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- Anche oggi è ancora Pasqua. Il mistero dell’Ascensione non aggiunge nulla a quello della Pasqua di Gesù; ma ci permette di approfondirne il significato, dal momento che Gesù risorto non significa solo un morto tornato in vita (come Lazzaro, come il figlio della vedova di Nain, come la figlia di Giairo), ma che è da pensare alla destra del Padre, portatore della sua stessa dignità (cfr. il segno della nube come nell’esodo, come nella trasfigurazione): il crocifisso, con i segni della passione, e non un puro spirito, ora abita la casa di Dio
- È però importante e affascinante celebrare questo mistero perchè ha delle conseguenze per noi più che per Gesù:
- con la risurrezione-ascensione di Gesù la nostra umanità è stata accolta nella stessa sfera di Dio; il baratro incolmabile è stato riempito, la montagna sacra non è più inviolata; alla destra di Dio c’è uno come noi, c’è una carne come la nostra (pensate al risorto che mangia il pesce arrostito)! Qui si fonda l’autentico materialismo, quello di chi sa apprezzare e valorizzare la concretezza di questa esistenza, di chi non sfugge dalle responsabilità della vita, ma lo fa capace di sollevare lo sguardo, di sentire che l’uomo non è fatto solo per le cose di questo mondo, che è destinato a qualcosa di ben più grande ed appagante; il materialismo cristiano è quello di chi sa che la nostra misera vita, complicata e bislacca è stata talmente apprezzata da Dio da volerne un pezzo al suo fianco, in attesa di donarci quei cieli nuovi e quella terra nuova che il Signore Gesù ci porterà il giorno del suo ritorno
- con l’ascensione di Gesù inizia per gli uomini il tempo dell’autonomia e della responsabilità; Gesù dimostra di essere un vero educatore, che non si vuole sostituire a noi, che accetta il rischio di affidare a noi la continuazione della sua opera; un mistero dedicato quindi a tutti i genitori, a tutti gli educatori, a tutti coloro che sono responsabili di qualche servizio, invitati a saper recidere il cordone ombelicale e a sapersi staccare dai propri figli (o dal proprio ruolo) accettando la possibilità di scelte diverse da quelle che avrebbero fatto loro; certo, autonomia non significa abbandono, ma compagnia dello Spirito Santo che Gesù annuncia nel momento in cui lascia i discepoli; una responsabilità che andrà accolta, riconosciuta come dignità. La dignità di essere Gesù, oggi. Da che Gesù è partito, lascia a noi il compito di renderlo presente, di rappresentarlo, rifiutando tutte le forme di fuga dal rischioso compito di vivere…
– lasciare che altri decidano per noi, delegando sistematicamente, ignorando la vita del mondo
– ricorrendo a maghi e cartomanti nell’illusoria e malsana speranza di conoscere o cambiare il corso della storia
– affidandosi a forme di religiosità che esaltano il miracoloso, lo straordinario e dimenticando le sobrie parole di Gesù circa il modo di riconoscerlo
l’ascensione non è la festa di visionari con la testa fra le nuvole, ma una festa a cui sono invitati quelli che hanno i piedi per terra, consapevoli della serietà della vita
- in questo giorno noi celebriamo l’inizio del tempo dell’assenza e quello della testimonianza; certo, con l’Ascensione i discepoli vivranno una struggente nostalgia per l’amico Gesù non più visibile accanto a loro, ma si tratterà di una nostalgia operosa abitata dalla certezza che Gesù è vivo;
il Vangelo si chiudeva con una stranezza: “tornarono a Gerusalemme con grande gioia”; Gesù se ne va e loro sono contenti; non è facile interpretare questo passaggio, ma mi piace immaginare che i discepoli si siano sentiti orgogliosi che, malgrado le loro fragilità, il Signore li abbia ritenuti all’altezza di una missione così grande, di ricevere da lui il testimone per continuare la corsa; dopo l’ascensione Gesù non sarà più visibile perchè è la Chiesa che si dovrà vedere e che dovrà prolungare nella storia lo stile di Gesù, la sua umanità; perchè – vale la pena di ricordarcelo – la Chiesa esiste non per conquistare il mondo o per costringere tutti a farsi cristiani o per essere maggioranza o per avere autorità sui potenti di questo mondo,…; la Chiesa ha come unico scopo quello di essere il prolungamento della umanità di Gesù nella storia, quello di far vedere fino a che punto è arrivato l’amore di Dio per le sue creature, quello di raccontare un modo di essere uomini e donne alternativo, diverso, fatto di condivisione e di misericordia, di tenerezza e di sorriso.
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