigurato della Pasqua.
    Oggi, proprio ora, qui!

    Che la brace torni ad ardere. E qualcuno torni sempre a raccontare. Che Gesù è risorto, veramente risorto.

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