XI Domenica dopo Pentecoste

È Elia la nuova figura dell’AT che ci viene proposta dalla prima lettura di questa domenica. Figura straordinaria e contraddittoria. ...

  1. È Elia la nuova figura dell’AT che ci viene proposta dalla prima lettura di questa domenica. Figura straordinaria e contraddittoria. Per l’antico Israele Elia rappresenta il capostipite della profezia. Mosè la Legge. Elia i profeti (ricordate chi appare sul monte della Trasfigurazione…). Ecco riassunta la storia dell’antico Israele che doveva preparare la venuta al Figlio di Dio che entrava nella storia. Figura eccezionale, ma anche contraddittoria, ambigua: era arrivato al monte di Dio (il Sinai, l’Horeb) dove Mosè aveva ricevuto la Legge, ma ci era arrivato in un momento di disperazione. Scappava da una regina pagana di nome Gezabele che lo cercava a morte dal momento che Elia aveva sgozzato 450 profeti legati alle divinità di quella regina del sud del Libano. A dire che anche i più grandi profeti a volte scambiano la purezza della fede con l’intolleranza religiosa, una intolleranza che può giungere ad episodi di sopraffazione e di violenza. 
  1. Ebbene, all’Elia violento e perseguitato, intollerante e angosciato per il futuro della sua missione, è concesso di spiare il passaggio di Dio. E lui, profeta minaccioso, deve scoprire che Dio non si rende presente nei segni forti del vento impetuoso e gagliardo che spezza le rocce o nel terremoto che squarcia la terra o nel fuoco che la divora. “Dopo il fuoco ci fu il sussurro di una brezza leggera”. Ecco che cosa doveva capire Elia: che non si può servire il Dio della discrezione e del silenzio, il Dio della mitezza e della discrezione, … assumendo lo stile del condottiero e del combattente. 
  1. Anche Paolo dovette fare la sua bella fatica a comprenderlo, lui il violento persecutore che pensava di dovere difendere i diritti di Dio estirpando gli errori di quella setta che si stava pericolosamente diffondendo e che erano i cristiani. Una volta convertito, anche lui dovette scoprire che il Dio del sussurro di brezza leggera non ha bisogno di eventi straordinari, di segni di potenza, ma che addirittura agisce attraverso uomini feriti ed imperfetti. Non sappiamo che cosa fosse quella “spina nella carne” che Paolo chiederà al Signore di togliergli: un difetto del carattere che lo portava a rompere i rapporti con quelli che lo ostacolavano? Una malattia invalidante che lo costringeva a cambiare i suoi progetti di missionario appassionato? Non lo sappiamo, ma sappiamo che anche un personaggio geniale come lui dovette comprendere che il Dio di Gesù Cristo dà il meglio di sé non quando i suoi fedeli sono forti, santi ed efficienti, ma quando sono deboli, quando grazie alla loro fragilità devono tenere le orecchie basse e non si possono permettere di assumere atteggiamenti di superbia.
  2. Un cammino arduo anche per noi, chiesa di oggi, frustrati per la diminuzione della pratica religiosa, per il crollo delle vocazioni, per l’invecchiamento delle nostre parrocchie. A noi, che un po’ vogliamo continuare la missione di Elia e di Paolo, il Signore torna a giocare a carte scoperte e mi pare voglia dirci: “non illudetevi, non vi ho mai promesso vita facile; io stesso, lo sapete bene, non sono morto di raffreddore nel mio letto; vi mando come pecore in mezzo ai lupi, dunque: scaltrezza, intelligenza, prudenza, … ma anche candore, onestà, trasparenza… e mi raccomando, anche se sarete come agnelli in mezzo ai lupi, rimanete agnelli, non diventate lupi, mantenete uno stile sobrio, semplice e mite; nella società dell’ingordigia mostrate la logica della gratuità, nella società dell’ostentazione sappiate chinarvi sulle piccole cose… e vedrete che, sia pure in parte, si realizzerà il sogno di Dio sulla terra”.

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