Assunzione di Maria

La festa parla di “assunzione”, ma – ce lo spiega la seconda lettura – il mistero è quello della Risurrezione di Gesù ...

  1. La festa parla di “assunzione”, ma – ce lo spiega la seconda lettura – il mistero è quello della Risurrezione di Gesù che diventa il destino di tutti noi, a partire da colei che gli è stata vicina (anima e corpo) dal concepimento, fino al momento della sepoltura. E come nel racconto della Resurrezione di Gesù nessuno ha visto niente, anche questo mistero della vita di Maria è avvolto nel silenzio. Le stesse Scritture Sacre non raccontano nulla dell’Assunzione di Maria al cielo: certo, i pittori si sono sbizzarriti nel cercare di descriverla con nugoli di angeli, con tripudi di nubi e di stelle, … col rischio di non farcela sentire come cosa che riguarda anche noi, la nostra vita di tutti i giorni, destinata – come quella di Maria – ad essere trasfigurata dopo una morte comune a tutti.
  1. E allora andiamole a riascoltare le Scritture che parlano di storie di donne. La prima di loro è quella dell’Apocalisse che ci ricorda la storia di tante donne, la storia anche di Maria che ha visto la sua creatura insidiata quando era ancora un cucciolo d’uomo e poi insidiata sul legno della croce. “Ma il suo figlio” è scritto “fu rapito verso Dio e verso il suo trono e la donna invece fuggì nel deserto dove Dio le aveva preparato un rifugio”. Immagini per parlare anche dell’evento dell’Assunzione.
  1. Ma di donne, di donne incinte, si parla anche nel Vangelo di Luca, due cugine in attesa. Nessuna delle due che ascende i cieli. La più giovane, quella di Nazaret, sale sì, ma verso la regione montuosa, verso una città di Giuda a far visita alla cugina inaspettatamente in attesa di una vita nuova. Si incontrarono sull’uscio di casa. E la più anziana a dire alla più giovane: “Ecco, appena il tuo saluto …”. Ma poi toccò alla più giovane leggere la sua storia e quella del suo popolo e la storia del mondo, a partire da quello che era avvenuto nel suo grembo e in quello della cugina. Chi legge il Magnificat, il canto dell’uscio, fa giustizia di tante immagini slavate di Maria che la vedono come arresa, quasi spenta, ristretta in un piccolo orizzonte. Quel canto invece parla della storia del suo popolo a dimostrazione di una donna capace di sentirsi dentro una storia più grande e di leggerla con sguardo sapiente.
  1. Maria, partendo da ciò che le era accaduto, aveva conosciuto un Dio che aveva guardato alla bassezza di una povera ragazza. E da lì traeva parole di una forza e di un entusiasmo inimmaginabili, parole che non addormentano la coscienza ma che la rendono vigile, parole che accendono i sogni, parole che ci fanno chiedere come può essere accaduto che l’aldilà per troppi secoli sia stato venduto ai cristiani come oppio che assopisce e non invece come forza che accende gli occhi. Certi, come Maria, che il Dio in cui crediamo “rovescia i potenti e innalza gli umili”. Ultimo innalzamento dell’Assunzione.
  1. Non ci capiti mai così di pensare ad un cristianesimo disincarnato, tutto spirituale e poco attento alle condizioni concrete della vita delle persone. Specie dei più poveri ed esclusi. Quelli di cui canta Maria nel Magnificat. Se c’era una donna impregnata di Spirito Santo era proprio lei. Ma essere impregnati di Spirito Santo significa avvertire più che mai urgente il sogno di Dio per un mondo a testa in giù. Già, perché il Dio che Maria conobbe nella sua vita è un Dio che ascolta il grido del povero. Un Dio che non è insensibile alle invocazioni di chi è malmenato dai più forti. Per questo, celebrare l’Assunzione al cielo di Maria, pregare con Maria e come Maria, vuol dire anche farsi carico di questa umanità sofferente che grida giustizia.

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