1° MOMENTO – PER INTRODURCI
CANTO INIZIALE
SALUTO
Cel. Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo
Tutti Amen
Cel. Il Signore che guida i nostri cuori nell’amore e nella pazienza di Cristo, sia con tutti voi
Tutti E con il tuo Spirito
INTRODUZIONE DEL TEMA
INVOCAZIONE ALLO SPIRITO
Con le parole di fr Charles
Lettore: Non posso concepire l’amore senza un bisogno imperioso di conformità, di rassomiglianza, e soprattutto di partecipazione a tutte le pene, a tutte le difficoltà, a tutte le durezze della vita.
Tutti: Cerca la gioia nel Signore, esaudirà i desideri del tuo cuore.
Lettore: Dobbiamo essere persone di desiderio e di preghiera… Non consideriamo nulla impossibile: Dio può tutto.
Tutti: Cerca la gioia nel Signore, esaudirà i desideri del tuo cuore.
Lettore: Vedere in ogni persona Gesù e agire di conseguenza: bontà, rispetto, amore, umiltà, mitezza.
Tutti: Cerca la gioia nel Signore, esaudirà i desideri del tuo cuore.
Lettore: Essere caritatevoli, miti, umili con tutti: è questo quello che abbiamo imparato da Gesù.
Tutti: Cerca la gioia nel Signore: esaudirà i desideri del tuo cuore.
2° MOMENTO – PER ADORARE
ESPOSIZIONE EUCARISTICA
CANTO DI ESPOSIZIONE
BREVE SILENZIO DI ADORAZIONE
3° MOMENTO – PER ASCOLTARE
Solitudini e legami
C’è una frase, tratta da una delle numerose lettere spedite alla cugina Marie de Bondy, che viene spesso citata e che raccoglie con poche parole tutto il programma di una vita:
Io voglio abituare tutti gli abitanti cristiani, musulmani, ebrei ed idolatri a considerarmi come loro fratello, il fratello universale. Essi cominciano a chiamare la casa “la Fraternità”, e ciò mi è dolce.
Ma quali passaggi porteranno fr. Charles a questa affermazione? I primi anni della sua vita sono segnati dalla perdita, ravvicinata, di entrambi i genitori. Charles viene affidato alla tutela del nonno materno e diventerà un bambino solitario, chiuso, angosciato. L’unico faro di quel tempo tenebroso è la dolce vicinanza della cugina Marie con cui instaura un fortissimo legame.
A quindici anni si dichiara ateo, legge molti classici e crescendo diventa famoso per le sue feste e per la sua capacità di sperperare la ricca rendita che la famiglia gli garantisce. La carriera militare, intrapresa sulle orme del nonno, riesce forse a garantirgli quel poco di disciplina che non lo fa deragliare del tutto.
Da letterato gaudente a soldato coraggioso
Quando Charles parte per l’Algeria si conferma refrattario agli ordini: il giovane e orgoglioso sottotenente preferisce lasciarsi mettere a riposo piuttosto che rinunciare alla sua libertà.
Ritiratosi di nuovo in Francia, chiede di essere poi riammesso in servizio quando il suo reggimento viene chiamato a intervenire in Tunisia.
È in questo momento che comincia ad aprirsi un nuovo capitolo dell’esistenza del visconte de Foucauld, che inverte decisamente il senso di marcia e, abbandonata ogni indolenza e disaffezione, comincia a mostrare il proprio spessore umano. Scrive il suo primo biografo:
In mezzo ai pericoli e alle privazioni delle carovane, il letterato gaudente si rivelò un soldato e un capo: sopportando allegramente le più dure prove, pagando sempre di persona e occupandosi con dedizione dei suoi uomini, suscitando l’ammirazione del reggimento.
Un uomo nuovo
Quando approda sulle coste africane l’inquietudine fa ancora parte di lui e si ha l’impressione che la sua più grande preoccupazione sia quella di riempire un vuoto, ma qualcosa è cambiato. Fino a questo momento, tutto quello che ha fatto, … rispondeva al desiderio disperato di cogliere l’attimo nel momento presente. Charles non si lega a nessuno, non si assume responsabilità e non sembra mai davvero preoccupato per il futuro.
Le terre sconosciute del Nord Africa e, in particolare, il deserto sembrano aprirgli il cuore, come un lampo che d’improvviso squarcia e illumina la notte: lo appassiona il pensiero di esplorare, conoscere, scoprire. È un primo passo, certamente, ma implica se non altro la necessità di prendere in considerazione l’esistenza di altri mondi, di altre culture, di un’altra umanità.
La sua volontà è quella di sempre, ostinata e indomita, e lascia l’esercito quando gli viene preclusa la possibilità di esplorare con la divisa indosso. È un uomo ancora solo ma con uno scopo. L’appellativo di “fratello universale” appare ancora a una distanza siderale.
Nei panni degli altri
Quando comincia a progettare la difficile esplorazione del Marocco, ermeticamente chiuso a ogni presenza di europei cristiani, Charles deve escogitare uno stratagemma che gli consenta non solo di entrare nel Paese, ma anche di attraversare in sicurezza (per quanto possibile) quelle regioni controllate dalle molte tribù locali. L’unico modo possibile si dimostra quello di farsi passare per un ebreo russo, categoria comunque disprezzata, ma se non altro tollerata più dei cristiani. È indossando letteralmente i panni di un altro e imparandone la lingua, le tradizioni e la religione, che inizia ad accorgersi del mondo intorno a sé.
Forse si potrebbe dire — e di certo questo è il pensiero che lui stesso farà molti anni dopo — che la grazia di Dio lo stia cercando per vie non convenzionali. Cosa ne sarebbe stato della vocazione di fratel Charles alla fraternità universale se non avesse vestito i panni di un rabbino ebreo, se non avesse studiato l’arabo e l’ebraico, se non avesse cominciato a leggere il Corano e a imprimere nella mente le prescrizioni ebraiche per essere accolto da ebreo tra altri ebrei?
E, in maniera speculare, cosa ne sarebbe stato della sua chiamata alla fraternità se non avesse sperimentato il disprezzo sociale di cui erano oggetto gli ebrei, frequentando le sinagoghe e le case delle comunità ebraiche del Marocco?
La sacra ospitalità ricevuta…
Durante l’anno di esplorazione del Marocco, Charles fa un’altra esperienza che si rivelerà fondamentale nel suo percorso di ricerca spirituale, prima, e nel delinearsi del suo progetto di vita religiosa poi: l’esperienza dell’ospitalità, così radicata nelle popolazioni del deserto e nelle religioni che discendono dal patriarca Abramo, l’amico di Dio, che accolse a Mamre gli inviati di Dio (cfr. Gen 18).
In Marocco Charles fece la dura esperienza di dover dipendere in tutto e per tutto dalla sua guida, l’ebreo Mardocheo, e da tutte le persone musulmane che, in modi e forme diverse, li accompagneranno e li accoglieranno e li proteggeranno, malgrado in alcune occasioni venisse scoperta la sua vera identità.
… e offerta
Il suo progetto di vita religiosa si trasforma con il passare degli anni e seguendo le intuizioni dello Spirito: all’inizio, fratel Charles dà assoluta preminenza alla vita solitaria, immersa nell’adorazione eucaristica e nella meditazione del Vangelo.
Questo però accade soprattutto negli anni di vita in Terra Santa, trascorsi all’ombra dei monasteri delle Clarisse, prima a Nazareth e poi a Gerusalemme. Tutto cambia quando si stabilisce in Algeria: nonostante la precisione con cui organizza gli spazi del suo eremo e gli orari della sua giornata, la gente comincia a bussare alla sua porta, sempre più insistentemente. Nel 1902, a Béni-Abbès, scrive:
Comprendo, per la prima volta, i lamenti di san Gregorio Magno che rimpiange il silenzio e la calma del chiostro… Pur volendo unicamente ciò che vuole Gesù, io penso nel vedermi che parlo e faccio ministero senza uscire dalla clausura; però gli ospiti, poveri, schiavi, visitatori, non mi lasciano un momento; sono io solo per tutti gli uffici del convento; da quando la piccola casa per gli ospiti è stata terminata, tutti i giorni ospiti a cena, a dormire, a colazione; non è mai stata vuota; ce ne sono stati fino a undici, una notte, senza contare un vecchio infermo che vi risiede stabilmente; ho dalle sessanta alle cento visite al giorno, molto spesso se non sempre.
Sedotto e sconvolto dall’islam
Difficile a credersi ma queste parole — «Sedotto e sconvolto dall’Islam» — sono proprio sue, quando scrive all’amico Henry de Castries, l’indomani della sua ordinazione sacerdotale. Sono parole forti, che confida soltanto a lui, in maniera del tutto riservata, perché sa di non essere frainteso. Anche de Castries, infatti, aveva sperimentato il fascino della fede islamica, arrivando sul punto di convertirsi. I due amici si scrivono, si confrontano, sanno di trovare vicendevole comprensione, senza timore di dare scandalo. Charles confessa:
Sì, ha ragione, l’Islam ha prodotto in me un profondo sconvolgimento… la vista di questa fede, di queste anime che vivono nella continua presenza di Dio, m’ha fatto intravedere qualcosa di più grande e di più vero delle occupazioni mondane… Mi sono messo a studiare l’Islam poi la Bibbia, e mentre la grazia di Dio agiva, la fede della mia infanzia si è trovata confermata e rinnovata…
Di nuovo è l’esperienza fatta in Marocco ad aver posto i semi dei successivi passi, anche in tema di conversione personale e di offerta di sé per i fratelli musulmani. Sulle strade del Marocco ha camminato un uomo senza fede e senza preghiera, se non quella del suo travestimento da ebreo o quella scrutata di sottecchi nei musulmani che ha incontrato. Ed è proprio l’incontro con la fede dei musulmani a provocare in lui dei provvidenziali rivolgimenti: la grazia di Dio si serve dell’islam per arrivare al cuore indurito del giovane esploratore.
Convertirsi per convertire
Fratel Charles torna alla religione del suo battesimo grazie alla fede degli ebrei e dei musulmani che incontra. Legge il Corano prima della Bibbia. Incontra Dio, il più grande (allahu akbar) e solo in un secondo tempo, grazie a un pellegrinaggio in Terra Santa, compiuto in obbedienza al suo padre spirituale, incontra Gesù, il Dio fatto uomo, che ha preso l’ultimo posto per raccogliere tutta l’umanità povera e sofferente.
Quando parte per il Sahara è certamente condizionato da una certa retorica nazionalista di stampo coloniale: francese, cristiano, cattolico, colto e preparato… ci sono tutti gli ingredienti perché possa considerarsi uno di quei missionari che portano civiltà e vera dottrina alle popolazioni senza fede né cultura dell’Africa.
Ma anche su questo aspetto, fratel Charles si lascia condurre dall’opera dello Spirito e poiché desidera assumere sempre l’ultimo posto, a imitazione di Gesù, entra in relazione con i suoi vicini da fratello minore, da amico, e impara ad amarli e a rispettarli nella loro identità, così come sono. Viene respinto e accolto, derubato e guarito. Ma, alla fine, deve concludere che non è davvero la conversione dei musulmani ciò che lo ha condotto nel deserto:
Ahimè, per dire cose valide sui musulmani, bisognerebbe averne convertito qualcuno, ed io non l’ho fatto… per convertirli ciò che è necessario è convertire se stessi ed essere santi.
L’apostolato della conoscenza
Charles si rende conto che per annunciare il Vangelo è necessario conoscere l’altro e rispettarlo profondamente, in tutte le pieghe della sua diversità. Capisce che a lui spetta dissodare il terreno in vista di altri evangelizzatori: è Ia parte più difficile, perché costringe a uscire da ogni schema predeterminato e a diventare in quale modo “ostaggio” dell’altro, appassionarsi all’altro nella sua identità, nella sua storia e cultura, nella sua visione del mondo.
Difficile immaginare la trasformazione interiore che ha portato il patriottico militare ed esploratore a diventare il fratello universale, il fratello di tutti. Una trasformazione lenta, dolcemente sospinta dalla mano dei tuareg che gli hanno salvato la vita nel momento dell’estrema debolezza.
Nell’ultima fase della sua vita, Charles giunge alla conclusione che «il bene si fa lentamente e con poco rumore, ma con perseveranza». Pochi giorni dopo aver scritto queste parole, solo, sfinito per la fame, al punto da sentire vicina la morte, gli amici tuareg vanno in suo soccorso e, in un momento di tremenda carestia, vanno in cerca di capre che abbiano un po’ di latte in un raggio di quattro chilometri. E gli salvano la vita. Evangelizzare è ricevere la vita, ancora prima di darla.
Per una nuova fraternità
La testimonianza nascosta di fratel Charles ha portato molto frutto, soprattutto dopo la sua morte, avvenuta nella totale solitudine e senza che il suo desiderio di fraternità si fosse realizzato anche nella forma di fratelli e sorelle nella medesima vocazione. Aveva desiderato tanto un compagno con cui condividere il silenzio della preghiera e l’operosità della carità, ma nessuno lo aveva raggiunto e quelli che avevano provato non avevano resistito che poche settimane.
Oggi la testimonianza di fratel Charles mostra di nuovo tutta la sua freschezza e profondità, nel momento in cui da più parti si invoca una nuova fraternità, capace di sanare le tante ferite del mondo, a tutti i livelli. E non è un caso che papa Francesco faccia spesso riferimento al piccolo fratello del Sahara come a un esempio da seguire e imitare:
Egli [Charles de Foucauld] andò orientando il suo ideale di una dedizione totale a Dio verso un’identificazione con gli ultimi, abbandonati nel profondo del deserto africano. In quel contesto esprimeva la sua aspirazione a sentire qualunque essere umano come un fratello, e chiedeva a un amico: «Pregate Iddio affinché io sia davvero il fratello di tutte le anime di questo paese». Voleva essere, in definitiva, «il fratello universale». Ma solo identificandosi con gli ultimi arrivò ad essere fratello di tutti. Che Dio ispiri questo ideale in ognuno di noi. Amen. (FT 287)
4° MOMENTO – PER PREGARE INSIEME
(Preghiamo tutti assieme con le parole di fr Charles)
Padre mio,
io mi abbandono a te,
fa’ di me ciò che ti piace;
qualunque cosa tu faccia di me, ti ringrazio.
Sono pronto a tutto, accetto tutto,
purché la tua volontà si compia in me
e in tutte le tue creature;
non desidero niente altro, mio Dio.
Rimetto la mia anima nelle tue mani;
te la dono, mio Dio,
con tutto l’amore del mio cuore,
perché ti amo.
Ed è per me una esigenza d’amore il donarmi,
il rimettermi nelle tue mani senza misura,
con una confidenza infinita,
poiché tu sei il Padre mio.
Cel. Introduce il Padre nostro
T. Padre Nostro
COMUNIONE
BENEDIZIONE
Cel. Preghiamo
O Dio, che in questo sacramento della nostra redenzione
Ci comunichi la dolcezza del tuo amore,
ravviva in noi l’ardente desiderio
di partecipare al convito eterno del tuo regno.
Per Cristo nostro Signore.
Tutti Amen
Cel. Il Signore sia con voi
Tutti E con il tuo Spirito. Kyrie eleison (3v)
Cel. Diamo lode al Signore
Tutti Rendiamo grazie a Dio
CANTO DI BENEDIZIONE
Cel. Vi benedica Dio onnipotente, Padre e Figlio e Spirito Santo.
Tutti Amen
CANTO FINALE
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